VITTORIO AMADEO CIGNA-SANTI / WOLFGANG AMADEUS MOZART

Mitridate, Rè di Ponto

ATTO II



Scena I

Appartamenti.

Recitativo

Ismene
Questo è l'amor, Farnace, questa è la fè che mi giurasti? E quando varco provincie e regni, e al mar m'affido sol per unirmi teco, di conoscermi appena tu mostri, ingrato, ed io schernita amante ti trovo adorator d'altro sembiante?

Farnace
Che vuoi, ch'io dica, o Principessa? È vero che un tempo t'adorai. Da te lontano venne l'ardor scemando a poco a poco, si estinse alfin, e a un nuovo amor diè loco.

Ismene
Anch'io da te lontana vissi finora, e pur...

Farnace

Questi d'amore sono i soliti scherzi, e tu più saggia, senza dolerti tanto de'tradimenti miei, sprezzami infido e consolarti dei.

Ismene
Inver deve assai poco la perdita costar d'un simil bene: ma nata al soglio Ismene deve un altro dovere aver presente. Non basta alle mie pari chi le disprezza il disprezzar. Richede o riparo o vendetta quell'oltraggio ch'io soffro, e a Mitridate saprò chiederla io stessa.

Farnace
Ad iritarlo contro un figlio abborrito poca fatica hai da durar: ma tanto non sperar, no che possa il suo rigore da nuova vita ad un estinto amore.

No. 11 Aria

Va, l'eror mio palesa,
e la mia pena affretta,
ma cara la vendetta,
forse ti costerà.
Quando si lieve offesa
punita in me vedrai
tu stessa accuserai
di troppa crudeltà.
[parte]

Scena II

Recitativo

Ismene
Perfido, ascolta... Ah Mitridate!

Mitridate
In volto abbastanza io ti leggo, o Principessa, ciò che vuoi dir, ciò che tu brami. Avrai di Farnace vendetta. Egli del pari te offende e il genitor. Solo una prova mi basta ancor de'suoi delittim e poi decisa è la sua sorte, nè esser figlio il salverà da morte.

Ismene Parli di morte? Ah Sire.

Mitridate
Vanne, e comincia a scordarti di lui. Più degno sposo forse in Sifare avrai.

Ismene

Ma quello non sarà , che tanto amai.

[si ritira]

Scena III

Aspasia
Eccomi a' cenni tuoi.

Mitridate

Diletta Aspasia, le sventure maggiori saran dolci per me, se pur sventura per te non fosse il mio ritorno. Assai mi son teco spiegato, e il pegno illustre che porti di mia fè, quanto mi devi ti rammenta abbastanza. Oggi nel tempio anche la tua mi si assicuri: Altrove la mia gloria ne chiama, ed io ritorno farò teco alle navi al nuovo giorno.

Aspasia
Signor, tutto tu puoi: chi mi diè vita del tuo voler schiava mi rese, e sia sol l'ubbidirti la risposta mia.

Mitridate
Di vittima costretta in guisa adunque meco all'ara verrai. Barbara, intendo: Tu sdegni un infelice. Più che non credi io ti comprendo, e vedo che il ver pur troppo a me fu detto. Un figlio qui ti seduce e tu l'ascolti, ingrata. Ma di quel pianto infido poco ei godrà. Custodi. Sifare a me.

[escono due guardie, ebe ricevuto l'ordine si ritirano]

Aspasia
che far pretendi? Ah Sire. Sifare...

Mitridate
Il so, m'è fido e forse meno arrossirai. se d'un malnato affetto potesse un figlio tal esser l' ogetto. Ma che tenti Farnace sin ripirmi la sposa, e che tu adori un empio ed un audace, che privo di virtù, senza rossore...(a Sifare, che giunge] Vieni, o figlio, è tradito il genitore.

Scena IV

Aspasia
Respiro, o Dei!-

Sifare
Signor, che avvenne?

Mitridate
Amante è il tuo german d'Aspasia , essa di lui. Tu la cui fè non scuote d'un german d'una madre il vile esempio, dalle trame d'un empio libera Mitridate, a quest'ingrata rammenta il suo dover, dille che tema d'irritar l'ire mie, che amor sprezzato può diventar furore in un momento, e che tardo sarebbe il pentimento.

No. 12 Aria

[a Sifare]
Tu, che fedel mi sei,
serbami, oh Dio! quel core:
[a Aspasia]
Tu, ingrata, i sdegni miei
lascia di cimentar.
[parte]

Scena V

Recitativo

Sifare
Che dirò? Che ascoltai? Numi! e fia vero, che sia di tanto sdegno sol Farnace cagion, perchè a te caro?

Aspasia
A me caro Farnace? A Mitridate, che del mio cor non penetrò l'arcano, perdon un tal sospetto, non a Sifare, no.

Sifare
Or qual è mai il rival fortunato?

Aspasia
Ancor nol sai? Dubiti ancor? Dì, chi pregai poc'anzi. Perchè mi fosse scudo contro un'ingiusta forza? E chi finora senza movermi asdegno di parlarmi d'amor, dimmi fu degno?

Sifare
Che intendo! Io dunque sono l'avventuroso reo?

Aspasia
Pur troppo, o Prence , mi seducesti, e mio malgrado ancora sento, che questo cor sempre t'adora. Da una legge tiranna costretta io tel celai, ma alfine.... Oh Dei! Che reca Arbate?

Scena VI

Arbate
Alla tua fede il padre, Sifare, applaude, e trattenendo il colpo che Farnace opprimea, nel campo etrambi chiama i figli ed Aspasia. Anche Ismene presente, spettatrice non vana a quel ch'io credo, si brama al gran congresso; il cenno è questo: recato io l'ho: da voi s'adempia il resto.

[parte]

Scena VII

Aspasia
Oh giorno di dolore!

Sifare
Oh momento fatale, che mi fa de'viventi il più felice, e'l più misero ancor? Che non tacesti, adorata Regina? Io t'avrei forse con più costanza in braccio mirata al genitor.

Aspasia
Deh non cerchiamo d'indebolirici inutilmente. Io tutto ciò, che m'impone il mio dover comprendo, ma di tua fede anche una prova attendo.

Sifare
Che puoi bramar?

Aspasia
Dagli occhi miei t'invola, non vedermi mai più.

Sifare
Crudel commando!

Aspasia
Neccesario però. troppo m'è nota la debolezza mia; forse maggiore di lei non è la mia virtù: potrebbe nel vederti talor fuggir dal seno un indegno sospiro, e l'alma poi verso l'unico e solo suo ben, da cui la vuol divisa il cielo, prender cosi furtivamente il volo. Misera qual orrore sarebbe il mio! Quale rimorso! E come potrei lavar macchia sì rea giammai se non col sangue mio! Deh se fu pura la fiamma tua, da un tal cimento, o caro, libera la mia gloria. Il duro passo ti costa, il so, ma questo passo, oh quanto anche a me costerà d'affanno e pianto!

Recitativo accompagnato

Sifare
Non più, regina, oh Dio! non più. Se vuoi Sifare ubbidiente, a questo segno tenera tanto ah non mostrarti a lui. Delle sventure altrui, del tuo cordoglio l'empia cagione io fui svelandoti il mio cor, portando al soglio del caro genitore l'insana smania d'un ingiusto amore. Ah perchè sul mio labbro, o sommi Dei, con fulmine improvviso annientar non sapeste i detti miei! Innocente morrei...

Aspasia
Sifare, e dove impeto sconsigliato ti trasporta? Che di più vuoi da me? Ritorna, oh Dio! alla ragion, se pur non mi vuoi morta.

Sifare
Ah no; perdon, errai. Ti lascio in seno all'inocenza tua. Da te m'involo, perchè tu vuoi così, perchè lo chiede la fede, il dover mio, la pace del tuo cor... Aspasia, addio.

No. 13 Aria

Lungi da te mio bene
se vuoi, ch'io porti il piede,
non rammentar le pene
che provi, o cara, in te.
Parto, mia bella , addio,
che se con te più resto
ogni dovere obblio
mi scordo ancor di me.
[si ritira]

Scena VIII

Recitativo accompagnato

Aspasia
Grazie ai Numi partì. Ma tu qual resti, sventurato mio cor! Ah giacchè fosti di pronunziar capace la sentenza crudel, siegui l'impresa, che ti dettò virtù. Scorda un oggetto per te fatal, rifletti alla tua gloria e assicura cosi la tua vittoria. Ingannata ch'io son! Tentar lo posso e tenterò poichè 'l prescrive, ahi lassa tanto giusto il dover, quanto inumano;ma lo sperar di conseguirlo è vano.

No. 14 Aria

Nel grave tormento,
che il seno m'opprime,
mancare già sento
la pace del cor.
Al fiero contrasto
resister non basto;
e strazia quest'alma
dovere ed amor.

Scena IX

Campo di Mitridate.Alla destra del teatro e sul davanti gran padiglione reale con sedili. Indietro folta selva ad esercito schierato ecc. Mitridate, Ismene ed Arbate, guardie reali vicino al padiglione, e soldati parti in faccia al medesimo.

Recitativo

Mitridate
Qui, dove la vendetta si prepara dell'Asia, o Principessa, meco seder ti piaccia.

[siedono Mitridate ed Ismene]

Ismene
A' cenni tuoi pronta ubbidisco. Ma Farnace?

Mitridate
Ancora, mercè di tue preghiere, pende indeciso il suo destino. Al cielo piacesse almen, ch'oltre un rivale in lui non trovassi un traditor!

Ismene
Che dici!

Mitridate
Forse pur troppo il ver. De' miei nemici ei mendica il favore per quel che intendo, ed ha Romano il cuore.

Ismene
Che possa, oh dei! Farnace d'attentato sì vil esser capace?

Mitridate

Tosto lo scorgerò. Vengano Arbate, i figli a me.

Scena X

Mitridate
Sedete, o Prenci, e m'ascoltate. [siedono Sifare e Farnace]

E troppo noto a voi Mitridate, per creder, ch'egli possa in ozio vile passar più giorni ed aspettar, che venga qui di nuovo a cercarlo il ferro ostile. Il terribile acciaro, riprendo, o figli.

E da quest'erme arene cinto d'armi, e di gloria l'onor m'affretto a vendicar del soglio, ma non già su Pompeo, sul Campidoglio.

Sifare
Sul Campidoglio?

Farnace
- Oh van consiglio!-

Mitridate
Ah forse cinta da inaccessibili difese Roma credete, o vi spaventa il lungo disastroso sentiero? All'Asia non manchi un Mitridate, ed essa il trovi, Farnace, in te. Sposo ad Ismene i regni difendi, e i doni suoi: passa l'Eufrate, combatti, e la sua sette colli ov'io eretto avrò felicemente il trono di tue vittorie a me poi giunga il suono.

Farnace
Ahi qual nemico nume si forsennata impresa può dettarti , o Signor?Ma quanta de'tuoi regni parte illesa riman! Questa piuttosto sia tua cura a serbar. Se t'allontani , chi fido resterà? Chi m'assicura del volubile Parto e come...

Sifare
È giusto che là donde le offese vengono a noi, della vendetta il peso vada a cader. Solo ti piaccia a men canuta etade affidarne la cura, e mentre in Asia la viltà di Farnace ti costringe a restar, cedi l'onore di trionfar sul tebro al mio valore.

Farnace
Vana speranza.A Roma siamo indarno nemici. Al tempo, o padre, con prudenza si serva, e se ti piace, si accetti, il dirò pur, l'offerta pace.

Mitridate

- Brami, Ismene di più? L'empio già quasi da se stesso si scopre.- E chi di questa è il lieto apportator?

Scena XI

Marzio
Signor , son io.

Mitridate
Cieli! Un Roman nel campo? [si alza impetuosamene dal sedere, e seco si alzano tutti]

Sifare
Ei con Farnace venne in Ninfea.

Mitridate
Ed io l'ignoro!

Arbate, si disarmi Farnace, e nel profondo della torre maggior, la pena attenda, dovuta a'suoi delitti.

[Arbate si fa consegnare la spada di Farnace]

Marzio
Almen...

Mitridate
Non odio chi un figlio mi sedusse. Onde venisti, temerario, ritorna. Il tuo supplicio sopendo sol, perchè narrar tu possa ciò che udisti e vedesti alla tua Roma.

Marzio
Io partirò; ma tuo malgrado in breve colei, che sordo sprezzi e m'invia, ritroverà di farsi udir la via. [parte]

Scena XII

Mitridate
Inclita Ismene, oh quanto arrossisco per te!

Ismene
Lascia il rossore a chi nel concepir sì reo disegno d'un tanto genitor si rese indegno.

No. 15 Aria

Ismene
So quanto a te dispiace
l'error d'un figlio ingrato:
ma pensa alla tua pace,
questa tu dei serbar.
Spettacolo novello
non è, se un arboscello
dal trono donde è nato
si vede tralignar.
[parte seguita da'suoi Parti]

Scena XIII

Recitativo

Farnace
Ah, giacchè son tradito, tutto si sveli omai. Per quel sembiante che fa purtroppo il mio maggior delitto ad oltraggiarti , o padre, sappi, che non fui solo. È a te rivale Sifare ancor, ma più fatal; che dove ripulse io sol trovai, sprezzi e rigore, e di me più gradito ottenne amore.

No.16 Aria

Farnace [a Mitridate]
Son reo; l'error confesso;
e degno del tuo sdegno
non chiedo a te pietà.
Ma reo di me peggiore
il tuo rivale è questo.
[accennando Sifare]
Che meritò l'amore
dalla fatal beltà.
Nel mio dolor funesto
gemere ancor tu dei;
ridere a danni miei
Sifare non potrà.
[parte dondotto via da Arbace e dalle guardie reali]

Scena XIVI

Recitativo

Sifare
E crerderai, Signor...

Mitridate
Saprò fra poco, quanto creder degg'io. Collà in disparte ad Aspasia, che viene, celati e taci. Violato il cenno, ambi vi renderà a degni di morte. Udisti?

Sifare
Udii. - Deh non tradirmi, o sorte.- [si nasconde dietro al padiglione).

Mitridate
Ecco, lìngrata. Ah seco l'arte s'adopri, e dal suo labbro il vero con l'inganno si tragga. Alfin, Regina, torno in me stesso, e con rossor ravviso, che il volerti mia sposa al mio stato, ed al tuo troppo disdice. Grave d'anni, infelice, fuggitivo e rammingo io più non sono che un ogetto funesto, e tu saresti, congiunta a Mitridate, sventurata per sempre. Ingiusto meno egli sia teco, e quando guerra e morte parte a cercar, con miglior consiglio per isposo ad Aspasia offra un suo figlio.

Sifare
- Che intesi!-

Aspasia
- Oh ciel!-

Mitridate
Non è Farnace: Invano vorresti unirti a quell'indegno e questa destra, che tanto amai per mio tormento, solo a Sifare io cedo.

Sifare
- Oh tradimento!-

Aspasia
Eh lascia di più affliggermi, o Sire. A Mitridate so, che fui destinata, e so ch'entrambi siamo in questo momento all'ara attesi. Vieni.

Mitridate
Lo veggo. Aspasia: a mio dispetto vuoi serbar per Farnace tutti gli affetti del cuore ingrato. E già l'odio, il disprezzo passò dal padre al figlio sventurato.

Aspasia
Io sprezzarlo , oh Signor?

Mitridate
Più non m'oppongo. La vergognosa fiamma siegui a nutrir; e mentre illustre morte in qualche del mondo angolo estremo vo' col figlio a cercar, col tuo Farnace tu qui servi ai Romani. Andiamo , io voglio di tanti tuoi rifiuti vendicarmi sul campo con darti io stesso in braccio a un vil ribelle.

Sifare
- Ah, seguisse a tacer, barbare stelle!-

Aspasia
Pria morirò.

Mitridate
Tu fingi invano.

Aspasia
Io, Sire? Mal mi conosci e poichè alfin non credo , che ingannarmi tu voglia...

Sifare
- Oh incauta!-

Aspasia
Apprendi, che per Farnace mai non s'accese il mio cor, che prima ancora di meritar l 'onor d'un regio sguardo quel tuo figlio fedel, quello che tanto perchè simile al padre, e a te diletto...

Marzio
L'amasti? Ed ei t'amava?

Aspasia
Ah fu l'affetto reciproco, o Signor... Ma che? Nel volto ti cangi di color?

Mitridate
Sifare

Aspasia
- Oh Dio! Sifare è qui? -

Sifare

[facendosi avanti]

Tutto è perduto.

Aspasia

[a Mitridate]

Io dunque fu tradita, o crudel?

Mitridate
Io solo son finora il tradito. Voi nella reggia, indegni, fra breve attendo. Ivi la mia vendetta render pria di partir saprò famosa colla strage de'figli e della sposa.

No. 17 Aria

Già pietà mi spoglio
anime ingrate, il seno:
per voi già sciolgo il freno,
perfidi al mio furor.
Padre ed amante offeso
voglio vendetta, e voglio
che opprima entrambi il peso
del giusto mio rigor.
[parte]

Scena XV

Recitativo

Aspasia
Sifare, per pietà stringi l'acciaro, e in me de' mali tuoi punisci di tua man la rea sorgente.

Sifare
Che dici, anima mia? N'e reo quel fato, che ingiusto mi presegue. Egli m'ha posto in ira al padre, ei mio rival lo rese, ed or l'indegna via di penetrar nell'altrui cor gli apprese.

Aspasia
Ah se innocente, o caro, mi ti mostra il tuo amor, non lascia almeno d'esser meco pietoso. Eccoti il petto, ferisci omai. Di Mitridate , oh Dio, si prevenga il furor.

Sifare
Col sangue mio, sol che Aspasia lo voglia, tutto si sazierà. Ah mia Regina, sappiti consigliare: a compiacerlo renditi pronta, o almen ti fingi: alfine pensa, ch'egli m'è padre; a lui giurando eterna fede ascendi il trono, e lascia che nella sorte sua barbara tanto sifare non ti costi altro che pianto.

Recitativo accompagnato

Aspasia
Io sposa di quel mostro, in cui spietato amore ci divide per sempre?

Sifare
E pur poch'anzi non parlavi così.

Aspasia
Tutta non m'era la sua barbaria ancor ben nota. Or come un tale sposo all'ara potrei seguir: Come accopiar la destra a una destra potrei tutta fumante del sangue, aimè, del trucidato amante? No, Sifare, perdona, io più nol posso e invan mel chiedi.

Sifare
E vuoi...

Aspasia
Sì, precederti a Dite. A me non manca per valicar quel passo e coraggio, ed ardir; ma non l'avrei per mirar del mio ben le angoscie estreme.

Sifare
No, mio bel cor, noi moriremo insieme.

No. 18 Duetto

Sifare
Se viver non degg'io,
se tu morir pur dei,
lascia, bell'idol mio,
ch'io mora almen con te.

Aspasia
Con questi accenti, oh Dio!
cresci gli affanni miei,
troppo tu vuoi, ben mio,
troppo tu chiedi a me.

Sifare
Dunque....

Aspasia
Deh taci.

Sifare
Oh Dei!

Aspasia, Sifare
Ah, che tu sol tu sei.
Che mi dividi il cor.
Barbare stelle ingrate,
ah, m'uccidesse adesso
l'eccesso del dolor!



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Monday, 08-Dec-2003 21:36:09 PST