Arbate
Vieni, Signor. Più che le mie parole l'omaggio delle schiere,
del popolo il concorso,
e la dipinta sul volto di ciascun gioia sincera abbastanza ti spiega in
questo giorno
quanto esulti Ninfea nel tuo ritorno.
Sifare
Questi di vostra fede contrassegni gradisco. Altri maggiori però
ne attesi, e non
dovea ricetto qui Farnace trovar.
Arbate
Del regno adunque può già la gelosia render nemico Sifare del
german?
Sifare
La bella Greca che del gran Mitridate gli affetti meritò, di
questo seno fu pur anche
la fiamma, ed è la prima cagion, benchè innocente delle gare
fraterne.
Arbate
Oh quanto ti precorse colle brame e coi voti il dolente suo cor!
Sifare
Se il ver mi narri, molto a sperar mi resta, e tutto io spero, se di
Roma fra il servo
e fra'l nemico osa Arbate appigliarsi al partito miglior.
Arbate
Se l'oso! E puoi dubitarne , o Signor? Quel zelo istesso, che al
tuo gran genitore mi
strinse, in tuo favore qui tutto impegno, e tu vedrai Farnace, mercè
del mio valor, della
mia fede, girne altrove a cercar e sposa e sede.
Aspasia
Il tuo soccorso, Signor, vengo a implorar. Afflitta, incerta, vedova
pria che sposa al
miglior figlio di Mitridate il chiedo. Ah non sia vero, che il sangue
che t'unisce al tuo
germano d'una infelice al pianto prevalga in questo dì. Barbaro,
audace, ingiurioso al
padre, egli al mio core ch'è libero, che l'odia , impone
amore.
Sifare
Regina, i tuoi timori deh calma per pietà. Finch'io respiro,
libero è il tuo voler,
e andrà Farnace forza altrove ad usar. Ma chi t'adora, se chiami
deliquente, sappi
ch'io son di lui meno innocente.
Aspasia
Che ascolto, oh Ciel!
Sifare
Non ti sdegnar: diverso dall'amor del germano di Sifare è
l'amor. No, mia conquista,
se da lui ti difendo, non diverrai. Ma quando t'avrò resa a te
stessa, abborrirai quanto
il nemico di difensore? Ed io, per premio di mia fè per compiacerti,
risolvere dovrò di
non vederti?
Aspasia
Dello stato, in cui sono prence, se sei cortese, tanto non
t'abusar.
Sifare
Io non ne abuso, allor che ti defendo senza sperar mercè, quando
prometto, bell'
Aspasia, ubbidirti, e poi celarmi per sempre agli occhi tuoi.
Aspasia
Forse prometti ciò ch'eseguir non sei capace.
Sifare
E ad onta de'giuramenti miei dunque paventi, ch'io possa teco ancora tiranno divenir?
Aspasia
Contro Farnace chiedo aita, o Signor, dall' empie mani salvami
pria:Quest'è il mio
voto. Allora d'usarmi iniquia forza d'uopo non ti sarà,
perch'io t'accordi di vedermi
il piacer, e tu fors'anche meglio conoscerai qual sia quel core,
ch'ora ingiusto accusar
puoi di rigore.
No. 1 Aria
Al destin, che la minaccia,
togli , oh Dio! quest'alma oppressa,
prima rendimi a me stessa
e poi sdegnati con me.
Come vuoi d'un rischio in faccia,
ch'io risponda a'detti tuoi?
Ah conoscermi tu puoi
E'l mio cor ben sai qual è.
No.2. Aria
Soffre il mio cor con pace
una beltà tiranna,
lòrgoglio d'un audace,
no tollerar non sa.
M'affanna, e non mòffende
chi può negarmi amore.
Ma di furor m'accende
chi mio rival si fa.
[parte col suo seguito]
Farnace
Sin a quando, o Regina, sarai contraria alle mie brame? Ah fuggi,
sì fuggi, e meco
vieni. Te impaziante attende di Ponto il soglio, e ognun vederti brama
sua regina e mia
sposa. All' ara innanzi dammi la destra. E mentre con auspizio più
lieto s'assicura il
diadema alle tue tempia le promesse del padre il figlio adempia.
Aspasia
Per vendicare un padre dai Romani trafitto scettri io non ho, non ho
soldati, e solo
unico avanzo delle mie fortune mi resta il mio gran cor. Ah, questo
almeno serbi la fè
dovuta al genitore, nè si vegga la figlia porger la man sacrilega, ed
audace all'amico
di Roma, al vil Farnace.
Farnace
Quasi deboli pretesti son questi, che t'infingi, e chi ti disse
che amico di Roma io
son? Sposa or ti voglio. [la piglia a forza per mano] E al mio
volere omai
contrasti invano.
Aspasia
Sifare, dove sei? [guardando agitata per la scena).
Farnace
[ed Aspasia con resentimento]
Intendo, ingrata, meglio adesso il tuo cor. De' tuoi rifiutti costui fore è cagion. Ei di Farnace e' amante più felice, e men ti spiace.
Sifare
[a Farnace]
Suo difensor qui sono. E chi quel core tiranneggiar pretende di tutto il mio furor degno si rende.
Farnace
Con tanto fasto in Colco a favellar sen vada Sifare a' suoi
vassalli.
Sifare
In Colco e in questa Reggia così posso parlar.
Farnace Potresti qui pur le mie mani versar l'alma col sangue.
Sifare
[vuol mettere mano alla spada e cosi pure Farnace]
A tanto ardire cosi rispondo.
Aspasia
[trattenendo i due fratelli]
Sifare
Il Padre!
Farnace
Mitridate!
Arbate
A me foriero ne fu rapido legno Ah si deponga ogni gara fra voi,
cessi ogni lite, e
meco il padre ad onorar venite.
No.3 Aria
L'odio nel cor frenate,
torni fra voi la pace,
un padre paventate,
che perdonar non sa.
S'oggi il franterno amore
cessa in entrambi e tace,
dal giusto suo rigore,
che vi difenderà?
[parte]
Sifare
Io nel mio core rimproveri non sento.
Aspasia
Oh ritorno fatal! Sifare, addio.-
No. 4 Aria
Nel sen mi palpita dolente il core;
mi chiama al piangere il mio dolore;
non so resistere, non so restar.
Ma se di lagrime umido ho il ciglio,
è solo, credimi, il tuo periglio
la cagion barbara del mio penar.
[parte , e si ritirano pure i sacerdoti]
Sifare
Nota a me stesso io aon, noto abbastanza m'è il genitor: ma
quando ritorna Mitridate
più non so che ubbidir.
Farnace
Adesso almeno cautamente si celi il segreto comun, nè sia tradito dal germano il german.
Sifare
Saprò geloso anche con mio periglio fido german serbami, e fido
figlio.
No.5
Parto: Nel gran cimento
sarò germano e figlio;
eguale al tuo periglio
la sorte mia sarà.
T'adopra a tuo talento;
nè in me mancar gia mai
vedrai la fedeltà.
[parte coi suoi solati]
Marzio
A un vil timore Farnace ancor non s'abbandoni.
Farnace
E quale speranza a me più resta, se nemica fortuna sul capo mio
tutto il suo sdegno
aduna?
Marzio
Maggior d'ogg'altro fato e'il gran fato di Roma, e pria che
sorga nel ciel novella
aurora, ne avrai più certe prove.
Farnace
Alla tua fede mi raccomando, amico: il mio periglio tu stesso vedi.
In mia difesa ah
tosto movan l'aquile altere, a cui precorre la vittoria e il teror.
Poi quando ancora sia
di Roma maggior l'empio mio fato, ah si mora bensì, ma
vendicato.
No.6 Aria
Venga pur, minacci e frema
l'implacabil genitore,
al suo sdegno , al suo furore
questo cor non cederà.
Roma in me rispetti e tema
men feroce e men severo,
più barbaro, o più fiero
l'ira sua mi renderà.
[parte con Marzio seguito da suoi soldati]
No.7 Marcia
No.8 Cavata
Mitridate
Se di lauri il crine adorno
fide spiaggie, a voi non torno.
Tinto almen non porto il volto
di vergogna e di rossor.
Anche vinto e anche oppresso
io mi serbo ognor l'istesso
e vi reco in petto accolto
sempre eguale il mio gran cor.
Recitativo:
Mitridate
Tu mi rivedi, Arbate, ma quel più non rivedi felice Mitridate, a
cui Roma lungamente
fu dato bilanciare il destin. Tutti ha dispersi d'otto lustri i sudor
sola una notte a
Pompeo fortunata, a me fatale.
Ismene
Il rammentar che vale, Signor , una sventura per cui la gloria tua
nulla s'oscura?
Tregua i pensier funesti su quest'amico lido per breve spazio almeno
abbian da noi. Dove
son, Mitridate, i figli tuoi?
Arbate
Dalla Reggia vicina ecco gli affretta al piè del genitore il
rispetto e l'amore.
Mitridate
Principi, qual consiglio in sì grand'uopo, e la Colchide e il
Ponto, che al tuo valor
commisi e alla tua fede, vi fece abandonar?
Farnace
Lìnfausto grido della tua morte l'un dell'altro ingaro quà ne trasse, o Signor. Noi fornunati, che nel renderci rei del trascredito cenno il bel contento abbiam di riveder salvo chi tanto stato è finora e sospirato e pianto!
Ismene
Perchè fra i suoi contenti dissimula Farnace quello, che prova in
riveder la figlia
del Partico Monarca?
Farnace
Oh rimprovero acerbo!
Mitridate
Entrambi, o figli, men giudice, che padre voi qui mi ritrovate. Il
primo intanto
l'imprudente trascorso ad emendar tu sii, farnace. Ismene, che
amasti, il so, viene tua
sposa: in lei Mitridate al combattuto soglio ravvisa un nuovo appoggio:
al nodo eccelso,
ch'io stesso ricercai, l'alma prepara, e di tal sorte a farti degno
impara.
Farnace
Signor...
Mitridate
Ai regi tetti dove in breve io ti seguo , o Principessa, e Sifare e
Farnace, scorgano i
passi tuoi. Meco soltanto rimanga Arbate.
Ismene
Io ti precedo , o Sire, ma porto nel seno un segreto timor, che mi
predice quanto poco
il mio cor sarà felice.
No. 9 Aria
In faccia all'ogetto,
che m'arde d'amore,
dovrei sol diletto
sentirmi nel core.
Ma sento un tormento,
che intender non so.
Qual labbro che tace,
quel torbido ciglio
la cara mia pace
già mette in periglio,
già dice che solo
penare dovrò.
[parte ed entral nella città con Sifare e Farnace, seguita dai
Parti]
Mitridate
Teme Ismene a ragion: ma più di lei teme il mio cor. Sappilo,
Arbate, io stesso dopo
il fatal conflitto la fama di mia morte confermar tra voi feci acciò
che poi nel giungere
improvviso non fossero gli oltraggi a me celati, che soffro, oh Dio, da
due miei figli
ingrati.
Arbate
Da due tuoi figli?
Mitridate
Ascolta; in mezzo all'ira Sifare da Farnace giusto è ben ch'io
distingua. Ma qui che
si facea? Forse hanno entrambi preteso amor della Regina. A quale di
lor sembra che
Aspasia dia più facile l'orecchio? Io stesso a lei in quale aspetto
ho da mostrarmi? Ah
parlae quanto mai vedesti e quanto sai? Fa, che sia noto a Mitridate
ormai?
Arbate
Signor, Farnace appena entrò nella città che impaziente corse a
parlar d'amore alla
Regina, a lei di Ponto il trono colla destra di sposo offrendo in
dono.
Mitridate
Empio! Senza lasciarle tempo a spargere almeno le lagrime dovute al
cener mio!
E Sifare?
Arbate
Finora segno d'amore in lui non vidi. E sembra, che degno figlio di Mitridate ei volga sol di guerra pensieri e di vendetta.
Mitridate
Ma pure quale a Ninfea disegno l 'afrettò?
Arbate
Quel di serbasi colla forza dell'armi, e col coraggio ciò che
parte ei credea del suo
retaggio.
Mitridate
Ah questo è il minor premio che un figlio tal propor si deve. A
lui vanne, Arbate, e
lo accerta del paterno amor mio. Farnace intanto cautamente si
osservi.
Arbate
Il real cenno io volo ubbidiente ad eseguir.- Che mai rivolge in
mente!-
Recitativo accompagnato
Mitridate
Respira alfin, respira, o cor di Mitridate. Il più crudele
de'tuoi timori ecco
svanì. Quel figlio si caro a te fido ritrovi, e in lui non vedrai
costretto a punire un
rival troppo diletto. M'offenda pur Farnace: egli non offre al mio
furor geloso che un
odiato figlio a me nemico a de'Romani ammiratore antico. Ah se ma
l'ama Aspasia, se un
afetto ei mi toglie a me dovuto, non speri traditor da me perdono: per
lui mi scordo già
che padre io sono.
No. 10 Aria
Quel ribelle e quell'ingrato
vuò che al piè mi cada esangue,
e saprò nel empio sangue
più d'un fallo vendicar.