Last updated: Feb. 13, 1997
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LA FORZA DEL DESTINO

Libretto: Atto Primo


Atto Primo, Atto Secondo, Atto Terzo, Atto Quarto.


Setting: Siviglia. Una sala tappezzata di damasco con ritratti di famiglia ed arme gentilzie, addobbata nello stile del secolo XVIII, pero in cattivo stato. Di fronte, due finestre; quella a sinistra chiusa, l'altra a destra aperta e practicabile, dalla quale si vede un cielo purissimo, illuminato dalla luna, e cime d'alberi. Tra le finestre è un grande armadio chiuso, contenente vesti, biancherie, ecc. Ognuna delle pareti laterali ha mano, sta congendandosi da Donna Leonora preoccupata. Curra viene dalla sinistra.
MARCHESE
Buona notte, mia figlia. Addio, diletta . . .
Aperto ancora è quel veron.

[ Va a chiuderlo. ]

LEONORA [ fra sè ]
Oh, angoscia!

MARCHESE
Nulla dice il tuo amor?
Perchè si triste?

LEONORA
Padre . . . signor . . .

MARCHESE
La pura aura de' campi
pace al tuo cor donava.
Fuggisti lo straniero di te indegno.
A me lascia la cura dell'avvenir;
nel padre tuo confida che t'ama tanto.

LEONORA
Ah, padre!

MARCHESE
Ebben, che t'ange? Non pianger.

LEONORA [ fra sè ]
Oh, rimorso!

MARCHESE
Ti lascio.

LEONORA [ gettandosi con effusione tra le braccia del padre ]
Ah, padre mio!

MARCHESE
Ti benedica il cielo.

Addio.

LEONORA
Addio.

[ Il Marchese bacia Leonora e va nelle sue stanze. Curra chiude la porta dietro il Marchese, e riviene a Leonora la quale piange. ]

CURRA
Temea restasse qui fino a domani.
Si riapre il veron.
Tutto s'appronti, e andiamo.

[ Toglie dall'armadio un sacco da notte in cui ripone biancherie e vesti. ]

LEONORA
E si amoroso padre,
avverso fia tanto ai voti miei?
No, no, decidermi non so.

CURRA
Che dite?

LEONORA
Quegli accenti nel cor,
come pugnali scendevanmi. Se ancor restava,
appreso il ver gli avrei . . .

CURRA [ smettendo il lavoro ]
Domani allor nel sangue suo saria Don Alvaro, od a
Siviglia prigioniero, e forse al patibol poi!

LEONORA
Taci.

CURRA
E tutto questo perchè ei volle amar chi non l'amava.

LEONORA
Io non amarlo?
Tu ben sai s'io l'ami . . .
Patria, famiglia, padre per lui non abbandono?
Ahi, troppo, troppo sventurata sono!


Me, pellegrina ed orfana,
Lungi dal patrio nido.
Un fato inesorabile
Sospinge a stranio lido;
Colmo di triste immagini,
Da' suoi rimorsi affranto.
È il cor di questa misera
Dannato a eterno pianto, ecc.
Ti lascio, ahimè, con lacrime,
Dolce mia terra, addio;
Ahimè, non avrà termine
Per mi sì gran dolore!
Addio.

CURRA
M'aiuti, signorina, più presto andrem.

LEONORA
S'ei non venisse?
[ Guarda l'orologio. ]
E tardi. Mezzanotte è suonata!
[ contenta ]
Ah no, più non verrà!

CURRA
Qual rumore?
Calpestio di cavalli!

LEONORA
È desso!

CURRA
Era impossibili ch'ei non venisse!

LEONORA
O Dio!

CURRA
Brando al timore.

[ Don Alvaro entra dal verone e si getta tra le braccia di Leonora. ]

ALVARO
Ah, per sempre, o mio bell'angiol,
Ne congiunge il cielo adesso!
L'universo in questo amplesso
Io mi veggo giubilar.

LEONORA
Don Alvaro!

ALVARO
Ciel, che t'agita?

LEONORA
Presso è il giorno.

ALVARO
Da lung'ora
Mille inciampi tua dimora
M'han vietato penetrar;
Ma d'amor si puro e santo
Nulla opporsi può all'incanto,
E Dio stesso il nostro palpito
In letizia tramutò.
[ a Curra ]
Quelle vesti dal verone getta.

LEONORA [ a Curra ]
Arresta.

ALVARO [ a Curra ]
No, no . . .
[ a Leonora ]
Seguimi,
Lascia omai la tua prigione.

LEONORA
Ciel, risolvermi non so.

ALVARO
Pronti destrieri di già ne attendono,
Un sarcerdote ne asspetta all'ara.
Vieni, d'amore in sen ripara
Che Dio dal ciel benedirà!
E quando il sole, nume dell'India,
Di mia regale stirpe signore,
Il mondo innondi del suo splendore,
Sposi, o diletta, ne troverà.

LEONORA
È tarda l'ora.

ALVARO [ a Curra ]
Su, via, t'affretta.

LEONORA [ a Curra ]
Ancor sospendi.

ALVARO
Eleonora!

LEONORA
Diman . . .

ALVARO
Che parli?

LEONORA
Ten prego, aspetta.

ALVARO
Diman!

LEONORA
Dimani si partirà.
Anco una volta il padre mio,
Povero padre, veder desio;
E tu contento, gli è ver, ne sei?
Sì, perché m'ami, nè opporti dei;
Anch'io, tu il sai, t'amo io tanto!
Ne son felice, oh cielo, quanto!
Gonfio di gioia ho il cor! Restiamo . . .
Sì mio Alvaro, io t'amo, io t'amo!

[ Piange. ]

ALVARO
Gonfio hai di gioia il core, e lagrimi!
Come un sepolcro tua man è gelida!
Tutto comprendo, tutto, signora!

LEONORA
Alvaro! Alvaro!

ALVARO
Eleonora!
Io sol saprò soffrire. Tolga Iddio
Che i passi miei per debolezza segua;
Sciolgo i tuoi giuri. Le nuziali tede
Sarebbero per noi segnal di morte
Se tu, com'io, non m'ami, se pentita . . .

LEONORA
Son tua, son tua col core e colla vita!
Seguirti, fino agli ultimi
Confini della terra;
Con te sfidar, impavida
Di rio destin, la guerra,
Mi fia perenne gaudio
D'eterea voluttà.
Ti seguo. Andiam,
Dividerci il fato non potrà.

ALVARO
Sospiro, luce ed anima
Di questo cor che t'ama.
Finchè mi batte un palpito
Far paga ogni tua brama
Il solo ed immutabile
Desio per me sarà.
Mi segui. Andiam,
Dividerci il fato non potrà.

[ S'avvicinano al verone, quando ad un tratto si sente a sinistra un aprire e chiuder di porte. ]

LEONORA
Qual rumor!

CURRA [ ascoltando ]
Ascendono le scale!

ALVARO
Partiam . . .

LEONORA
Partiam.

ALVARO e LEONORA
Mi segui / Ti seguo. Andiam.
Dividerci il fato non potrà.

LEONORA
È tardi.

ALVARO
Allor di calma è duopo.

CURRA
Vergin santa!

LEONORA [ a Don Alvaro ]
Colà t'ascondi.

ALVARO [ traendo una pistola ]
No. Difenderti degg'io.

LEONORA
Ripon quell'arma. Contro al genitore
Vorresti? . . .

ALVARO
No, contro me stesso!

LEONORA
Orrore!

[ Dopo vari colpi, apresi con istrepito la porta, ed il Marchese di Calatrava entra infuriato, brandendo una spada e seguito da due servi con lumi. ]

MARCHESE
Vil seduttor! Infame figlia!

LEONORA [ correndo a suoi piedi ]
No, padre mio.

MARCHESE
Io più nol sono.

ALVARO
Il solo colpevole son io.
[ presentandogli il petto ]
Ferite, vendicatevi.

MARCHESE
No, la condotta vostra
Da troppo abbietta origine
Uscito vi dimostra.

ALVARO
Signor Marchese!

MARCHESE [ a Leonora ]
Scostati.
[ ai servi ]
S'arresti l'empio.

ALVARO [ cavando nuovamente la pistola ]
Guai se alcun di voi si muove.

LEONORA [ correndo a lui ]
Alvaro, oh ciel, che fai?

ALVARO [ a Marchese. ]
Cedo a voi sol, ferite.

MARCHESE
Morir per mano mia!
Per mano del carnefice
Tal vita spenta sia!

ALVARO
Signor di Calatrava!
Pura siccome gli angeli
È vostra figlia, il giuro;
Reo sono io solo. Il dubbio
Che l'ardir mio qui desta.
Sì tolga colla vita. Eccomi inerme.

[ Getta via la pistola che, cadendo al suolo scarica il colpo, e ferisce mortalemente il Marchese. ]

MARCHESE
Io muoio!

ALVARO [ disperato ]
Arma funesta! LEONORA [ correndo al padre ]
Aita!

MARCHESE [ a Leonora ]
Lungi da me.
Contamina tua vista la mia morte!

LEONORA
Padre!

MARCHESE
Ti maledico!

[ Cade tra le braccia dei servi. ]

LEONORA
Cielo, pietade!

ALVARO
Oh, sorte!

[ I servi portano via il Marchese, mentre Don Alvaro trae seco verso il verone la sventurata Leonora. ]


Libretto input by: Stephen L. Parker
07th August 1996.