Seno di mare circondato da erti scogli che ne lasciano vedere l'ampiezza. Scorgesi da
lontano sopra più altra'rupe scoscesa una massiccia torre quadrata di architettura bizantina. Tra gli scogli a sinistra veggonsi capanne e grotte, rifugio dei Corsari. - Tramonto.
Corsari sparsi qua e là.
CORO [ interno ]
[ Entra lentamente Corrado. ]
CORRADO
CORO
CORRADO
Tutto parea sorridere
[ Entrano frettolosi i corsari e Giovanni, presentando un foglio a Corrado. ]
GIOVANNI
CORO
CORRADO
CORO
CORRADO
CORO
CORRADO
CORO
CORRADO, CORO
[ Il coro sì disperde e Corrado s'avvia alla torre. ]
[ Stanze di Medora nella vecchia torre, con verone verso il mare. ]
MEDORA
Non so le tetre immagini
CORRADO [ che avrà udito le ultime parole di Medora ]
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
Ma l'ora avanza celere . . .
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
[ Un colpo di cannone ]
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
CORRADO
MEDORA
Fine dell'atto primo Return to Top of the page. Libretto input by Stephen L. Parker
Il Corsaro
Atto Primo |
Atto Secondo |
Atto Terzo
Setting: L'isola dei corsari nell'Egeo
Come liberi volano i venti
per le immense pianure de' mari,
così corron gli arditi corsari
pugna e preda sull'onde a cercar.
Patria a regno
n' è il fiotto spumante,
nostro scettro è la rossa bandiera:
Noi sappiamo con anima altera
i perigli e la morte affrontar.
Fero è il canto de' prodi miei consorti!
È la vita d'alterna fortuna,
ora scherno, or sorriso gradito;
è la morte un riposo infinito,
un confin tra la gioia e il dolor.
Su godiam! Nè ci caglia che il sangue
dalla destra vittrice ne grondi,
l'allegria delle tazze confondi
l'imprecar del nocchiero one muor.
Su godiam!
Ah! si, ben dite . . .
guerra, perenne, atroce,
inesorabil guerra contro gli uomini tutti;
io per essi fui reo,
tutti gli aborro!
Temuto da costor ed esecrato,
infelice son io, ma vendicato!
all'amor mio premiero:
L'aura, la luce, l'etere
e l'universo intero;
ma un fato inesorabile
ogni mio ben rapi,
più non vedrò risorgere
dell'innocenza i dì.
Della brezza col favore
sopra celere naviglio
manda il greco esploratore
un fidato messaggiero.
[ Corrado legge la lettera. ]
Leggi e svelaci il mistero
che il tuo labbro a noi copri
Svelaci il mistero.
Pronti siate a seguitarmi . . .
Gianni, a me tu appresta l'armi . . .
Risalpiam! . . .
Trascorsa un'ora, tuoni il bronzo . . .
In questa ser ch'io comando alla bandiera.
Dici il vero? Tu stesso?
Sì.
Sì: de' corsari il fulmine
vibrar disegno io stesso;
dal braccio nostro oppresso
il Musulman cadrà.
All'armi, all'armi e intrepidi
cadiam, cadiam sull'empia Luna.
All'armi, all'armi e intrepidi
cadiam, cadiam sull'empia Luna.
Qual possa in noi s'aduna
il perfido vedrà.
Qual possa in noi s'aduna
il perfido vedrà!
All'armi, all'armi, all'armi!
Egli non riede ancora!
Oh come lunghe, eterne,
quando lungi è da me, l'ore mi sono!
[ Prende l'arpa. ]
Arpa che or muta giaci, vieni,
ed i miei sospiri seconda, sì,
che più veloce giunga il flebile lamento
al cor dal mio fedel sull'ali al vento.
fugar del mio pensiero,
sempre dannata a gemere
all'ombra d'un mistero:
e se di speme un pallido
raggio su me traluce.
è passaggiera luce
di lampo ingannator.
Meglio è morir! Se l'anima
sen voli in seno a Dio;
se il mio Corrado a piangere
verrà sul cener mio:
premio una cara lagrima
chieggo all'amor soltanto,
virtù non niega il pianto
per chi moria d'amor.
È pur tristo, o Medora, il canto tuo!
Quando assente è Corrado,
esser può lieto?
Perchè fuggir l'amore?
Eppur su questa terra
se togli l'amor tuo,
nulla mi resta . . .
quasi non oso più sperar ne' cieli . . .
Oh mio Corrado, taci . . .
Tutto il passato a te
è pegno dell'avvenire . . .
No, l'amor nostro non morrà! . . .
Medora! Ho d'uppo ancor del tuo corraggio . . .
Oh cielo!
Un dovere a compir . . . senza periglio . . .
Non partirai!
Ti tratterrà l'amore!
Pur ti consola! Il deggio!
Oh me infelice!
M'el predisse il core!
No, tu non sai comprendere
l'ambascia del mio core,
quando le notti vigilo
fra speme, fra timore.
Ogni rombar di vento
parmi un feral lamento
che ti rimpianga, ahi misero,
preda d'irato mar!
Oh, così tetre immagini
dal tuo pensier discaccia.
Ohimè!
Tu mi vedrai dai vortici
tornar fra le tue braccia,
e tergere quel ciglio
mesto del mio periglio,
e le tue pene in subita
gioia, amor mio, cangiar.
Dove, perchè ten vai?
Un di forse il saprai.
Deh non lasciarmi!
deh non lasciarmi!
No! Medora, il deggio!
Ascoltami.
Senti? Già dato è il segno.
Pietà delle mie lagrime . . .
Pronto a salpare è il legno.
Oh mio dolor!
M'attendono!
Ti calma, tornerò!
Oh mio dolor!
Tornerò!
Tornerai, ma forse spenta
pria cadrà quest'infelice.
Voce infausta al cor mi dice
che mai più ti rivedrò!
Deh, rimanti se in petto hai core,
o di duolo io morirò.
Vano è il duol che ti tormenta,
credi a me, sarai felice.
Voce arcana mi predice
che tra poco tornerò.
Mai più!
E in lietizia il tuo dolore
tramutar sì alfin vedrò.
Non mai più ti rivedrò.
Sì, tra poco tornerò.
No.
Tornerai, ma forse spenta,
pria cadrà quest'infelice.
Voce arcana mi predice,
che tra poco tornerò.
[ Secondo colpo di cannone ]
Varcata è l'ora. Addio!
Ah non partir!
Addio!
[ Fugge ]
Gran Dio!
[ Sviene. ]
12th July 1997