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Setting: Taverna al confine della Sassonia. Carlo Moor immerso nella lettura d'un libro.
CARLO
Quando io leggo in Plutarco, ho noia, ho schifo
di questa età d'imbelli!. . .
Oh, se nel freddo cenere de' miei padri
ancor vivesse dello spirito d'Arminio una scintilla!
Vorrei Lamagna tutta
far libera così che Sparta e Atene
sarieno al paragon serve in catene.
VOCI [fra le scene]
Una banda, una banda; eroi di strada. . .
Col pugnale e col bicchier
nessun vale il masnadier!
CARLO
Son gli ebbri, inverecondi
miei compagni d'errore!. . .
Quanto, o padre, mi tarda il tuo perdono
Per lasciar tai perversi in abbandono!
O mio castel paterno,
colli di verde eterno,
come fra voi quest'anima
redenta esulterà!
Amalia! a te m'appresso,
m'apri il tuo casto amplesso!
Fammi, o gentil, rivivere
nella mia prima età.
[Parecchi giovani entrano frettolosi.]
CORO [a Carlo]
Ecco un foglio a te diretto. . .
[Carlo lo strappa loro di mano.]
Tremi tu?
CARLO
Beato io sono!
Questo, amici, è il mio perdono.
[Apre e legge la lettera.]
CORO [fra loro]
Come imbianca e muta aspetto!
CARLO
Tristo me! di mio fratello!
[Fugge precipitoso lasciando cadere la lettera.]
ROLLA [raccogliendola]
Per mia fe', lo scritto è bello!
"T'annuncia il padre tuo per la mia bocca
di non far sul ritorno alcun pensiero,
Se non vuoi solitario e prigioniero
d'acqua e pane cibarti in una rôcca."
CORO
Pane ed acqua! il cibo è grasso!
CARLO [ritorna fieramente agitato]
Fiere umane, umane fiere,
dure più d'alpestre sasso!. . .
Così calde e pie preghiere
non l'han tocco, intenerito?
Ah, potessi il mar, la terra,
sollevar con un riggito,
contro l'uomo unirli in guerra!
CORO
Senti, o Moor!
CARLO
Dov'è la spada
che dà morte a tai serpenti?
CORO
Noi l'abbiam. Ti calma e senti.
Comporremo una masnada. . .
CARLO [con un sobbalzo]
Ladri noi? chi v'ha piovuoto,
spirti iniqui, un tal pensiero?
CORO
E tu capo condottiero.
CARLO
Per la morte, io non rifiuto!
CORO
Nostro?
CARLO
Vostro! Ecco la mano.
CORO [con grido di gioia, traendo le spade]
Viva, viva il Capitano!
CARLO
Nell'argilla maledetta
l'ira mia que' ferri immerga!
Vo'la strage alle mie terga,
lo spavento innanzi a me.
Furie voi della vendetta,
meco avvolti in una sorte,
qui dovete a questa forte
mano mia giurare la fe'.
CORO
Noi giuriamo a questa forte
mano tua la nostra fe'.
[Partono tumultuosamente.]
Setting: Franconia. Camera nel castello dei Moor. Francesco Moor
solo.
FRANCESCO [doppo qualche meditazione]
Vecchio! spiccai da te quell'odiato
primogenito tuo! La piangolosa lettera
ch'ei ti scrisse io l'ho distrutta:
Una mia ne leggesti, ove tel pinsi
con sì cari colori. . .Alfin la colpa
della natura, che minor mi fece,
castigai nel fratello; ora nel padre
punir la debbo. . .Il dritto!
La coscienza! Spauracchi egregi
per le fiacche animucce. Osa, Francesco!
Spàcciati del vecchiardo. . .È vivo a stento
questo logoro ossame; un buffo. . .è spento.
La sua lampada vitale
langue, è ver, ma troppo dura.
Se va lenta la natura,
giuro al ciel! l'affretterò.
Mente mia, trova un pugnale
che trapassi il core umano,
nè svelare possa la mano
che lo strinse e lo vibrò.
[Ricade nei suoi pensieri, indi prosegue:]
Trionfo, trionfo! colpito ho nel segno. . .
Arminio, t'avanza!
[Entra Arminio]
ARMINIO
Signor, che volete?
FRANCESCO
Mi sei tu fedele?
ARMINIO
Qual dubbio n'avete?
FRANCESCO
Or ben!
Secondarmi tu devi un disegno.
Travèstiti in modo
che niun ti ravvisi;
poi vanne a mio padre; gli narra che spento
sul campo di Praga, fra un monte d'uccisi,
lasciasti il suo Carlo.
ARMINIO
Ma s'io vi consento
darammi poi fede?
FRANCESCO
Berrà la tua nova,
mel credi; fornirti vogl'io di tale una prova,
che l'uom più sagace cadrebbe in errore.
[Arminio parte.]
FRANCESCO
Fra poco, Francesco, sarai qui signore!
Tremate, o miseri, voi mi vedrete
nel mio verace terribile aspetto;
d'un vecchio debole che non temete,
più non vi modera la stanca man.
Al riso, al giubilo succederanno
singulti, lagrime, timor, sospetto;
l'inedia, il carcere, l'onta, l'affanno
strazio ineffabile di voi faran.
[Parte.]
Setting: Camera da letto nel castello. Massimiliano Moor addormentato
sur una seggiola. Amalia si accosta pian piano e si ferma acontemplarlo.
AMALIA
Venerabile, o padre, è il tuo sembiante
come il volto d'un santo. Oh, sia tranquillo
il sonno tuo! T'involi
al dolor della vita, e ti consoli.
M'hai bandito il mio Carlo; ogni mia gioia
per tua cagion perdei,
ma con te corrucciarmi non potrei.
[come côlta da pensiero improvviso]
Lo sguardo avea degli angeli
che Dio creò d'un riso. . .
I baci suoi stillavano
gioir di paradiso.
Nelle sue braccia!. . .un vortice
d'ebbrezza n'avvolgea,
come due voci unisone
sul core il cor battea.
Anima uniasi ad adima
fuse ad un foco isttesso;
e terra e ciel pareano
stemprarsi in quell'amplesso.
Dolcezze ignote all'estasi
d'un immortal gustai;
sogno divin! ma sparvero,
nè torneran più mai.
MASSIMILIANO [in sogno]
Mio Carlo. . .
AMALIA
Ei sogna.
MASSIMILIANO
Oh, quanto misero sei!
AMALIA
Ti sveglia, amato padre;
e le tue larve spariran.
MASSIMILIANO [sempre sognando]
Francesco!
Pur nel sogno mel togli?
AMALIA
Io son, mi guarda;
la tua figlia son io.
MASSIMILIANO [apre gli occhi.]
Tu qui? . . .pur or sognava
di Carlo nostro. O povera fanciulla!
L'april delle tue gioie disfiorai.
Non maledirmi. . .
AMALIA
Maledirti? oh mai!!
MASSIMILIANO
Carlo! io muoio. . .ed, ahi! lontano
tu mi sei nell'ultim'ore;
una fredda, ingrata mano
nell'avel mi comporrà.
Caro è il pianto all'uom che muore,
ma per me chi piangerà?
AMALIA
Oh, lasciarti io pur vorrei
dolorosa umana vita,
or che tutto io qui perdei,
nè la terra un fior mi dà!
[con entusiasmo]
E per sempre a Carlo unita
spazïar l'eternità!
[Entrano Francesco ed Arminio travestito.]
FRANCESCO
Un messaggero di trista novella!
Vi piace udirlo?
MASSIMILIANO [ad Arminio]
Che porti? favella!
ARMINIO
Di Carlo vostro conteszza vi reco. . .
AMALIA
Dov'è?
MASSIMILIANO
Viv'egli?. . .
ARMINIO
Compagno fu meco
fra le colonne di re Federico
che lo raccolse fuggiasco, mendico.
AMALIA
Misero!
ARMINIO
A Praga pugnò quell'ardito,
fin che nel corpo fu tutto ferito. . .
FRANCESCO [avventandosi ad Arminio]
Taci, spietato!
[Massimiliano fa cenno ad Arminio di continuare.]
ARMINIO
Parlavami a stento. . .
"Porta a mio padre quel ferro cruento,
e digli: il figlio da voi rubttato
fra l'armi e le stragi morì disperato."
MASSIMILIANO [con uno scoppio di dolore]
Son io quel padre dal ciel maledetto!
ARMINIO
Ed era Amalia l'estremo suo detto.
AMALIA [con disperazione]
La trista io sono che al pianto sorvisse!
FRANCESCO [mostra ad Amalia la spada.]
Leggi! il tuo Carlo col sangue vi scrisse:
"Dal giuro, Amalia, ci scioglie la morte.
Si tu, Francesco, d'Amalia consorte."
AMALIA
Ah Carlo, Carlo, mai non m'amasti!
MASSIMILIANO [a se stesso]
Tigre feroce, qual sangue versasti!
Sul capo mio colpevole
l'ira de ciel discenda!
[Si getta sopra Francesco.]
Ma tu che svelta, o perfido
m'hai la bestemmia orrenda,
rendimi tu, tu rendimi
l'ucciso mio figliuol!
AMALIA
Padre! lo assunse ai martiri
il Dío dei travagliati,
perché quaggiù non fossimo
come nel ciel beati;
ma lo vedrem, consolati!
là tra le stelle e 'l sol.
FRANCESCO [fra sè]
Grazie, o dimòn! lo assalgono
dolor, rimorso ed ira.
La disperanza or mescivi,
potente, ultima dira;
fenda quel cor! ne dissipi
la poca aura vital.
ARMINIO [fra sè]
Non so, non so più reggere
al suo dolor paterno!
Questa menzogna orribile
mi fia rimorso eterno;
fitto l'ho già nell'anima
come infocato stral.
[Massimiliano sviene.]
AMALIA
Ei muore!. . .è morto. . .oh Dio!. . .
[Manda un grido e fugge.]
FRANCESCO [giubilante]
Morto?. . .Signor son io!
Fine dell'Atto Primo
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Entered by: Stephen L. Parker
8 May 1996