Maria Stuarda

Atto Secondo



SCENA I

Galleria nel Palagio di Westminster.

La Regina sedendo ad un tavolino sul quale è un foglio, e Cecil in piedi.

N 12: Duettino

CECIL
E pensi? e tardi?
E vive chi ti sprezzò?
Chi contra te ragunò Europa tutta,
E la tua stessa vita minacciò tante volte?

ELISABETTA
Alla tua voce sento piombarmi in core
Tutto il poter del mio deriso onore.
Ma - o Dio! - chi m'assicura da ingiuste accuse?

CECIL
Il cielo, la devota Albione e il mondo intero,
Ove la fama de' tuoi pregi suona
E del cor di Stuarda e dei delitti,
E dell'ingiurie a te recate ...

ELISABETTA
Ah! taci.
Oltraggiata son io.
Come l'altera, come godea del suo trionfo!
Quai sguardi a me lanciava!
Ah! mio fedele, io voglio pace,
Ed ella a me l'invola.

CECIL
Nè di turbarti ancora
Cessa se vive.

ELISABETTA
Ho risoluto.
Muoia.
(Prende la penna per segnare il foglio; poi si arresta indecisa e si alza.)
Quella vita a me funesta
Io troncar, ah! sì, vorrei.
Ma la mano il cor s'arresta,
Copre un vel i pensier miei.
Veder l'empia, udirla parmi,
Atterrirmi, spaventarmi,
E la speme della calma
Minacciosa a me involar.
Ah! giusto ciel! tu reggi un'alma
Facil tanto a dubitar.

CECIL
Ah! perchè così improvviso
Agitato è il tuo pensiero?
Non temer che sia diviso
Mai da te l'onor primiero.
Degli accenti proferiti,
Degli oltraggi non puniti,
Ogni Inglese in questi instanti
Ti vorebbe vendicar.
Segna il foglio, che i regnanti
Tel sapranno perdonar.

SCENA II

N 13: Terzetto

ELISABETTA
Sì.

(Elisabetta è incerta; vedendo Leicester che entra, segna rapidamente il foglio e lo dà a Cecil.)

LEICESTER
Regina!

ELISABETTA
A lei s'affretti il supplizio.

LEICESTER
O ciel, quai detti!
(vedendo il foglio)
Forse quella ...

CECIL
La sentenza.

LEICESTER
La sentenza?

ELISABETTA
Sì, la sentenza, o traditor.
Io son paga!

LEICESTER
E l'innocenza tu condanni!

ELISABETTA
E parli ancor?

LEICESTER
Ah! deh! per pietà sospendi
L'estremo colpo almeno;
Ai prieghi miei t'arrendi,
O scaglialo al mio seno.
Niuno ti può costringere,
Libero è il tuo volere.

CECIL (piano ad Elisabetta)
Non ascoltar l'indegno,
Or che già salva sei.

ELISABETTA
Vana è la tua preghiera,
Son ferma in tel cosiglio.
Nel fin di quell'altera
È il fin del mio periglio.
Dal sangue suo più libero
Risorge il mio poter.

LEICESTER
Ah! pietà! Ah! Regina!
Niuno ti può costringere, ecc

CECIL
Ah! per chi t'ardeva il Regno
Più palpitar non dei.
Il dì che all'empia è l'ultimo,
Di pace è il dì primier.

LEICESTER
D'una sorella, o barbara,
La morte hai tu segnato!

ELISABETTA
E spettator ti voglio
Dell'ultimo suo fato;
Dovrà perir l'amante
Dopo il fatale instante
Che il bellico metallo
Tre volte scoppierà.

LEICESTER
E vuoi ch'io vegga?

ELISABETTA
Taciti, taciti.

LEICESTER
E vuoi?

ELISABETTA
Taciti.
È morta ogni pietà.

LEICESTER
Regina! Regina!

ELISABETTA
Vanne, indegno; t'appare sul volto
Il terror che in tuo seno ti piomba.
Al tuo affetto prepara la tomba,
Quando spenta Stuarda sarà.

CECIL
Ah, Regina, ah, serena il tuo volto
Alla pace, alle glorie già torni;
Questo, ah, questo, il più bello dei giorni
Pel tuo soglio, per Anglia sarà.

LEICESTER
Vado, vado, ti leggo sul volto
Che deliri, che avvampi di sdegno.
Un conforto, un amico, un sostegno
Nel mio core la misera avrà.

ELISABETTA
Vanne indegno!
Al tuo affetto prepara la tomba, ecc

SCENA III

Appartamento della prigione di Maria Stuarda nel Castello di Forteringa.

N 14: Scena

MARIA
La perfida insultarmi volea
Nel mio sepolcro,
E l'onta su lei ricadde.
Oh vile! E non son io la figlia de' Tudori?
Vile! Ma Roberto ...
Forse l'ira della tiranna a lui sovrasta.
Ah, son di tutti la sventura io sola!

(Entra Cecil colla sentenza e Talbot.)

SCENA IV

MARIA
Che vuoi?

CECIL
Di triste incarco io vengo esecutor.
È questo il foglio che de' tuoi gironi omai
L'ultima segna.

MARIA
Così nell'Inghilterra vien giudicata una Regina?
O iniqui!
E i finti scritti ...

CECIL
Il regno ...

MARIA
Basta.

CECIL
Ma ...

MARIA
Or basta. Vanne.
Talbot rimanti.

CECIL
Brami un nostro Ministro che ti guidi
Nel cammino di morte?

MARIA
Io lo ricuso.
Sarò qual fui, straniera a voi di rito.

CECIL (partendo)
(Ancor superba e fiera!)

SCENA V

N 15: Gran Scena e Duetto della confessione

MARIA
O mio buon Talbot!

TALBOT
Io chiesi grazia ad Elisabetta di vederti
Pria dell'ora di sangue.

MARIA
Ah! sì, conforta,
Togli quest'alma all'abbandono estremo.

TALBOT
Eppur con fermo aspetto quell'avviso feral
Da te fu accolto.

MARIA
O Talbot! il cor non mi leggesti in volto?
Egli tremava.
E Leicester?

TALBOT
Debba venirne spettator
Del tuo destino;
La Regina l'impone.

MARIA
O l'infelice!
A qual serbato fia doloroso castigo!
E la tiranna esulterà.
Ne ancora, ancora pimoba l'ultrice folgore.

TALBOT
Deh! taci.

MARIA
Tolta alla Scozia, al trono,
Ed al mio culto, presso colei
Volli un asilo di pace,
Ed un carcer trovai.

TALBOT
Che favello?
Non ti concesse Iddio sollievo a' mali?

MARIA
Ah no, Talbot, giammai.
Delle mie colpe lo squallido fantasma
Fra il cielo e me
Sempre, sempre si pone,
E i sonni agli estinti rompendo,
Dal sepolcro evoca la sanguigna ombra d'Arrigo.
Talbot, la vedi tu?
Del giovin Rizzio ecco l'esangue spoglia?

TALBOT (Si apre il manto e comparisce in veste sacerdotale; egli cava il crocefisso dal petto.)
Ah, riconforta lo smarrito pensier.
Già t'avvicini ai secoli immortali.
Al ceppo reca puro il tuo cor
D'ogni terreno affetto.

MARIA
Sì, per lavar miei falli
Misto col sangue scorrerà il mio pianto;
Ascolta; io vuò deporli
A piè di questa croce!

TALBOT
Spera!

MARIA
Ah, dal cielo scende tua voce!

Quando di luce rosea
Il giorno a me splendea,
Quando fra lieti immagini
Quest'anima godea,
Amor mi fè colpevole,
M'aprì l'abisso amor.
Al dolce suo sorridere
Odiava il mio consorte;
Arrigo! Arrigo! ahi! misero,
Per me soggiacque a morte,
Ma la sua voce lugubre
Mi piomba in mezzo al cor, ah!
Ombra adorata, ah! placati,
Nel sen la morte io sento.
Ti bastin le mie lagrime,
Ei basti il mio tormento.

TALBOT
Ah! da Dio perdono, o misera,
Implorerò per te.

MARIA
Perdona a' lunghi gemiti
E prega il ciel per me.

TALBOT
Un'altra colpa a piangere
Ancor ti resta.

MARIA
Ahi! quale?

TALBOT
Unita era a Babington?

MARIA
Ah! taci: fu error fatale!

TALBOT
Pensa ben che un Dio possente
È de' falli punitore,
Che al suo sguardo onniveggente
Mal s'asconde un falso core.

MARIA
No! giammai sottrarsi al cielo
Si potrebbe il mio pensiero;
Ah, pur troppo un denso velo
Ha fin'or coperto il vero.
Sì, morendo il giura un core,
Che da Dio chiede pietà.
Lo giuro a Dio! lo giuro a Dio!

TALBOT
Il perdono del Signore
Sul tuo capo scende già.

MARIA
Sì ... sì.

TALBOT
Lascia contenta al carcere
Quest'affannosa vita,
Andrai conversa in angelo
Al Dio consolator.
E nel più puro giubilo
L'anima tua rapita,
Si scorderà de' palpiti
Ch'hanno agitato il cor.

MARIA
Or che morente è il raggio
Della mia debil vita,
Il cielo sol può render
La pace al mesto cor.
Ah! se di troppe lagrime
Quest'alma fu nudrita
Versino i lunghi palpiti
Nell'ultimo dolor.

TALBOT
Dunque innocente?

MARIA
Vado a morir.

TALBOT
Infelice! Innocente tu vai a morir.

MARIA
Sì, innocente, lo giuro, io vado a morir.

TALBOT
Ah! Lascia contenta al carcere, ecc

MARIA
Ah! Se di troppe lagrime, ecc

(Maria s'appoggia a Talbot e vanno nell'interno del Castello mostrandogli sempre il crocefisso.)

SCENA VI

Sala attigua al luogo del supplizio. Gran porta chiusa in fondo. Notte.

N 16: Inno della morte

FAMIGLIARI DI MARIA
(alcuni)
Vedeste?
(altri)
Vedemmo.
(tutti)
O truce apparato!
Il ceppo ... la scure ...
La funebre sala ...
E il popol fremente
Vicino alla scala
Del palco fatale.
Che vista! Che orror!
La vittima attende
Lo stuolo malnato.
La vittima regia.
O instabile sorte!
Ma d'una Regina
La barbara morte
All'Anglia fia sempre
D'infamia e rossor.

(Entra Anna.)

SCENA VII

N 17: Gran Scena a Preghiera

FAMIGLIARI
Anna!

ANNA
Qui più sommessi favellate.

FAMIGLIARI
La misera dov'è?

ANNA
Mesta, abbatuta, ella s'avanza.
Deh! col vostro duolo
Non aggravate il suo dolor.

FAMIGLIARI
Tacciamo.

(Entrano Maria vestita di nero, in gran pompa, ornata della sua corona, e Talbot.)

SCENA VIII

MARIA (ai famigliari)
Io vi rivedo alfin.

ANNA, FAMIGLIARI
Noi ti perdiamo!

MARIA
Vita miglior godrò.

FAMIGLIARI
Ah!

MARIA
Vita miglior, sì, godrò.
Contenta io volo all'amplesso di Dio,
Ma voi fuggite questa terra d'affanni.

FAMIGLIARI
Il duol ci sprezza il cor!

MARIA
Deh! non piangete!
Anna, tu sola resti,
Tu che sei la più cara,
Eccoti un lino di lagrime bagnato;
Agli occhi miei farai lugubre benda,
Allor che spenti saran per sempre al giorno.
Ma voi piangete ancor?
Meco vi unite, miei fidi,
E al ciel clemente
L'estrema prece alziam devota e ardente.

Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
Odi, o benefico Dio di pietà.
All'ombra accoglimi del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha.

ANNA, FAMIGLIARI
Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
Odi, o benefico Dio di pietà.
All'ombra accoglila del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha.

MARIA
Ah! sì ... Dio!
Fra l'ali accoglimi del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha.

ANNA, FAMIGLIARI
Fra l'ali accoglila del tuo perdono,
Altro ricovero il cor non ha.

MARIA
È vano il pianto, il ciel m'aita.

ANNA, FAMIGLIARI
Scorda l'incauto della tua vita.

MARIA
Ah!

ANNA, FAMIGLIARI
Tolta al dolore, tolta agli affanni,
Benigno il cielo ti perdonò.

MARIA
Tolta al dolore, tolta agli affanni,
D'eterno amore mi pascerò.

ANNA, FAMIGLIARI
Distendi un velo su' corsi affanni,
Benigno il cielo ti perdonò.

MARIA
Dio! ah! sì!
D'eterno amore mi pascerò.
Mi perdonò.

ANNA, FAMIGLIARI
O Dio! Pietà! Ah, pietà!
Beningno il cielo ti perdonò.

(Si ode nel castello il primo sparo del cannone.)

N 18: Aria del supplizio

FAMIGLIARI
O colpo!

SCENA IX

(Si apre la porta in fondo, e lascia vedere una scala grande, alla di cui vetta sono le guardie e gli ufficiali di giustizia con fiaccole. Cecil viene dalla scala.)

CECIL
È gia vicino del tuo morir l'istante.
Elisabetta vuol che sia paga ogni tua brama.
Parla.

MARIA
Da lei tanta pietà non isperai.
Lieve favor ti chiedo.
Anna i miei passa al palco scorga.

CECIL
Ella verrà.

MARIA
Se accolta hai la prece primiera,
Ah! altra ne ascolta.

D'un cor che muore reca il perdono
A chi m'offese, mi condannò.
Dille che lieta resti sul trono,
Che i suoi bei giorni non turberò.
Sulla Bretagna, sulla sua vita,
Favor celeste implorerò.
Ah! dal rimorso non sia punita;
Tutto col sangue cancellerò.
Ah! d'un cor che muore reca il perdon,
Ah! dal rimorso non sia punita,
Tutto col sangue cancellerò.

ANNA, TALBOT, FAMIGLIARI
Scure tiranna! Tronchi una vita
Che di dolcezze ci ricolmò.

CECIL
La sua baldanza restò punita;
Fra noi la pace tornar vedrò.

SCENA ULTIMA

Leicester e detti, poi lo sceriffo e gli uffiziali di giustizia.

TALBOT
Giunge il Conte.

MARIA
Ah! a quale ei viene lugubre scena.

LEICESTER (a Maria)
Io ti rivedo.
Perduta, opressa da ingiuste pene,
Vicina a morte ...

MARIA
Frena, frena il dolor!
Addio per sempre!

CECIL
Si avanza l'ora.

LEICESTER
Ah, che non posso lasciarti ancora.

CECIL
Si avanza l'ora.

LEICESTER (a Cecil che vuole allontanarlo da Maria)
Scostati, o vile!

MARIA
Taci!

LEICESTER
Tremate! Iniqui tutti!
Temete un Dio
Dell'innocenza vendicator!

MARIA
Te stesso perdi!

(Secondo scoppio di cannone. Scendo lo sceriffo col suo seguito di uffiziale e circondano Maria.)

FAMIGLIARI
Ah! Perchè non posso nel sangue mio
Spegnere il cieco vostro furor!

CECIL
È l'ora!

LEICESTER (a Cecil)
Vile!

MARIA (a Leicester)
Roberto! Roberto! Ascolta!
(Si appoggia al braccio di Leicester.)
Ah! se un giorno da queste ritorte
Il tuo braccio involarmi dovea,
Or mi guidi a morire da forte
Per estremo conforto d'amor.
E il mio sangue innocente versato
Plachi l'ira del cielo sdegnato,
Non richiami sull'Anglia spergiura
Il flagello d'un dio punitor.

LEICESTER, TALBOT, ANNA, FAMIGLIARI
Quali accenti! Qual truce sventura! Ah!

CECIL
Or dell'Anglia la pace è sicura, sì!

MARIA
Anna, addio! Roberto, addio!
Ah! se un giorno da queste ritorte, ecc

(Terzo scoppio di cannone. Sulla scala comparisce il carnefice colla scure e quattro suoi assistenti vestiti di rosso.)

TALBOT, ANNA, LEICESTER, FAMIGLIARI
Innocente, infamata, ella muor.

CECIL
Or dell'Anglia la pace è sicura,
La nemica del regno già muor.

(Maria sorretta da Talbot e circondata dalle guardie, si avvia pel fondo. Leicester si copre il volto colle mani.)

FINE dell'OPERA



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Monday, 08-Dec-2003 21:34:45 PST