Maria Stuarda

Atto Secondo



Parco di Forteringa. Ambo i lati sono folti di alberi, il mezzo si apre in una vasta veduta che confina col mare.

Maria esce correndo dal bosco. Anna la segue più lento; le guardie sono a vista degli spettatori.

SCENA I

N 6: Scena e Cavatina

ANNA
Allenta il piè, Regina.

MARIA
E chè! Non ami chè ad insolita gioia
Il seno io schiuda?
Non vedi? Il carcer mio è il cielo aperto.
Io lo vagheggio! Oh! cara la voluttà
Che mi circonda!

ANNA
Il duolo, il duolo
Sai che ti attende in quelle mura?

MARIA
Guarda: sui prati appare
Odorosetta e bella
La famiglia de' fiori
E a me, sì, a me sorride,
E il zeffiro, che torna
Da' bei lidi di Francia,
Ch'io gioisca mi dice
Come alla prima gioventù felice.

O nube! che lieve per l'aria ti aggiri,
Tu reca il mio affetto, tu reca i sospiri
Al suolo beato che un dì mi nudrì.
Deh! scendi cortese, mi accogli sui vanni,
Mi rendi alla Francia, m'invola agli affanni!
Ma cruda la nube pur essa fuggì
Al suolo beato che un dì mi nudrì.

(Da lontano si ode il suono di trombe.)

Qual suono!

CACCIATORI (da dentro)
Al bosco, alla caccia!
Il cervo si affaccia
Dal colle muscoso,
Poi fugge scherzoso
Del rivo alle sponde:
Si specchia nell'onde;
Correte veloci
Quel cervo a ferir.

MARIA
Quai voci!

ANNA
Parmi il segno di caccia reale!

MARIA
S'avvicinano i suoni ...
I destrieri ...

CACCIATORI
La Regina!

MARIA
Ah! Qual nome fatale!

ANNA
La tiranna pel parco sen va.

MARIA
Nella pace del mesto riposo
Vuol colpirmi di nuovo spavento.
Io la chiesi, e vederla non oso,
Tal coraggio non sento!
Resti, resti sul trono adorata,
Il suo sguardo da me sia lontan,
Troppo, troppo, son io disprezzata;
Tace in tutti per me la pietà.

ANNA
Ella giunge.
Fuggiamo, fuggiamo.

MARIA
Fuggiamo; contenersi il mio core non sa.

ANNA
Contenersi il suo core non sa, no!

MARIA
Ah, sì! Nella pace del mesto riposo, ecc

SCENA II

N 7: Scena e Duetto

(Entra Leicester.)

MARIA
Ah! non m'inganna la gioia!
Roberto sei tu? sei tu?

LEICESTER
Qui viene chi t'adora
A spezzar le tue catene.

MARIA
Libera alfin sarò dal carcer mio?
Libera? e tua per sempre?
Appena il crede l'agitato mio cor.

LEICESTER
Qui volge il piede Elisabetta,
Al suo real decoro
Di pretesto è la caccia.
Ove ti mostri a lei sommessa ...

MARIA
A lei sommessa?

LEICESTER
Oggi lo dei.

MARIA
Oh ciel! Che ascolto? Che ascolto?
Toglimi a vista sì funesta!
(Vuol ritrarsi.)

LEICESTER
Se m'ami, deh! ti arresta.

MARIA
E deggio?

LEICESTER
Tu dei sperar.

MARIA
Da tutti abbandonata,
In preda a rio dolore,
Oppressa, desolata,
Nulla sperar sa il core.
Fui condannata al pianto,
A sempre sospirar;
L'affetto tuo soltanto
Può i mali miei calmar.

LEICESTER
No: diffidar non dei;
Ella è poi grande in soglio ...

MARIA
Che sperar?

LEICESTER
... Restava il cor di lei
Commosso dal tuo foglio ...

MARIA
Che mai dici?

LEICESTER
... E su quel ciglio io vidi ...

MARIA
Oh ciel!

LEICESTER
... La lagrima spuntar.

MARIA
Ah!

LEICESTER
Se m'odi, e in me t'affidi ...

MARIA
Che sperar?

LEICESTER
... Tutto vedrai cangiar.

MARIA
Da tutti abbandonata, ecc

LEICESTER
E su quel ciglio io vidi, ecc

MARIA
Del suo core, del suo cor
Convinta io sono!

LEICESTER
Pur pietà, pur pietà
Vi alberga spesso.

MARIA
Non per chi la adombra un trono!

LEICESTER
No, tu dici? E allora io stesso,
S'ella è sorda ai prieghi tuoi
Io vendetta ne farò.

MARIA
Che favelli! Che far puoi?
Per me esporti! Ah, ch'io nol vò.

LEICESTER
Ah! sì, farò.

MARIA
Ah! Se il mio cor tremò giammai
Della morte al crudo aspetto,
Non far sì che sia costretto
A tremare pe' tuoi dì.
Solo io volli e sol cercai
Di vederti e fido e grato;
Per te spero che il mio stato
Non sia misero così.

LEICESTER
Sì, la fè, l'onor ne impegno;
E il mio cor che t'ama il giura.
Sorgerai dalla sventura
Che ogni gloria ti rapì.
E se allor non t'offro un regno,
Nè la destra di un sovrano
Potrò offrirti almen la mano
Che le tue prigioni aprì.

MARIA
Non esporti.

LEICESTER
Il giuro sorgerai dalla sventura.

MARIA
Ah! no!

LEICESTER
Sì, la fè.

MARIA
Ah! ch'io nol vò.

LEICESTER
L'onore ... ne impegno ...

MARIA
Ah! non far ch'io sia costretta
A tremar pe' giorni tuoi.

LEICESTER
Sì, la fè, l'onor ne impegno
Sorgerai dalla sventura.

MARIA
Solo io volli e sol cercai, ecc

LEICESTER
Ah! potrò offrirti almen la mano, ecc

(Maria parte, Leicester va frettolosamente all'incontro di Elisabetta che entra.)

SCENA III

N 8: Scena

ELISABETTA
Qual loco è questo?

LEICESTER
Forteringa.

ELISABETTA
O Conte! Dove mi scorgi?

LEICESTER
Non dubbiar;
Maria sarà in breve guidata al tuo cospetto
Dal saggio Talbo.

ELISABETTA
A qual per te discendo sacrifizio!
Lo vedi?
Discosta i cacciatori
Da' contigui viali;
È troppo ingombro di popolo il sentier.

(Ad un cenno di Leicester si scostano i cacciatori, e i cortigiani si radunano in vari gruppi nel fondo della scena.)

CECIL (ad Elisabetta)
Vedi, Regina, come l'Anglia ti adora.
Ah! tu lo sai quel capo ella ti chiede.

ELISABETTA
Taci.

LEICESTER (ad Elisabetta)
Deh! ti rammenta
Che a dar conforto
Alla dolente vita di una sorelli
Io ti guidai.
La mano che di squallor la cinse
Al contento primier
Può ridonarla.

ELISABETTA
(Io l'abborro!
Ei non fa che rammentarla.)

(Entra Maria condotta da Talbot ed Anna.)

SCENA IV<

TALBOT
Vieni.

MARIA
Deh! mi lascia.
Al mio asil mi riconduci.

ELISABETTA, LEICESTER, CECIL, TALBOT
Eccola.

MARIA (ad Anna)
Oh Dio!

N 9: Sestetto

ELISABETTA
È sempre la stessa -
Superba, orgogliosa;
Coll'alma fastosa
M'inspira furor;
Ma tace; sta oppressa
Da giusto terror.

MARIA
Sul viso sta impressa
Di quella tiranna
La truce condanna,
Il fiero livor.
Quest'anima è oppressa
Da crudo timor.

TALBOT
Almeno tacesse
Nel seno reale
Quell'ira fatale
Quel cieco furore
Che barbaro oppresse
Un giglio d'amor.

ANNA
Nell'alma ho impressa
La tema funesta.
Oh! quale si appresta
Cimento a quel cor!
Ciel! Ciel! salva l'oppressa
Da nuovo rancor.

LEICESTER
La misera ha impressi
In volto gli affanni
Nè gli astri tiranni
Si placano ancor.
Salvarla potessi
Da tanto dolor.

CECIL
Vendetta repressa
Scoppiare già sento,
Nel fiero cimento
Mi palpita il cor.
Fia vittima oppressa
Di eterno dolor.

N 10: Dialogo delle due Regine

LEICESTER (ad Elisabetta)
Deh! l'accogli.

ELISABETTA (a Leicester)
Sfuggirla vorrei.

TALBOT (a Maria)
Non sostarti.

MARIA (a Talbot)
L'abisso ho vicino.

ELISABETTA (a Leicester)
Troppo altera.

LEICESTER (ad Elisabetta)
Da un crudo destino
Avvilita dinanzi ti sta.

MARIA (va ritrosa ad inginocchiarsi innanzi ad Elisabetta)
Morta al mondo, e morta al trono,
Al tuo piè son io prostrata.
Solo imploro il tuo perdono:
Non mostrarti inesorata.
Ah! sorella, omai ti basti,
Quanto oltraggio a me recasti!
Deh! solleva un'infelice
Che riposa sul tuo cor.

CECIL (ad Elisabetta)
Non dar fè, te ne scongiuro,
A quel labbro mentitor.

ELISABETTA (a Maria)
No, quel loco a te si addice;
Nella polvere e nel rossor.

MARIA
(Sofferenza.)
(ad Elisabetta)
E a me si fiera
Chi ti rende?

ELISABETTA
Chi? Tu stessa;
L'alma tua, quell'alma altera,
Vile, iniqua ...

MARIA
(E il soffrirò? e il soffrirò?)

ELISABETTA
Va, lo chiedi, o sciagurata,
Al tuo talamo tradito,
Ed all'ombra invendicata
Di quel misero marito;
Al tuo braccio, all'empio core
Che tra' vezzi dell'amore
Sol delitti e tradimenti,
Solo insidie macchinò.

MARIA (a Leicester)
Ah! Roberto!
Più resistere non so.

LEICESTER (a Maria)
O Dio! che tenti?

CECIL (ad Elisabetta)
Ah! non dar fè, te ne scongiuro
A quel labbro mentitor.

LEICESTER (a Maria)
Chiama in sen la tua constanza!
Qualche speme ancor ti avanza.
Non ti costi onore e vita
Una grazia a te impartita,
Un favor che al nostro affetto
Tante volte il ciel negò.

ELISABETTA
Quali accenti al mio cospetto!
Parla, o Conte.

LEICESTER
E che dirò?

ELISABETTA
Ov'è mai di amor l'incanto,
E quel volto amabil tanto?
Se a lodarlo ognun si accese
A favori un premio rese;
Ma sul capo di Stuarda
Onta eterna ripiombò.

MARIA
Ah, che sento!
Più resistere non so.
Ah! Roberto!
Più resistere non so!

LEICESTER
O Dio, ti frena!

MARIA
Quale insulto!
O ria beffarda!

ELISABETTA (a Maria)
Quali accenti! Trema, trema!

ANNA, LEICESTER, TALBOT (a Maria)
Che favelli! Taci, deh! taci!

CECIL (a Maria)
Trema, trema!

MARIA
Ah! no, no!

Figlia impura di Bolena,
Parli tu di disonore?
Meretrice indegna e oscena,
In te cada il mio rossore.
Profanato è il soglio inglese,
Vil bastarda, dal tuo piè!

ELISABETTA
Guardie, olà!

(Entrano i soldati.)

ANNA, LEICESTER, TALBOT
Quali accenti! Ella delira!
Giusto ciel! Perduta ell'è!

CECIL, CORTIGIANI
Quali accenti! Ella delira!
Speme più per lei non v'è!

N 11: Stretta finale

ELISABETTA (a Maria)
Va, preparati, furente,
A soffrir l'estremo fato:
Sul tuo capo abbominato
La vergogna spergerò.
(alle guardie)
Trascinate la furente
Che se stessa condannò!

CECIL
Dell'audace il ciel possente
La vendetta omai segnò!

MARIA
Grazie, o cielo! Alfin respiro.
Dai miei sguardi ell'è fuggita.
Al mio piè restò avvilita,
La sua luce si oscurò!

ANNA, TALBOT
Quali accenti! Sventurata!
Tu offendesti Elisabetta!
Forse, ah, forse la vendetta
All'offesa destinò (preparò)!

LEICESTER
Ah! ti perdo, o sconsigliata,
Quando salvarti bramai.
Quando fido a te tornai
Il destin ci fulminò.

CORTIGIANI
Dal supplizio l'onta estrema
La Regina a te serbò.
Sì, taci, vieni, trema, trema,
Ogni speme si ecclissò.

TALBOT (a Leicester)
Leicester vieni,
Non ti senta Elisabetta.

MARIA, LEICESTER
Addio! Per sempre!

ANNA
Deh taci! Ah, vieni!

ELISABETTA (alle guardie)
Olà! ... Trascinatela!

(Le guardie si avanzano per trascinare Maria.)

ELISABETTA (a Maria)
Nella scure che ti aspetta
Troverai la mia vendetta.
(alle guardie)
Transcinate la furente
Che se stessa condannò.

MARIA (Vedendo circondata dalle guardie, ripiglia con entusiasmo crescente.)
Or guidatemi alla morte:
Sfiderò l'estrema sorte.
Di trionfo un sol momento
Ogni affanno compensò.

LEICESTER
Ah! ti perdo sconsigliata, ecc
Quando fido a te tornai
Il destin ci fulminò.
Per sempre ci lasciò.

ANNA, TALBOT
Quali accenti! Sventurata! ecc
Ah! qual dai tormeti
A chi salva ti bramò.

CORTIGIANI
Del supplizio l'onta estrema, ecc

CECIL
Dell'audace il Ciel possente
La vendetta omai segnò.




Main pages: [ Libretto | Opera | Composer | OperaGlass]

Monday, 08-Dec-2003 21:34:43 PST