Lucrezia Borgia

Prologo



Scena I

Terrazzo nel palazzo Grimani in Venezia

(Festa di notte. Alcune maschere attraversano di tratto in tratto il teatro. Dai due lati del terrazzo si vede il palagio splendidamente illuminato: in fondo il canale della Giudecca, sul quale si veggono a passare ad intervalli nelle tenebre alcune gondole; in lontano Venezia al chiaror della luna.)

GAZELLA
Bella Venezia!

PETRUCCI
Amabile!

GAZELLA E PETRUCCI
D'ogni piacer soggiorno!

ORSINI
Men die sue notti è limpido
D'ogn' altro cielo il giorno.

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Bella Venezia! amabile!
D'ogni piacer soggiorno!
Men di sue notti è limpido
D'ogn' altro cielo il giorno.
(Corron d'ogni parte a veder le dame e le maschere che passeggiano.)
E l'orator Grimani
Noi seguirem domani:
Tali avrem mai
Tali delizie in rive al Po?

GUBETTA (inoltrandosi)
Le avrem.
D'Alfonso è splendida, lieta la Corte assai ...
Lucrezia Borgia ...

GLI ALTRI E CORO
Acquetati ... non la nomar giammai.

VITELLOZZO
Nome esecreto è questo.

LIVORETTI
La Borgia ... io la detesto ...

TUTTI E CORO
Chi le sue colpe intendere,
E non odiarla può?

ORSINI
Io più di tutti. Uditemi ...
(Tutti si accostano.)
Un veglio ... un indovino ...

GENNARO
Novellator perpetuo esser vuoi dunque Orsino?

LIVORETTO, VITELLOZZO, GUBETTA, PETRUCCI E GAZELLA
Taci.

GENNARO
Lucrezia Borgia pace:
Udir di lei mi spiace ...

LIVORETTO, VITELLOZZO, GUBETTA, PETRUCCI E GAZELLA
Taci, non l'interrompere; breve il suo dir sarà.

GENNARO
Io dormirò ... destatemi quando finito avrà.
(Gennaro si adagia, e a poco a poco si addormentata.)

ORSINI
Uditemi.

Nella fatal di Rimini e memorabil guerra,
Ferito e quasi esanime io mio giaceva a terra ...
Gennaro a me soccorse,
Il suo destin mi porse,
E in solitario bosco mi trasse e mi salvò.

GLI ALTRI E CORO
La sua virtù consco, la sua pietade io so.

ORSINI
Là nella notte tacita, lena pigliando e speme,
Giurammo insiem di vivere e di morire insieme.
"E insiem morrete,"
Voce gridò sonora:
E un veglio in veste nera gigante a noi s'offrì.

GLI ALTRI E CORO
Cielo!

ORSINI
"Fuggite i Borgia, o giovani," ei proseguì più forte ...

GLI ALTRI E CORO
Qual mago egl'era ...

ORSINI
"Odio alla rea Lucrezia ... dov'è Lucrezia è morte" ...

GLI ALTRI E CORO
... per profetar così?

ORSINI
Sparve ciò detto: e il vento
In suono di lamento
Quel nome ch'io detesto
Tre volte replicò!

GLI ALTRI E CORO
Rio viticino è questo.
Ma fede puoi dargli?
No, no, no, no!

CORO
Senti. La danza invitaci.
Bondo a sì triste immagini ...
Passiam la notte in gioja.
Assia quell'empia femmina
Ne diè tormento e noja.

ORSINI
Fede a fallci oroscopi l'anima mia non presta.
Non presta fe', no, no, no, no.
Ma pur, mio malgrado, un palpito sovvenir mi desta.
Spesso dovunque movo,
Quel vegliardo trovo,
Dovunque movo,
Quella minaccia orribile parmi la notte udir.
Te, mio Gennaro, invidio, che puoi così dormir.

GLI ALTRI E CORO
Finchè il Leon temuto
Ne porge asilo e ajuto,
Il Leon temuto,
L'arti e il furor de' Borgia
Non ci potran colpir, no, no.
Vieni, la danza invitaci ...
Lasciam costui dormir.
(Partono tutti, traendo Orsini.)


Scena II

(Approda una gondola: n'esce una dama mashcerata. È Lucrezia: s'inoltra guardinga. Vede Gennaro addormentato e s'appressa a lui contemplandolo con piacere e rispetto. Gubetta le va incontro.)

LUCREZIA
Tranquillo ei posa . . .
Oh sian così tranquille
Le sue notti sempre!
E mai provar non debba
Qual delle notti mie,
Quant'è il tormento!
(a Gubetta)
Sei tu?

GUBETTA
Son io. Pavento che alcun vi scopra:
Ai giorni vostri, è vero, scudo è Venezia;
Ma vietar non puote che conosciuta non v'insulti alcuno.

LUCREZIA
E insultata sarei! m'abborre ognuno!
Pur, per sì trista sorte nata io non era ...
Oh! potess'io far tanto che il passato non fosse,
E in un cor solo destare un senso di pietade e amore
Che invano al mondo in mia grandezza io chiedo!
Quel giovin vedi?

GUBETTA
Il vedo, e da più dì lo seguo,
E indarno tento scoprir l'arcano che per lui vi tragge
Da Ferrara a Venezia in tanta ambascia ...

LUCREZIA
Tu scoprirlo! Nol puoi! Seco mia lascia.

(Gubetta parte.)


Scena III

(Mentre Lucrezia si avvicina a Gennaro non si accorge di due uomini mascherati che passano dal fondo, e si fermano in disparte.)

LUCREZIA (guardandolo con affetto)
Com'è bello! Quale incanto
In quel volto onesto e altero!
No, giammai leggiadro tanto
Non sel pinse il mio pensiero.
L'alma mia di gioia è piena,
Or che alfin lo può mirar ...
Ma risparmia, o ciel, la pena
Ch'ei debba un dì sprezzar.
Se il destassi? ... No: non oso,
Nè scoprire il mio sembiante:
Pure il ciglio lagrimoso
Terger debbo un solo istante.
(Lucrezia si toglie la maschera e si asciuga le lagrime.)

DUCA (indietro mascherato)
(Vedi? è dessa.)

RUSTIGHELLO
(È dessa ... è vero.)

DUCA
(Chi è il garzone?)

RUSTIGHELLO
(Un venturiero.)

DUCA
(Non ha patria?)

RUSTIGHELLO
(Nè parenti; ma è guerrier fra i più valenti.)

DUCA
(Di condurlo adopra ogn' arte a Ferrara il mio poter.)

RUSTIGHELLO
(Con Grimani all'alba ei parte,
Ei previene il tuo pensier.)

LUCREZIA
Mentre geme il cor sommesso,
Mentre piango a te d'appresso,
Dormi e sogna, o dolce ogetto,
Sol di gioia e di diletto,
Ed un angiol tutelare
Non ti desti che al piacer!
Ah! triste notti e veglie amare
Debbo sola sostener
Gioie sogna, ed un angiol
Non ti desti che al piacer!

(I due mascherati partono. Lucrezia si avvicina a baciare la mano a Gennaro. Gennaro si desta e affetta Lucrezia per la braccia.)

Ciel!

GENNARO
Che vegg'io?

LUCREZIA
Lasciatemi.

GENNARO
No, no, gentil signora.

LUCREZIA
Lasciatemi.

GENNARO (trattendola)
No, per mia fede.

LUCREZIA
Ah! lasciatemi.

GENNARO
No, per mia fede!
Ch'io vi contempla ancora!
Leggiadra, amabil siete;
Nè paventar dovete
Che ingrato ed insensibile
Per voi si trovi un cor.

LUCREZIA
Gennaro! e fia possibile
Che a me tu porti amor?

GENNARO
Qual dubbio è il vostro?

LUCREZIA
Ah! dimmelo.

GENNARO
Sì quanto lice, io v'amo.

LUCREZIA
(Oh gioja! ... )

GENNARO (incerto)
V'a ... v'a ...
(deciso)
Eppure, uditemi ... esser verace io bramo,
Sì, io bramo.
Avvi un più caro oggetto,
Cui nutro immenso affetto.

LUCREZIA
E ti è di me più caro?

GENNARO
Sì.

LUCREZIA
Chi è mai?

GENNARO
Mia madre ell'è.

LUCREZIA
Tua madre! ...

GENNARO
Sì.

LUCREZIA
Tua madre! ... Oh mio Gennaro! tu l'ami?

GENNARO
Al par di me.

LUCREZIA
Ed ella?

GENNARO
Ah! compiangetemi: io non la vidi mai.

LUCREZIA
Ma, come? ...

GENNARO
È funesta istoria, che sempre altrui celati,
Ma son da ignoto instinto
A dirla a voi sospinto;
Alma cortese e bella ...

LUCREZIA
(Tenero cor!)

GENNARO
... nel vostro volto appar.

LUCREZIA
Ah! favella, favella ...
Tutto mi puoi narrar.

GENNARO
Di pescatore ignobile esser figliuol credei,
E seco oscuri in Napoli vissi i prim' anni miei.
Quando un guerriero incognito venne d'inganno e trarmi;
Mi diè cavallo ed armi,
E un foglio a me lasciò.

LUCREZIA
Ebben?

GENNARO
Era mia madre, ahi misera! mia madre che scrivea ...
Di rio possente vittima per sè, per me temea;
Di non parlar, nè chiedere il nome suo qual era
Calda mi fe' preghiera,
Ed obbedita io l'ho.

LUCREZIA (si asciuga le lagrime)
E il foglio suo?

GENNARO
Miratelo: mai dal mio cor si parte.

LUCREZIA
Oh! quante amare lagrime forse in vergarlo ha sparte!

GENNARO
Ed io, signora, oh quanto su quelle cifre ho pianto!
Ma che? voi pur piangete?

LUCREZIA
Ah sì.

GENNARO
Piangete?

LUCREZIA
Per lei ... per te ...

GENNARO
Per me? ...

LUCREZIA
Per te.

GENNARO
Piangete per me?
Alma gentil voi siete, amor più cara a me.

LUCREZIA
Ama tua madre, e tenero semptre per lei ti serba ...
Prega che l'ira plachisi della sua sorte acerba ...
Prega che un giorno stringere ella ti possa al cor.

GENNARO
L'amo, sì, l'amo, e sembrami vederla in ogni oggetto ...
Una soave immagine me n'ho formato in petto;
Seco, dormente o vigile, seco favello ognor.

LUCREZIA
(Tenero cor!)

GENNARO
Alma gentil voi siete, più cara a me.

LUCREZIA
Ah! Ama tua madre, e tenero ...

GENNARO
L'amo ...

LUCREZIA
... sempre per lei ti serba ...

GENNARO
... sempre ...

LUCREZIA
... Prega che l'ira plachisi della sua sorte acerba.

GENNARO
Sì.

LUCREZIA
Prega che un giorno stringere ella ti possa al cor, ecc

GENNARO
Una soave immagine, ecc

(Si avvicinano da varie parti le maschere: escono paggi con torcie, che accompagnano dami e cavalieri.)

LUCREZIA
Gente appressa ... io ti lascio.

GENNARO (trattendola)
Ah! fermate, fermate.

ORSINI (riconosce Lucrezia, l'addita ai compagni)
Che mai veggo?

LUCREZIA
M'è forza lasciarti.

GENNARO
Deh! chi siete almen dirmi degnate.

LUCREZIA
Tal che t'ama, ...

GENNARO
Chi siete? ...

LUCREZIA
... e sua vita è l'amarti.

GENNARO
Chi siete?

ORSINI (avanzandosi)
Io dirollo ...

LUCREZIA (si copra colla maschera il volto e vuole allontanarsi)
Gran Dio!

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA (opponendosi)
Non partite.
(riconducendola)
Forza è udirne.

LUCREZIA
Gennaro! ...

GENNARO
Che ardite?
S'avvi alcun d'insultarla è capace,
Di Gennaro più amico non è.

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Chi siam noi sol chiarirla ne piace, ...

LUCREZIA
(Oh cimento!)

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
... e poi fugga da te.

LUCREZIA
(Oh cimento!)

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Forza è udirne.

GENNARO
Favelaate.

ORSINI
Maffio Orsini, signora, son io,
Cui svenaste il dormente fratello.

VITELLOZZO
Io Vitelli, cui feste lo zio
Trucidar nel rapito castello.

LIVORETTO
Io nipote d'Appiano tradito,
Da voi spento infame convito.

GENNARO
(Ciel! che ascolto!)

PETRUCCI
Io Petrucci del Conte cugino ...

LUCREZIA
(Oh! malvagia mia sorte!)

PETRUCCI
... Cui toglieste di Siena il domino.

CORO
Qual rea donna!

GAZELLA
Io congiunto d'oppresso consorte,
Che faceste nel Tebro perir.

LUCREZIA
(Ciel! ove fuggo? che fare, che dir?
Malvagia mia sorte!)

GENNARO
(Oh ciel! ohimè! ah! che ascolto, giusto ciel!
Oh ciel! che far, che far?)

ORSINI
Maffio Orsini, signora, so io, sì, son io.

VITELLOZZO
Io Vitelli, signora, son io, sì, son io Vitelli.

PETRUCCI E GAZELLA
Sì, siam noi, siamo noi.

LIVORETTO
Io nipote d'Appiano, sì son io.

CORO
Ah! Cielo! Qual rea donna!

GENNARO
(Oh ciel! che ascolto!)

LUCREZIA
(Malvagia mia sorte!)
(piange)

CORO
Va, rea donna, va, va, va!

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Or che a lei l'esser nostro è palese, odi il suo.

GENNARO E CORO
Dite, dite.

LUCREZIA
Ah! pietade! ah! pietade! ...

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Odi il suo ...

LUCREZIA
No. Ah!

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Ella è donna che infame si rese,
Che l'orrore sarà d'ogni etade ...

LUCREZIA
Grazia! grazia!

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Ella è donna venefica, impura, vilipese,
Oltraggiò la natura.

LUCREZIA
Ah! Gennaro! ...

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Com'è odiata è temuta del paro, ...

GENNARO
Questa donna?

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Chè possente il destino la fè.

GENNARO
Ah! ma chi è mai?

LUCREZIA (in ginocchio)
Non udirli, Gennaro!

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Chi? Vuoi saperlo?

GENNARO
Sì, chi è mai? ...

LUCREZIA
Per pietà, non udirli!

GENNARO
Ah! lo dite.

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Com'è odiata è temuta del paro, ecc

GENNARO
Ma chi è? dite, dite, ecc

LUCREZIA
No, no, ah! grazia! non udirli, ecc

GENNARO
Ma chi è mai?

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI, GAZELLA E CORO (strappando la maschera di Lucrezia)
È la Borgia ...

GENNARO
Dio! ...

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI, GAZELLA E CORO
Ravvisala.

GENNARO
Va, va, va.

LUCREZIA
Ah!

(Segue Gennaro, tenendola per le ginocchia. Tutti fuggono.)




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Monday, 08-Dec-2003 21:35:12 PST