Lucrezia Borgia

Atto Primo



Scena I

Una piazza di Ferrara. Da un lato palazzo con verone, sotto al quale uno stemma di marmo, ove è scritto con caratteri visibili di rame dorato: BORGIA. Dall'altro piccola casa coll'uscio sulla strada, le cui finestre sono illuminate di dento. Notte.

DUCA
Nel veneto corteggio lo ravvisasti?

RUSTIGHELLO
E megli posi al fianco,
E lo seguii come se l'ombra
Io fossi del corpo suo.
(Addita la casa di Gennaro.)
Quello è il suo tetto.

DUCA
Quello?
Appo il ducale ostello
Lucrezia il volle!

RUSTIGHELLO
E in esso ancora il vuole,
Se non m'inganna di quel vil Gubetta
L'ira e il redir, e lo spiar furtivo.

DUCA
Entrava ei puote, non ne uscir mai vivo.
(Odesi voci e suoni della casa di Gennaro.)
Odi?

RUSTIGHELLO
Gli amici in festa ...

CORO
Viva! Evviva!

RUSTIGHELLO
... tutta la notte accoglieva in quelle porte il giovin folle.

CORO
Viva! viva!

RUSTIGHELLO
Separarsi all'alba han per costume.

DUCA
E l'ultim' alba è questa che al temerar io splende;
L'ultimo addio che dagli amici ei prende.

CORO
Viva! evviva!

DUCA
Vieni: la mia vendetta
È mediatata e pronta;
Ei l'assicura e affretta
Col cieco suo fidar.

RUSTIGHELLO
Ma se l'altier Grmani
Là si recasse ad onto?

DUCA
Mai per cotesti insani
Me non vorrà sfidar,
No, no.

Qualunque sia l'evento
Che può recar fortuna,
Nemico non pavento
L'altero ambasciator.
Non sempre chiusa ai popoli
Fu la fatal Laguna,
Non sempre fu la fatal Laguna, no:
Ad oltraggiato principe
Aprir si puote ancor.

(I suoni della casa di Gennaro si fan più vicini, si spengono i lumi.)

RUSTIGHELLO
Tutta la notte in festa.

DUCA
E l'ultima sarà.

RUSTIGHELLO
L'ultimo addio sarà.

DUCA
Sì. Qualunque sia l'evento, ecc


Scena II

(Escono tutti lieti dalla casa di Gennaro. Egli solo è pensoso. Gubetta si fa vedere in disparte.)

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Addio, Gennaro.

GENNARO (con serietà)
Addio, nobili amici.

ORSINI
Ma che? ... deggio sì mesto mirarti ognor? ...

GENNARO
Mesto non già.
(Potessi, se non vederti, almen giovarti, o madre!)

ORSINI
Mille beltà leggiadre saran stassera al genial festino,
Cui la gentil m'invita principessa Negroni.
Ove qualcuno obliato avess'ella.
A me lo dica: di riparar l'errore è pensier mio.

TUTTI MENO GENNARO
Tutti fummo invitati.

GUBETTA (avanzandosi)
E il sono anch'io.

LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Oh! il signor Beverana!

(Tutti gli vanno incontro, tranne Gennaro e Orsini.)

GENNARO (a Orsini)
Da per tutto è costui!
Già da gran tempo m'è sospetto ...

ORSINI
Oh, non temer: uom lieto, e qual siam tutti,
Una sventato è desso.

VITELLOZZO
Or via! così dimesso
Io non ti vo', Gennaro.

LIVORETTO
Ammaliato t'avria forse la Borgia? ...

GENNARO
E ognor di lei
V'udrò parlarmi? Giuro al cielo, signori,
Scherzi non voglio. Uomo non v'ha
Che abborra al par di me costei.

PETRUCCI
Tacete. È quello il suo palagio.

GENNARO
E il sia. Stampari e in fronte vorrei l'infamia,
Che a stampar son pronto su quelle mura
Dov'è scritto "Borgia".
(Sale un gradino, e colla punta del pugnale fa sltar via il "B" del "Borgia".)

LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Che fai?

GENNARO
Leggete adesso.

ORSINI, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZZELLA
Oh diaman! Orgia!

GUBETTA
Una facezia è questa,
Che può costar domani ben cara a molti.

GENNARO
Ove del reo si chieda,
Me stesso a palessar pronto son io.

(Si vedono indietro due uomini vestiti di nero.)

ORSINI
Qualcun ci osserva ... Separiamci.

TUTTI
Addio.

(Gennaro rientra in casa. Gli altri si disperdono.)


Scena III

RUSTIGHELLO
Qui che fai?

ASTOLFO
Che tu te'n vada fermo aspetto.
E tu che fai?

RUSTIGHELLO
Che tu sgombri la contrada fermo attendo.

ASTOLFO
Con chi l'hai?

RUSTIGHELLO
Con quel giovine straniero ch'ha qui stanza;
E tu con chi?

ASTOLFO
Con quel giovine straniero ...

RUSTIGHELLO
Con quel?

ASTOLFO
Che pur esso, che pur esso alberga qui.

RUSTIGHELLO
Dove il guidi?

ASTOLFO
Alla Duchessa. E tu dove?

RUSTIGHELLO
Al duco appresso.

ASTOLFO
Oh! la via ... non è istessa.

RUSTIGHELLO
Nè conduce a un fine istesso.

ASTOLFO
L'una a festa ...

RUSTIGHELLO
L'altra a morte ...

ASTOLFO E RUSTIGHELLO
Delle due qual s'aprirà?
Del più destro del più forte
Dal voler dipenderà.

(Rustighello fa un segno dal cantonte della strada: entra un drappello di scherani, i quali circondo Astolfo.)

RUSTIGHELLO E CORO
Non far motto: parti, sgombra:
Il più forte appien lo vedi.
Guai per te se appena un'ombra
Di sospetto a lui tu porgi!
Sai che un solo qui tutto regge:
Somma legge è il suo voler.

ASTOLFO
Lo so,
Ma il furor della Duchessa?

RUSTIGHELLO E CORO
Taci, e d'essa, no, non temer.
Al suo nome, alla sua fama
Fè l'audace estrema offesa.

ASTOLFO
Fè l'audace estrema offesa.

RUSTIGHELLO E CORO
Vendicarsi il Duca brama:
Impedirlo è stolta impresa.

ASTOLFO
Certo, certo, è stolta impresa.

RUSTIGHELLO E CORO
Se da saggio oprar tu vuoi,
Dûi piegare, partir, tacer.

ASTOLFO
Parto, sì, che avvenga poi ...
Vostro sia, non mio pensier.

RUSTIGHELLO E CORO
Parti, ...

ASTOLFO
Parto, sì ...

RUSTIGHELLO E CORO
... parti ...

ASTOLFO
... parto, sì ...

RUSTIGHELLO E CORO
Se da saggio oprar tu vuoi, ecc

ASTOLFO
Vostro sia, non mio pensier, ecc


Scena IV

Sala nel palazzo ducale

(Gran porta in fondo. A dritta un uscio chiuso da invetriata. A sinistra un altro uscio segreto. Tavolino nel mezzo coperto di velluto.)

DUCA
Tutti eseguisti? ...

RUSTIGHELLO
Tutto. Il prigionero qui presso attende.

DUCA
Or bada. A quella in fondo segreta sala,
Della statua a piedi dell'avol mio,
Risposti armadi schiude quest'aure a chiave.
Ivi d'argento un vaso, e un d'or vedrai:
Nella propinqua stanza ambo gli reca ...
Nè desio ti tenti dell'aureau vaso ...
Vin di Borgia è desso.
(Rustighello fa per partire.)
Attendi. All'uscio appresso
Tienti di spada armato.
Ov'io ti chiami
I vasi apporta; ov'altro cenno intendi ... col ferro accorri.

USCIERE (dalla porta)
La Duchessa.

DUCA
Affretta.

(Rustighello parte.)


Scena V

DUCA
Così turbata?

LUCREZIA
A voi mi trae vendetta.
Colpa inaudita, infame a denunziarvi io vengo.
Avvi in Ferrara chi della vostra sposa
A pien meriggio oltraggia il nome, e mutilarlo ardisce.

DUCA
M'è noto.

LUCREZIA
E nul punisce? e il soffre Alfonso in vita?

DUCA
A noi dinanzi tosto fia tratto.

LUCREZIA
Qual ei sia, pretendo che morte egl'abbia,
E al mio cospetto; e sacra ducal parola
Al vostro amor ne chiedo.

DUCA
E sacra io dolla.
(all'Usciere)
Il prigionier.

(L'Usciere parte. Si presenta Gennaro disarmato fra le guardie.)

LUCREZIA (turbata al vederlo)
(Che vedo!)

DUCA (con un sorriso)
Noto vi è desso?

LUCREZIA
(O ciel! Gennaro! Ahi qual fatalità!)

GENNARO
La vostra Altezza, o Duca, toglier mi fece
Dal mio tetto a forza da gente armata.
Chieder posso, io spero, d'ond io mertai questo rigore estremo?

DUCA
Capitano, appressate ...

LUCREZIA
(Io gelo ... io tremo.)

DUCA
Un temerario osava testè,
Dal giorno, dal ducal palagio con man profana
Cancellar l'augusto nome di Borgia
Il reo si cerca.

LUCREZIA
Il reo non è costui ...

DUCA
D'onde il sapete?

LUCREZIA (subito)
Egli era stamane altrove ...
Alcun de' suoi compagni commise il fallo.

GENNARO
Non è ver.

DUCA
L'udiste? ... Sia te sincero,
E dite se il reo voi siete ...

GENNARO
Uso a mentir non sono;
Chè dalla vita istessa più caro ho l'onor mio.
Duca Alfonso, il confesso ... il reo son io.

LUCREZIA
(Misera me! ...)

DUCA (piano a Lucrezia)
Vi diedi la mia ducal parola ...

LUCREZIA
Alcuni istanti favellarvi in segreto,
Alfonso, io bramo.
(A un cenno di Alfonso, Gennaro è condotto via.)
(Deh! secondami o ciel!)


Scena VI

DUCA
Soli noi siamo.
Che chiedete? ...

LUCREZIA
Vi chiedo, o signore,
Di quel giovane illesa la vita.

DUCA
Come? dianzi cotanto rigore?
L'ira vostra è sì tosto sparita?

LUCREZIA (con vezzo)
Fu capriccio ... A che giova ch'ei mora?
Giovin tanto! ... Perdono gli do.

DUCA
La mia fede vi diedi, o signora,
Nè a mia fede giammai fallirò.

LUCREZIA
Ma, Duca ...

DUCA
Mai.

LUCREZIA
Ascoltate ...

DUCA
Mai.

LUCREZIA (frenandosi)
Don Alfonso ... favore ben lieve
Voi regate a sovrana ... a consorte!

DUCA
Chi v'offese irne impune non deve ...
Voi chiedeste, io giurai la sua morte.

LUCREZIA
Perdoniam: siam clementi del paro ...

DUCA
No.

LUCREZIA
La clemenza è regale virtù

DUCA
Lo giurai.

LUCREZIA
Ah perdoniam, siam clementi del paro, ecc

DUCA
No mai!
Io giurai ... no! no! la giurai ...
No, no, no! giurai, cadrà!
No, non posso.

LUCREZIA
E si avverso a Gennaro chi vi fè, caro Alfonso?

DUCA (prorompendo)
Chi? ... Tu.

LUCREZIA
Io? che dite?

DUCA
Tu l'ami, sì, tu l'ami ...

LUCREZIA
(Che ascolto! ...)

DUCA
In Venezia il seguisti.

LUCREZIA
(Ah! giusto cielo!)

DUCA
Sì, tu l'ami, e il seguisti.

LUCREZIA
Io?

DUCA
Anche adesso nel volto
Si leggea l'empio ardor che nutristi.

LUCREZIA
Don Alfonso!

DUCA
T'acqueta.

LUCREZIA
Vi giuro, vi giuro ...

DUCA
Non macchiarti di nuovo spergiuro.

LUCREZIA
No.

DUCA
Tu l'ami e in Venezia il seguisti.

LUCREZIA
Don Alfonso!!

DUCA
E omai tempo ch'io prenda
De' miei torti vendetta tremenda;
E tremenda da questo momento
Sul tuo complice infame cadrà.

LUCREZIA
Grazia, ah grazia, Alfonso, pietà!

DUCA
L'indegno vo' spento.

LUCREZIA
Per pietà!

DUCA
Più non odo pietà.

LUCREZIA
Non odi pietà? no?

DUCA
No.

LUCREZIA
No?
(sorgendo)
Oh! a te bada, a te stesso pon mente,
Don Alfonso, mi quarto marito!
Omai troppo m'hai vista piangente,
Omai troppo il mio core è ferito.
Al dolore sottentra la rabbia ...
Ti potria far la Borgia pentir,
Bada, bada, Alfonso, bada,
Ti potria far la Borgia pentir.

DUCA (con ironia)
Mi sei nota: nè porre in oblio
Chi sei tu, se il volessi, potrei;
Ma tu pensa che il Duca son io,
Che in Ferrara, e in mia mano tu sei ...
Io ti lascio la scelta s'ei debba
Di veleno o di spada morir,
Pensa, pensa s'egli debba di spada morir.
Scegli.

LUCREZIA (fuor di sè)
Oh Dio!

DUCA
Scegli.

LUCREZIA
Dio possente!
Oh! a te bada, a te stesso pon mente, ecc

DUCA
Mi sei nota, ecc
(per uscire)
Trafitto tosto ei sia.

LUCREZIA
Deh! t'arresta ...

DUCA
Ch'ei cada ...

LUCREZIA
Non commetter sì nero delitto.

DUCA
Scegli, scegli ...

LUCREZIA
Ah! non muoja di spada! ...

DUCA
Sii prudente: d'appresso ti sono ...
Nulla speme ti è dato nutrir.
(Fa cenno che venga Gennaro.)

LUCREZIA
L'infelice al suo fato abbandono ...
Uom crudele! ... mi sento morir ...
(Cade sopra una sedia.)


Scena VII

(È introdotto Gennaro.)

DUCA (a Gennaro)
Della Duchessa ai prieghi,
Che il vostro fallo obblia
È forza pur ch'io pieghi,
E libertà vi dia.

LUCREZIA
(Oh! come ei finge!)

DUCA
E poi ... tanto è valore in voi,
Che d'Adria il mar privarne,
E Italia insiem, no vo!

GENNARO
Quai so darne ...

LUCREZIA
(Perfido!)

GENNARO
... grazie, signor, ve'n do.
Pur poichè dirlo è dato
Senza temer viltade ...
In uom che l'ha mertato,
In beneficio cade.

DUCA
Come?

GENNARO
Di vostra Altezza il padre
Cinto d'avverse squadre
Peria, se scudo e aita
Non gli era un venturier.

DUCA
E quel voi siete? ...

LUCREZIA (sorgendo)
E vita voi gli serbaste?

GENNARO
È ver.

LUCREZIA
(Duca! ...)

DUCA
(L'indegna spera.)

LUCREZIA
(S'ei si mutasse!)

DUCA
(È vano.)
(a Gennaro)
Seguir la mia bandiera vorreste, o Capitano? ...

GENNARO
Al Veneto Governo nodo mi stringe eterno ...
E sacro è un giuro.

DUCA (guardando Lucrezia)
Il so ...

LUCREZIA
(Dio!)

DUCA
Il so.
(presentandogli una borsa)
Questo oro almen ... deh! ...

GENNARO
Assai da' miei signori io n'ho.

DUCA
Almen, siccome antico
Stile è fra noi degli avi,
Libare a nappo amico
Spero che a voi non gravi ...

GENNARO
Sommo per me favore
Questo sarà, signore ...

DUCA
Gentil la mia consorte
Coppiera a noi sarà.

LUCREZIA (si alza per fuggire)
(Stato peggior di morte!)

DUCA (prenendola la mano)
Meco, o Duchessa!
(Fa cenno a Rustighello.)
Olà!
(a Lucrezia in disparte)
(Guai se ti sfugge un moto,
Se ti tradisce un detto!
Uscir dal mio cospetto
Vivo quest'uom non dè.
Taci, taci.
Versa il liquor, t'è noto ...
Strano è il ribrezzo in te.)

LUCREZIA
(Oh! se sapessi a quale opra m'astringi atroce,
Per quanto sii feroce,
Ne avresti orror con me.
Ah per pietà!
Va! non v'è mostro egual ...
Colpo maggior non v'ha.)

GENNARO
(Meco ben igni tanto
Mai non credea costoro ...
Trovar perdono in loro
Sogno pur sembra a me.
Madre! esser dee soltanto
Del tuo pregar mercè.)

DUCA
Or via: mesciamo.

(Lucrezia versa dal vaso d'argento.)

GENNARO
Attonito per tanto onor son io.

DUCA
A voi, Duchessa ...

LUCREZIA
(Il barbaro!)

DUCA (a Lucrezia)
(Il vaso d'ôr.)

LUCREZIA
(Gran Dio!)

(Lucrezia versa dal vaso d'oro.)

DUCA
V'assista il ciel, Gennaro.

GENNARO
Fausto vi sia del paro.

(Bevono.)

LUCREZIA
(Vanne: non ha natura
Mostro peggior di te.)

GENNARO
(Madre, è la mia ventura
Del tuo pregar mercè.)

DUCA
(Trema per te, spergiura!
Vittima prima egli è.)
(a Lucrezia)
Or, Duchessa a vostr' aggio potete
Trattenerlo oppur dargli commiato.
(Parte.)

LUCREZIA (pensando)
(Oh! qual raggio!)

GENNARO (inchinandosi)
Signora ... accogliete
I saluti d'un cor non ingrato.

LUCREZIA (si assicura della partenza del Duca, poi corre sul davanti della scena, prende Gennaro e dice:)
Infelice! il veleno bevesti! ...

GENNARO
Ah!

LUCREZIA
Non far motto, trafitto cadresti.

GENNARO
Come?

LUCREZIA (gli dà un'ampoletta)
Prendi e parti: una goccia, una sola,
Di quel formaco vita ti dà ...
Lo nascondi, t'affretta, t'invola ...
T'accompagni del ciel la pietà.

GENNARO
Che mai sento! ... E null'altro che morte
Aspettarmi io doveva in tua Corte!
Un rio genio mi pose la benda,
M'inspirò sì fatal securtà.

LUCREZIA
No, Gennaro ... bevi e parti.

GENNARO
Forse, forse una morte più orrenda
La tua destra, o malvagia, mi dà.

LUCREZIA
Deh! t'affretta ...
Ah! t'accompagni del ciel la pietà.
In me fida.

GENNARO
In te?

LUCREZIA
Sì, parti ...

GENNARO
Cruda!

LUCREZIA
Morto in te vuole il Duca un rivale.

GENNARO
O cimento!

LUCREZIA
Ei ritorna a svenarti.
Bevi e fuggi.

GENNARO
Oh dubbiezza fatale!

LUCREZIA
Bevi e fuggi ... te'n prego, o Gennaro,
Per ta madre, per quant'hai più caro,
Bevi e parti,
Una goccia, una sola,
Di quel fermaco vita ti dà.
Lo nascondi, va, t'affretta,
Va, t'accompagni del ciel la pietà.

GENNARO
Che mai sento! e null'altro che morte
Aspettarmi doveva in tua Corte!
Un rio genio mi pose la benda,
M'inspirò sì fatal securtà.
Forse, ah! forse una morte più orrenda
La tua destra, malvagia, mi dà.
(Gennaro beve il contraveleno.)

LUCREZIA
Tu sei salvo!
Oh supremo contento! ...
Quindi involati ... affrettati ... va,
Deh! fuggi, fuggi, va Gennaro, fuggi, va.

GENNARO
Ti punisca, s'è in te tradimento,
Chi più speri che t'abbia pietà.

(Lucrezia fa fuggire Gennaro per la porte segreta. Si presenta dal fondo Rustighello col Duca. Ella cade sovra una sedia.)




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Monday, 08-Dec-2003 21:35:09 PST