Last updated: Feb. 13, 1997
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FRANCESCA Da RIMINI

Libretto: Atto Primo


Atto Primo, Atto Secondo, Atto Terzo, Atto Quarto.


Setting: Appare una corte, nelle case dei Polentani, contigua a un giardino che brilla di là di transenne. Ricorre per l'alto una loggia che a destra corrisponde con le camere gentilesche e di fronte, aerata su le sue colonnette, mostra avere una duplice veduta. Ne discende, a manca, una scala leggera. Una grande porta è a destra, e una bassa finestra ferrata; pe' cui vani si scopre una fuga di arcate che circondano un'altra corte più vasta. Presso la scala è un'arca bizantina, senza coperchio, riempiuta di terra come un testo, dove fiorisce un roasio vermiglio.

Si vedono le donne protendersi dalla loggia e discendere giù per la scala, curiose accennando verso il giullare che porta appesa sul fianco la sua viola e in mano una gonnella vecchia.

GARESENDA
O Donnella, Donella, c' è il giullare
In corte! Biancofiore,
C' è il giullare! È venuto!

BIANCOFIORE
Facciamolo cantare.

ALTICHIARA
Ohè, sei tu quel Gianni . . .

GIULLARE
Dolci mie donne . . .

ALTICHIARA
Sei tu quel Gianni che dovea veire
Di Bologna? Gian Figo?

GARSENDA
Sei Gordello che vieni di Ferrara?

GIULLARE
Donne mie belle, avreste . . .

GARSENDA
Di che? di lardo?

GIULLARE
Avreste voi un poco di scarlatto?

DONELLA
Sei tu per motteggiare? Stiamo accorte.

BIANCOFIORE
Ma tu chi sei? quel Gianni . . .

ALTICHIARA
O Biancofiore, guardalo in che panni!
Il farsetto s'azzuffa co' calzari.

GARSENDA
Oh, guardalo, Donella: egli è scampato
Solo in panni di gamba.

BIANCOFIORE
Guarda, guarda, Altichiara,
Quel che ha per mano.

ALTICHIARA
Un guarnacchino vecchio.

GARSENDA
Ma no, che è una gonnella romagnuola.

ALTICHIARA
Tu sei dunque Gordello e non Giar. Figo.

DONELLA
Ma no, ch'egli è un guideo.

ALTICHIARA
Vendi ciarpe o cantari?

DONELLA
Di': che ci porti?
Stracci o sirventesi?

BIANCOFIORE
Lascia tu star la baia, Mona Berta!
Or si parrà s'egli saprà cantare.
Su via, giullare,
Cantaci dunque una bella canzone.
Ne sa Madonna Francesca una bella
Che incomincia: "Mervigliosamente
Un amor mi distringe." Tu la sai?

GIULLARE
Sì, la dirò, se avete
Un poco di scarlatto.

ALTICHIARA
Ma che vuoi tu con questo tuo scarlatto?

DONELLA
Accorte! Stiamo accorte.

GIULLARE
Io vorrei volentieri
Che voi mi rappezzaste
Questa gonnella.

LE DONNE
O che buona ventura!
Or vuoi tu ripezzare il romagnuolo
con lo scarlatto?

GIULLARE
Se voi l'avete, fatemi di grazia
Questo serviglio! Una rottura in petto
Et un'altra sul gomito: ecco qua.
Avete due pezzuole?

LE DONNE
Eh, n'abbiam bene; e ti s'acconcerà
Se tu ci canterai.

GIULLARE
So le storie di tutti i cavalieri
E di tutte le gran cavallarie
Che furon fatte al tempo
Del re Artù, e spezialmente so
Di Messer Tristano e di Messere
Lancilotto del Lago e di Messere
Prizivalle il Gallese che gustò
Il sangue del Signor Nostro Gesù;
E so di Galeasso, di Galvano,
E d'altri e d'altri. So tutti i romanzi.

LE DONNE
Oh la tua buona sorte!
Noi lo diremo a Madonna Francesca,
Che tanto sen diletta; et ella certo
Ti donerà, giullare, grandemente.

GIULLARE
Mi donerà l'avanzo.

GARSENDA
Quale avanzo?

GIULLARE
L'avanzo di quelle due pezzuole di scarlatto.

DONELLA
Ben altro avrai tu:
Grandissimi doni.
Sta lieto, ch'ella è sposa.
Messer Guido la sposa a un Malatesta.

LE DONNE
Racconta intanto a noi!
Siam tutte orecchi.

[ Tutte si adunano e si protendono verso il giullare che si dispone a dire l'argomento. ]

GIULLARE
Come Morgana manda al re Artù
Lo scudo che predice il grande amore
Del buon Tristano e d'Isotta fiorita.
E come Isotta beve con Tristano
Il beveraggio, che sua madre Lotta
Ha destinato a lei ed al re Marco,
E come il beveraggio è sì perfetto
Che gli amanti conduce ad una morte.

[ Le donne stanno in ascolto. Il Giullare fa una ricercata su la viola e canta. ]

"Or venuta che fue l'alba del giorno,
Re Marco e il buon Tristano si levaro . . ."

LA VOCE DI OSTASIO [ dalla corte interna ]
Dite al Pugliese ladro,
Ditegli ch'io mi laverò le mani
E i piedi nel suo sangue!

ALTICHIARA
Ecco Messer Ostasio.

LE DONNE
Via! Via!

[ Il gruppo delle ascoltami subito si scioglie. Elle fuggono su per la scala, con risa e strilli; trascorrono per la loggia; scompaiono. ]

GIULLARE
La mia gonnella!
V'accomando la mia gonnella buona,
E lo scarlatto.

ALTICHIARA [ sporgendosi dall' alto della loggia. ]
Ritorna a mezza nona,
Che sarà fatto.
[ Exuent ]

[ Entra Ostasio da Polenta, per la grande porta del cortile, in compagnia di Ser Toldo Berardengo. ]
OSTSTASIO [ afferrando il giullare sbigottito. ]
Che fai qui, manigoldo?
Con chi parlavi? Con le donne? Come
Sei venuto? Rispondimi! Sei tu
Di Messer Paolo Malatesta? Su,
Rispondi!

GIULLARE
Signor mio, voi mi serrate troppo. Ahi!

OSTSTASIO
Venuto sei con Messer Paolo?

GIULLARE
No, signor mio.

OSTSTASIO
Tu menti!

GIULLARE
Sì signor mio.

OSTSTASIO
Parlavi con le donne.
E che dicevi tu? Parlavi certo
Di Messer Paolo . . . Che dicevi?

GIULLARE
No, signor mio; ma di Messer Tristano.

OSTSTASIO
Fosti tu mai dai Malatesti, a Rimini?

GIULLARE
No, mai, signor mio.

OSTSTASIO
Dunque Tu non conosci Messer Paolo, il Bello.

GIULLARE
Per mala sorte mai non lo conobbi.
[ Exuent ]

[ Iroso e sospettoso il figlio di Guido trae il notaro verso l'arca. ]

OSTSTASIO
Questi giullari et uomini di corte
Sono la peste di Romagna, peggio
Che la canaglia imperiale. Lingue
Di femminelle, tutto sanno, tutto
Dicono; van pel mondo
A spargere novelle e novellette.
S'egli fosse un giullare
Dei Malatesti,
Già le donne saprebbero di Paolo
Ogni novella, e vano
Sarebbe ormai l'artifizio che voi,
Ser Toldo, consigliaste
Da quel gran savio che voi siete.

SER TOLDO
Egli era si povero ed arnese
Che non mi dà sospetto ch'egli segua
Sì grazioso cavaliere quale
È Paolo, che per uso
Largheggia con tal gente.
Ma ben faceste a mettergli il bavaglio.

OSTSTASIO
Certo non ci daremo pace, avanti
Che il matrimonio sia perfetto. E temo,
Ser Toldo, che ce ne potrà seguire scandalo.

SER TOLDO
Voi dovete pur sapere
Chi è vostra sorella
E quant'ell' è d'altiero
Animo. E s'ella vede quel Gianciotto,
Così sciancato e rozzo e con quegli occhi
Di dimonè furente,
Avanti che il contratto
Delle sue sposalizie sia rogata,
Non il padre, nè voi, nè altri certo
Potrà mai fare
Ch'ella lo voglia per marito.
Dunque se veramente
Vi cale questo parentado,
Mi parebbe non esservi altro modo
Da tenere, che quello che s' è detto.
E poichè Paolo Malatesta è giunto
Come procuratore di Gianciotto
Qui, con pieno mandato
A disposare Madonna Francesca,
Mi parrebbe doversi
Procedere alle nozze senz'alcuna
Dimora, se volete darvi pace.

OSTSTASIO
Voi avete ragione,
Ser Toldo: ci conviene
Troncar gli indugi. Questa sera torna
Mio padre da Valdoppio; e noi faremo
Che domani sia pronto il tutto.

SER TOLDO
Bene, Messer Ostasio.

OSTSTASIO
Or su, venite meco,
Ser Toldo. Paolo Malatesta attende.
[ Exeunt ambo. ]

[ S'ode venire dalle stanze alte il canto delle donne. ]

IL CORO DELLE DONNE
Oimè che adesso io provo
Che cosa è troppo amore. Oimè.
Oimè ch'egli è uno ardore
Che al cor mi coce. Oimè.

[ Si vedono uscire dalle stanze e passare per la loggia Francesca e Samaritana, l'una a fianco dell'altra, l'una altra cingendo la cintura col braccio. ]

FRANCESCA [ su la scala soffermandosi. ]
Amor le fa cantare.

[ Elle abbandona un poco indietro il capo come per cedere al vento della melodia, leggera e palpitante. ]

LE DONNE
Oimè penare atroce.
Ch'al tristo cor si serba. Oimè.

[ Francesca ritrae dalla cintura della sorella il suo braccio, e si discosta alquanto come per disciogliersi, arrestandosi mentre quella discende il gradino. ]

FRANCESCA [ assorta. ]
Come l'acqua corrente
Che va che va, e l'occhio non s'avvede,
Così l'anima mia . . .

LE DONNE
Oimè che doglia acerba
Alla mia vita. Oimè.

SAMARITANA [ con uno sgomento improvviso stringendosi alla sorella. ]
Francesca, dove andrai?
Chi mi ti toglie?

FRANCESCA
Ah, tu mi svegli.

SAMARITANA
O sorella, sorella,
Odimi: resta ancora con me! Resta
Con me, dove nascemmo!
Non te n'andare! Non m'abbandonare!
Ch'io faccia ancora
Il mio piccolo letto accanto al tuo!
Che la notte io ti senta!

FRANCESCA
Egli è venuto!

SAMARITANA
Chi? Chi mi ti toglie?

FRANCESCA
È venuto, sorella.

SAMARITANA
È senza nome è senza volto. Mai
Non lo vedemmo.

FRANCESCA
Forse Io lo vidi.

SAMARITANA
Tu? Quando?
Non mi son mai divisa
Da te, dal tuo respiro
La mia vita non s'ebbe che i tuoi occhi.
Dove potesti
Tu vederlo senza di me?

FRANCESCA
Pace, anima cara, piccola colomba,
Perchè sei tanto sbigottita? Pace,
Datti pace! Verrà
In breve anche il tuo giorno,
E te n'andrai dal nostro nido; e mai
Più nell'alba il mio sogno
T'udrà correre scalza alla finestra,
Mai più ti vedrà bianca a piedi nudi
Correre verso la finestra, o piccola
Colomba, e dire non t'udrà più mai:
"Francesca, è nata la stella diana
E vannosene via le gallinelle."

[ Biancofiore, Garsenda, Donella e Altichiara escono dalle stanze e si arrestano sulla loggia luminosa guardando il giardino che si stende di là, in atto di spiare. ]

SAMARITANA
E si vivrà, oimè,
Sì vivrà tuttavia!
E il tempo fuggirà,
Fuggirà sempre!

FRANCESCA
E si morrà, oimè,
Si morrà tuttavia!
E il tempo fuggirà,
Fuggirà sempre!

SAMARITANA
O Francesca, mi fai dolore il cuore
E tutta, guarda,
Tutta mi fai tremare di spavento.

BIANCOFIORE [ dalla loggia. ]
O Madonna Francesca!

DONELLA
Su, Madonna Francesca!

FRANCESCA
Chi mi vuole?

DONELLA
Venite su! Correte!

ALTICHIARA
Su, su Madonna Francesca,
Venite a vedere!

DONELLA
Correte! Passa il vostro sposo!

BIANCOFIORE
Eccolo che passa per la corte
Con il vostro fratello.

ALTICHIARA
Su, su, Madonna Francesca! Correte!
È quelli, è quelli!

[ La figlia di Guido sale di volo su per la scala. Samaritana fa l'atto di seguirla; ma s'arresta, senza forze, soffocata. ]

GARSENDA [ mostrando l'uomo a Francesca che si china a guatare. ]
Oh avventurata, avventurata!
Egli è il più bello cavalier del mondo.

BIANCOFIORE
E grande! E snello! E la camminatura alla reale!

DONELLA
E come bianchi i denti!
Non avete veduto? Non avete
Veduto?

GARSENDA
Oh avventurata colei che
Gli bacerà la bocca!

FRANCESCA
Tacete!

ALTICHIARA
Se ne va.
Passa pel portico.

FRANCESCA
Ah tacete, tacete!

[ Si volge, si copre la faccia con ambo le mani; poi si discopre e appare trasfigurata. Discende i primi gradini lentamente, poi con rapidatà repentina per gettarsi nelle braccia della sorella che l'attende a piè della scala. ]

[ Le donne si dispongono in corona su la loggia. ]

IL CORO DELLE DONNE
O dattero fronzuto,
O mio gentil amore,
Or che ti par di fare?

[ Francesca, stretta nelle braccia della sorella, d'improvviso dà in un pianto. Le donne s'interrompono dal cantare. ]

ALTICHIARA
Madonna piange.

DONELLA
Oh, piange!
Perchè piange?

BIANCOFIORE
Perchè il cuore le duole d'allegrezza.

GARSENDA
Dentro nel coure
Subito la ferì. Ah, s'ella è bella,
Egli è pur bello, il Malatesta!

[ Le donne sì spargono per la loggia. Taluna rientra nelle stanze, poi n'esce novamente. Tal' altra si pone in vedetta, E favellano a mezza voce, e i loro passi sono senza rumore. Francesca ha levato il volto lagrimoso illuminando d'un riso repentino le sue lacrime. ]

SAMARITANA
O Francesca, Francesca, anima mia.
Chi hai tu veduto? Chi hai tu veduto?

FRANCESCA
Chi ho veduto?
Ah tu ora, tu ora
Pigliami, cara sorella, tu ora
Pigliami nella stanza
Portami nella stanza
E chiudi la finestra.
E dammi un poco d'ombra,
E dammi un sorso d'acqua,
E ponimi sul tuo piccolo letto,
E con un velo ricoprimi e fa
Tacere queste grida, fa tacere
Queste grida e il tumulto
Che ho nell'anima mia!

GARSENDA [ irrompendo su la loggia precipitosamente. ]
Viene! Viene! Madonna
Francesca, ecco che viene dalla parte
Del giardino.

[ Biancofiore, Donella, Altichiara ed altre donne sopraggiungono, curiose egiulive: a tutte hanno intorno al capo ghirlanda per allegrezza; e traggono seco inghirlandati tre donzelli sonatori di liuto di violetta e di piffero. ]

FRANCESCA [ pallida di spavento e agitati come fuor di sè. ]
No, No! Correte, donne,
Corrette, ch'ei non venga!
No! Correte,
Donne, andategli incontro!
Andantegli incontro, e
Ditegli ch'io lo saluto!

LE DONNE
Eccolo! Eccolo!
È qui presso, è qui presso.

[ Sospinta dalla sorella, Francesca fa per salie la scala; ma ecco ch'ella vede da presso, di là della chiusura, apparire Paolo Malatesta. Ella rimane immobile ed egli si ferma tra gli arbusti: e stanno l'uno di contro l'altro, divisi dal cancello, guardandosi senza parola e senza gesto. I sonatori su i loro, strumenti intonano. Le donne scendono nella corte e si dispongono in corona dietro a Francesca. ]

IL CORO DELLE DONNE
Per la terra di maggio
L'arcadore in gualdana
Va caendo vivanda.
A convito selvaggio
In contrada lontana
Uno cor si domanda . . .

[ Francesca sì separa dalla sorella e va lentamente verso l'arca. Coglie una grande rosa vermiglia, poi si rivolge; e di sopra alla chiusura, la offre a Paolo Malatesta. Samaritana a capo chino se ne va su per la scala piangendo. Le donne inghirlandate seguono il canto. ]


Francesca da Rimini Libretto Entered by: Stephen L. Parker
16 July 1996.