Adelia: Atto secondo


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Gabinetto nel palazzo ducale.

Scena prima


Adelia seduta innanzi ad un ricco specchio. Odetta è presso a lei in piedi ed ha terminato di acconciarle i capelli. Le damigelle le presentano vari scrigni di gioie.

Damigelle
Scegli. Di perle candide,
come tua fronte bella,
serti vuoi tu, che annodino
del bruno crin le anella?

Odetta
O vuoi piuttosto
rubin, che rassomigli?
a' labbri tuoi vermigli?

Damigelle
O il zaffiro vuoi tu, puro, sereno
al par degli occhi tuoi?

Tutte
No: bello è meno.

Adelia
(che ha provate varie ghirlande)
Datemi un serto, amiche,
un serto, che mi renda
più amabile a' suoi sguardi, e più vezzosa,
degna infine di quell'alma amorosa.
< Perché non posso togliere
le rose dell'aurora,
i raggi ond'ella indora
le porte del mattin?
Vorrei, vorrei di Cinzia
rapir l'argentea sfera,
la stella, che primiera
lava nel mare il crin. >
(odesi strepito. Adelia sorge)

Odetta
Oh! mira!
sono i paggi del conte, e il suo scudiero.

Damigelle
Nuovi doni t'invia.

Adelia
Caro Oliviero!

Scena seconda


I paggi preceduti da uno scudiero. Recano essi in un cestello di argento un ricco manto: lo scudiero in un bacile d'oro porta una corona.

Damigelle
Questo di bisso, e porpora
manto Olivier ti dona!
La nobil sua corona
dà di contessa a te.

Adelia
Corona! ah!... porgi...
Ch'io me ne adorni, che a portarla avvezzi
questo umil capo.
(si prova la corona)

Damigelle
Maggior pregio ha dessa
sulla tua fronte...

Adelia
Odetta... io son contessa!
(dopo un momento di compiacenza si toglie la corona)
Ah! non è, non è tal nome,
che si dolce al cuor mi suona:
ah! non è la sua corona,
che superba andar mi fa.
Di sua sposa è il caro nome
proferito dall'amore;
egli è il dono del suo cuore,
di quel cuor, che ugual non ha.

Damigelle
No, quaggiù non v'ha splendore,
che non ceda a tua beltà.

Scena terza


Oliviero e detti.

Oliviero
Adelia!

Adelia
Sposo mio!
(nel comparire di Oliviero le Damigelle, e i paggi partono)
Caro Oliviero!

Oliviero
Io mi sottrassi al duca
non osservato: per guidarti all'ara
però non vengo; al padre tuo serbato
ufficio è questo...

Adelia
Ah! della tua presenza
uopo non ebbi mai nel mia soffrire,
qual nella gioia mia...
Parmi, parmi, talor che sogno sia.
Ma tu, non sei contento
felice al par di me?

Oliviero
Stringerti al seno,
veder de' tuoi begli occhi
la pura luce, e l'armonia soave,
udir di tue parole, è ben supremo:
sommo ci sarebbe, estremo,
se un triste oggetto non mi fosse apparso
qual nube in faccia al sol!... Ma teco è sciolta.

Adelia
Un triste oggetto! ah! dillo a me!...

Oliviero
M'ascolta!
Tutto di te sollecito,
pieno di mie speranze
lieto io scendeva, e celere
dalle ducali stanze,
quando vid'io ne' portici
palco ferale alzar.

Adelia
Cielo! e non sai qual misero
tratto vi fia.

Oliviero
L'ignoro.
Mute le guardie stanno:
invan ne chiesi a loro...
E in cor mi sorse un palpito,
che mal potrei spiegar.

Adelia
Ah! nel tuo cor sì tenero
ben si dovea destar.

Oliviero
Oh! quanto a me sì limpida
sorse, diss'io, la luce,
qual genio a lui malefico,
perpetua notte adduce?
Forse egli amava... e presso
era a quell'ara anch'esso...
Forse... Oh! mio ben perdonami:
m'è forza lagrimar.

Adelia
Deh! il tuo pensier non pascere
di così triste oggetto;
deh! non voler di lacrime
mischiare il mio diletto:
tu vivi; e tu sei mio...
Tutta la terra oblio:
lasciami intera, ah! lasciami
la gioia mia gustar.

Oliviero
T'accosta a me: sorridimi...
tranquillità mi rendi.

Adelia
Ah! del mio tanto giubilo
parte, mio ben, ti prendi:
tutto nol può comprendere
questo mio fragil cor.

Adelia e Oliviero
Nelle tue braccia vivere...
Sempre al tuo/mio fianco unita/o
quanto fia dolce immagine
il corso di mia vita!
Senza rimorsi e pene,
casti com'è d'Imene...
Gli anni per noi saranno
un giorno sol d'amor.

Oliviero
Addio per poco.

Adelia
Addio.
Lieto tu sei com'io.

Oliviero
Ah! di quest'alma il giubilo
mi fa di me maggior.

Oliviero e Adelia
Tutto nol può comprendere
questo mio fragil cor.
(si allontanano da opposte parti)

Scena quarta


Vestibolo nel palazzo ducale: tempio domestico un lato. Comino solo dalle logge, indi Odetta dagli appartamenti.

Comino
È sgombro il loco ancora...
A tempo io giungo. Penetrar non visto
potessi alle sue stanze,
e la ria prevenir scena funesta!
Ma... non m'inganno... è questa
d'Adelia la compagna! oh gioia! il cielo
a me l'adduce. Odetta!
(cava rapidamente un biglietto e lo porge a Odetta, che giunge)
Prendi: ad Adelia il reca... a lei... t'affretta.

Odetta
Signore...

Comino
Un solo istante,
che tu rimanga, a lei può nuocer molto...
Nuocer senza riparo...

Odetta
Oh ciel! che ascolto!
E chi degg'io nomar?

Comino
Tutto in quel foglio,
tutto è palese. Ella soltanto il legga.

Odetta
(additando Adelia, che si avvicina)
Mira: tu stesso a lei...

Comino
No... non mi vegga.
(parte rapidamente)

Scena quinta


Adelia e Odetta.

Adelia
(a Odetta, che le porge il foglio)
Un foglio a me!...

Odetta
Turbato
mel diede un cavalier.

Adelia
Veggiam.
(apre il foglio e legge la firma) Comino!
L'amico d'Olivier!
(legge) Cielo!

Odetta
Tu tremi!
Ti copri di pallor!

Adelia
(leggendo)
«V'inganna il duca...
Sua calma è finta... Ad Oliviero ci serba...
dopo l'altar la scure!... Unico scampo
è differir le nozze,
e dal tempo aspettar men cruda sorte.
Non mi nomar... tu mi daresti morte.»
(le cade il foglio di mano e rimane istupidita)

Odetta
Adelia...
(sostenendola)

Adelia
(scuotendosi)
Ah!... lunge... lunge...
(si strappa le ghirlande)
Questa gemma fatale!... Odetta, Odetta!
Ch'io quel tempio non veda! Il ciel m'uccida.
Pria ch'io mi appressi all'ara... Ah! non l'avessi
mai desiata, sospirata mai!...
Vieni... vieni... fuggiam...

Scena sesta


Arnoldo e detti.

Arnoldo
Ove t'en vai?
Che veggo? A terra sparse
son le tue gemme?... Appo la soglia piangi
del sacro tempio, che per te s'infiora.

Adelia
(facendosi forza)
Il tempio... oh padre!... ei m'è conteso ancora.

Arnoldo
(a Odetta)
Esci.
(ad Adelia)
Conteso il tempio!
Come? Da chi? Favella!

Adelia
Egra io mi sento...
Stanca... abbattuta...

Arnoldo
E moribonda fosti,
ti porterei con queste braccia al tempio.

Adelia
Io di fermezza esempio
prendo da te. Non pensar mai vivente
trarmi a quell'ara. Io queste nozze abborro...
Esse mi fanno orrore.

Arnoldo
Tu dovevi abborrire un empio amore.
Vieni... l'impongo...

Adelia
O padre!
Non posso...

Arnoldo
Iniqua!

Adelia
Ah! padre mio!... la tomba
io schiudo ad Olivier... Egli dal duca
spento sarà... compiuto appena il rito.
Leggi.
(porge al padre il foglio)

Arnoldo
(dopo aver letto rapidamente)
Ha Comino mentito.
Esser non può. Lo fosse ancor... non calmi
della sua vita... l'onor mio mi preme,
l'onor, che tu m'hai tolto,
vieni... io lo voglio...

Adelia
(con forza)
No giammai...

Arnoldo
Che ascolto!
Sollevar la fronte ardisci?
L'infamata abietta fronte?

Adelia
Tu l'abbatti, e in me punisci,
solo in me l'error del conte.

Arnoldo
Non sai tu, che al suo cospetto
mille volte il ferro ho stretto,
che a ferire io m'era accinto?
Che vi sono ancor sospinto?
Vieni ormai... nel tuo delitto
per mia man vuoi tu morir?

Adelia
Io morrò, se l'hai prescritto.
Vibra il colpo, e non lo dir.

Arnoldo
Scegli, indegna, o ferro o altare:
Nozze o morte... Di'... che vuoi?

Adelia
Solo il tempo di pregare...
Poi son pronta a colpi tuoi...

Arnoldo
Prega, iniqua, prega...

Adelia
(inginocchiandosi)
O madre!
Mi ricevi, io vengo a te.

Arnoldo
Muori...
(per ferire)

Adelia
Ah!... no... t'arresta, o padre;
ne morrebbe ei pur con me.
(gli abbraccia le ginocchia gemendo. Arnoldo lascia cadere il pugnale, e la solleva)

Arnoldo
No... non posso. O figlia mia,
il tuo sangue al cor mi grida.
Ma in te pure, in te non sia
muto almeno, e al padre sfida...
Più non parlo dell'onore;
di mia vita io parlerò.
Di vergogna, di dolore,
se pur nieghi, io morirò.

Adelia
Ah! quel ferro ancor riprendi.
Torna, o padre, ah! torna all'ire:
con quel pianto a me tu rendi
più terribile il morire...
Ma una man così fatale
al mio ben non porgerò.
Non la veste nuziale
del suo sangue io tingerò.

Arnoldo
(riaccendendosi di sdegno)
E a svenarlo io corro, io stesso.
O a perir per la sua mano.
(per uscire)

Adelia
Odi... Ahimè!... chi giunge? È desso.

Arnoldo
Desso!... Taci!

Adelia
Ah, padre!

Arnoldo
È vano.
Se ti sfugge un motto, un detto,
spento al piede ei ti cadrà.

Adelia
Padre, il giuro al tuo cospetto
egli solo non morrà.

Scena settima


Oliviero con seguito di paggi e di scudieri e detti.

Oliviero
Ardon le tede, e fumano
i sacri incensi all'ara.
Noi solo i grandi attendono,
chiaman noi soli a gara
ma... tu mi guardi appena!...
Piangesti! Adelia!...

Adelia
(Oh pena!)

Oliviero
Cure aver puoi celate
pel tenero mio cor?

Adelia è sul momento di prorompere. Arnoldo s'intromette.

Arnoldo
(ad Oliviero)
Presso all'altar, turbate
son le fanciulle ognor.
(ad Adelia)
Vieni una volta...

Adelia
(Ahi, misera!)

Oliviero
E a pianger segui.

Arnoldo
(fremente ad Adelia)
Or cessa.

Adelia
Non piango io... no! ma debole,
bensì, mi sento... e oppressa...
All'ara in tal momento
mal vi saprei seguir...

Oliviero
Che ascolto... e il mio contento
vorresti differir?
(odesi dal tempio musica religiosa)

Coro
(interno)
Ciel, che dei cor sei l'arbitro
rendi due cor felici.

Oliviero e Arnoldo
Odi d'imene i cantici...

Adelia
Deh!... un altro dì

Oliviero e Arnoldo
Che dici?

Arnoldo
Pretesto è il suo. Le giova
(dissimulando)
dell'amor tuo far prova.
Insisti, e vinci, o giovane,
lo strano tuo desir.

Oliviero
Vieni: a miei voti arrenditi,
se tu non vuoi ch'io mora;
sospeso il cor non palpita,
manca se indugi ancora:
a me ti unisci, e vita...
Vita felice avrò.

Arnoldo
Pensa, che puoi far sorgere
giusti in suo cor sospetti...
Pensa, che qui si librano
tutti i tuoi sguardi, i detti...
Che il padre alfin s'irrita
e che stancar si può.

Adelia
Ah! questo è troppo chiedere,
troppo volere è questo...
Egra son io... credetemi...
Vano non è pretesto...
La mia virtù smarrita
rendetemi, e verrò.

Coro
(interno)
Tu, che de' cor sei l'arbitro
rendi due cor felici.
I nodi lor purifica,
gli affetti benedici.
Piovi su lor lo spirito
che il mondo inter creò.

Scena ottava


Escono dal tempio i Cavalieri e le Dame invitate alla cerimonia, la scena s'ingombra di spettatori.

Coro
Volgi alfin al sacro rito.
Che s'indugia?

Arnoldo
Andiamo omai.

Adelia
Deh!... un sol giorno... e fia compito...

Oliviero
E pur vuoi?...

Arnoldo
(sta per isnudare un pugnale: Adelia se ne avvede)
Soffersi assai...

Adelia
No... son pronta... (Oh! smanie orrende)
Teco io son... Verrò... Verrò.

Coro
Vi affrettate, il duca attende
già di voi cercar sembrò.

Oliviero
Ah! se ancor sei tu dolente,
se ribrezzo hai pur cotanto,
o il tuo cor più amor non sente,
o non mai... non mai m'amò.
No; col prezzo del tuo pianto
la tua man non comprerò.

Arnoldo
Questo indugio or troppo eccede,
la ripulsa è omai delitto.
Del tuo core, di tua fede
a ragione ei sospettò.
(piano ad Adelia)
Cessa; o qui cadrà trafitto,
o qui spento anch'io cadrò.

Adelia
Io non l'amo... oh ciel!... Lo senti?...
Io non l'amo, e per lui moro!
Ah! scagliar di più tormenti
l'ira tua su me non può.
(volgendosi nell'estrema smania ora ad Arnoldo ora ad Oliviero)
Vedi... vedi... il duol divoro...
E più lacrime non ho.
(Arnoldo l'afferra violentemente pel braccio, ella resiste a tutta forza non curando gli inviti degli astanti, e l'estremo dolore di Oliviero. Arnoldo indignato alza su di lei le mani per maledirla. Essa cade a terra.)

Arnoldo
Vieni... O ch'io!...

Adelia
Ah! padre... uccidimi...

Oliviero
Ove io son!...

Coro
Oh ciel!... mancò.

Atto terzo


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Monday, 08-Dec-2003 21:34:05 PST