Adelia: Atto primo


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Piazza nella città di Perona, che conduce a varie strade di fronte e dai lati.

Scena prima


È notte; odesi lontano rumore: sparano cannoni in distanza; a poco a poco lo strepito si avvicina. I cittadini si affacciano di qua e di là alle finestre; alcuni sono nelle porte, altri nella strada.

Coro
I
Della torre ascoltate la squilla,
suona a festa, il castello risponde.
II
Da lontano una luce scintilla,
sorse un suono di voci gioconde.

Tutti
Si prolunga, si spande più forte,
più distinto, più presso si fa.
Su, vicini, alle mura, alle porte!
Il fragore, lo strepito è là.
I
È il Duca, è il Duca, che riede,
vincitor de' superbi Liegesi.
II
Degli Arcieri il drappel lo precede,
ne fan prova i timballi francesi.

Tutti
Primi in campo, ai perigli, alla morte,
esser denno primieri all'onor!
Su, vicini, alle mura, alle porte!
Alle porte, alle mura è il fragor.

Scena seconda


I cittadini s'allontanano correndo; la scena rimane vuota. Da un verone di una casa discende furtivamente un uomo avvolto in un mantello rosso, pennacchio simile; e si dilegua per una delle strade. Non ancora è partito, che alcuni cittadini lo veggono. Lo additano agli altri, che sopraggiungono; e quando egli è spartito, si riuniscono parlando fra loro.

Coro
I
Osservate! uno straniero
si calò da quel verone.
II
Chi d'Arnoldo la magione
violar così poté?

Donne
Rosso il manto ed il cimiero...

Uomini
Rossi entrambi; ebben, chi è?

Donne
Di Fienna è il giovin conte,
è del duca il favorito.

Uomini
Egli? come?... e con qual fronte,
con qual cor colà salì?

Donne
Egli sol non è l'ardito...

Uomini
Forse Adelia?

Donne
(parlano tutti in gruppo sottovoce)
Adelia, sì!
Sventurato genitore!

Tutti
Mentre in campo il sangue spende,
qui l'oltraggia un seduttore.
L'onor suo qui vilipende.
Né la legge, né la pena
in Perona i grandi affrena,
né innocenza in questo suolo
né il pudor mai scudo avrà?
Ah! qual fia d'Arnoldo il duolo,
qual furore il suo sarà!

Scena terza


A poco a poco cessa lo strepito. Dal fondo di una contrada comparisce Arnoldo, con un ufficiale degli arcieri.

Arnoldo
Siam giunti. Vanne, Ulrico,
e nell'assenza mia, dov'uopo il chieda,
compi mie veci ai nostri arcieri appresso.
(L'ufficiale parte)

Scena quarta


Arnoldo e detti.

Arnoldo
Oh figlia! il primo amplesso
a te fia dato; ed il primier sorriso,
che a suo ritorno il genitore allegri,
quel della figlia sia.
(S'avvicina alla casa)

Coro
(D'Arnoldo udiste?)

Arnoldo
(fermandosi)
Il nome mio! che fia?

Coro
Ahi! tristo frutto e amaro
dal suo valore ha colto,
e quanto avea di caro,
un seduttor gli ha tolto;
se rea di tanto eccesso
la figlia sua si fa.

Arnoldo
(mostrandosi, con forza)
Mia figlia!

Coro
(riconoscendolo)
Ah! è desso!

Arnoldo
Sì, son desso, v'arrestate!
Desso io son che compiangete.

Coro
(Ah! che dir?)

Arnoldo
Che fu?... Parlate...

Coro
(Sventurato!)

Arnoldo
Voi tacete?...
< Se v'è un padre, a lui m'appello;
quello io prego... Ahi! parli quello!
Del mio cor la fiera ambascia
ei può solo immaginar. >

Coro
< Deh! tacer, partir ne lascia;
va tua figlia a interrogar. >

Arnoldo
< Io v'intendo. Oh! mio furore!
Sì, v'intendo... (avvampo ed ardo!) >
Dite solo il seduttore,
dite il nome del codardo!

Coro
I
Favorito egli è di Carlo,
II
È un possente...

Tutti
Egli è Olivier.
(Arnoldo metta la destra sulla spada, e mesto s'allontana)

Coro
Dove corri?

Arnoldo
A trucidarlo.

Coro
E il puoi forse?

Arnoldo
È vero... è ver!
(retrocede)

Coro
(sottovoce circondandolo)
Non sai tu, del nostro duca
legge v'ha, che danna a morte
qual che sia che seduca
vergin nata in umil sorte.
Quella invoca, e vendicata
tanta offesa appien sarà.

Arnoldo
E mia figlia! ah! sventurata
vendicar chi mai potrà?
Era pura, come in cielo
puro è il raggio d'una stella,
come il sol che i fiori abbella,
l'abbelliva l'onestà.
Ah! la colpa stese un velo
su quel astro di mia vita!
Ah! la rosa è inaridita,
e mai più non sorgerà.
Ma vendetta! Pera l'empio
che ogni gioia m'avvelena!

Coro e Arnoldo
Pera, pera; e sia d'esempio
la sua morte ai seduttor!
Sappia il Duca, il mondo apprenda
il delitto e insiem la pena:
non v'ha legge, che difenda,
che protegga il malfattor.

Coro
Sì, vendetta!
Pera l'empio! E sia d'esempio
la sua morte ai seduttor!

Scena quinta


Partiti Arnoldo ed i cittadini, rimangono alcune donne del popolo, altre si uniscono a loro.

Coro delle donne
I
Ei corre al duca.
II
Ed ella?...
In securtà si pensa?
I
Non sa qual ria procella
sul capo suo s'addensa.

Tutte
Dessi avvertir l'improvvida...
È uffizio di pietà.
(battono alla porta della casa di Arnoldo)

Scena sesta


Apresi la porta e si presenta Odetta, indi Adelia.

Odetta
Che fia, vicine?
Sì tosto uscite? Appena albeggia il cielo.

Coro delle donne
Esci! Amistade e zelo
ci guida a voi. Colle francesi squadre
tornò dal campo Arnoldo.

Odetta
Arnoldo!

Adelia
(esce frettolosa e semplicemente vestita; all'udire nomare il padre si scuote)
Il padre!
Lo vedeste, amiche?... ah! dite,
lo vedeste?... Quando?... Dove?

Coro delle donne
Qui, pur dianzi.

Adelia
Qui? Seguite!
(fra sè)
Ah! qual gelo in cor mi piove!
Né a suo tetto il piede ei volse,
né al mio seno ancor volò?

Coro delle donne
Sciagurata! a te si tolse,
perché rea ti ritrovò.

Adelia
Ah! rea!... Che ascolto? Odetta, Odetta!

Odetta
(Tutto apprese.)

Coro delle donne
E al duca ei vola:
d'ira egli arde e vuol vendetta
di chi pace e onor gl'invola.
< Tu provvedi al tuo periglio;
tutto, tutto dei temer. >

Adelia
Me perduta!... oh ciel!... consiglio!...
Salva i giorni d'Olivier!
(quindi volta ad Odetta)
Fui presaga, ah! tu lo vedi...
Dall'abisso il piè non torsi...
Troppo cieca io fé non diedi
al mio cor, a miei rimorsi...
Fuor che pianto io non dovea
coglier mai da quest'amor.

Coro delle donne
Sventurata, ah sì! sei rea,
fuggi, ah! fuggi il genitor!

Adelia
Al suo piè cader vogl'io,
rea d'amor soltanto io sono:
o m'accordi il suo perdono,
o m'uccida il genitor.
Ma il furore in me fia spento,
ma perdoni ad Oliviero.
Sino all'ultimo momento
gli dirò che l'amo ancor.

Coro delle donne
Va! ricorra il tuo pensiero
a placare il suo furor.
(il Coro si ritira)

Scena settima


Adelia, Odetta, indi Arnoldo.

Adelia
Vieni! Al cimento estremo
vuolsi estremo coraggio.

Odetta
E come speri
al padre pervenir?

Adelia
A lui l'accesso
fia che de' suoi guerrieri alcun m'impetri.

Arnoldo
(improvvisamente comparisce. Adelia sta per partire)
Fermati!

Adelia
Ah! padre mio!

Arnoldo
Tremi! T'arretri!...
Perfida, e n'hai ben d'onde...
(ad un cenno d'Arnoldo Odetta s'allontana)
Contaminati amplessi
daresti al padre... e ne rifugge il core.

Adelia
Ah! vedi il mio dolore,
vedi il rimorso mio!

Arnoldo
Rimorso?... È vano!
La macchia tua terger non puote il pianto.

Adelia
Ah, non pensar, ch'io sia colpevol tanto!
Amo, ed amata io sono
del più innocente amore.
Sol n'ha rimorso il core,
perché si tacque a te.
Ottenga il tuo perdono,
e amor celeste egl'è.

Arnoldo
Cieca! E qual tu nutrire,
qual ei può darti speme?

Adelia
La nostra sorte unire,
viver beati insieme,
ei mel giurò...

Arnoldo
Mentìa!
Sa che impossibil fia,
sa che a signor possente
plebea non si consente,
sa qual superbo talamo
il duca a lui serbò.

Adelia
Ah! la mia speme lasciami,
o di dolor morrò.

Coro
Viva il gran Carlo!

Arnoldo
Corrasi...

Adelia
Ove ten vai? Deh... resta!

Arnoldo
Udrammi il duca.

Adelia
Ah placati!

Arnoldo
Vendetta io voglio, e presta!
(le grida si approssimano)

Adelia
Ah! cedi alle mie lagrime;
non accusarlo! Ei m'ama.
Sdegnò il superbo talamo,
seguirmi in Francia ei brama.
Dove sorride amore,
dove felice è il core,
ivi è grandezza e patria,
ivi è splendore e onor!

Arnoldo
No, che non t'ama il barbaro...
Ei già ti tiene a vile.
Chi ti sedusse, o misera,
alma non ha gentile.
Va! Se t'avesse amata,
pura t'avria serbata.
Va! Più odioso, o credula,
mi rende il seduttor.
(furibondo la trae verso la casa, vi entra)

Voci
(che si avvicinano)
Viva all'amor de' popoli,
l'invitto Carlo, viva!
Mille cogliea l'indomito
lauri del Reno in riva.
In lui sorpresi intenti
stavan più re possenti.
Ei fra i ribelli eserciti
passava vincitor.

Scena ottava


Durante il precedente coro defila l'esercito del duca di Borgogna. Escono schiere numerose di cittadini. Comparisce Carlo con splendido corteggio: ha Oliviero al fianco.

Carlo
Miei prodi, è vostro il merito
se vincitore io torno.
L'onor con voi dividere
degg'io di sì bel giorno.
Ore felici e liete
insiem con me godrete.
Presto a novelle glorie
l'onor vi chiamerà.

Arnoldo con un foglio in mano, trascinando Adelia, si avanza.

Oliviero
(scorgendoli)
Ciel!... che veggio!

Arnoldo
(genuflesso)
Al tuo cospetto
soffri, o sire, un padre in pianto.

Carlo
Sorgi, Arnoldo! E donde aspetto
triste hai tu, dimesso tanto?
Parla!

Arnoldo
Ascolta.

Oliviero
(Io son perduto!)

Adelia
(Lassa me! più cor non ho!)

Arnoldo
Una figlia, un sol sostegno
di mia vita io possedea.
Mentre in campo a pro' del regno
io sudava e combattea,
un crudel fra questi alteri
tuoi baroni e cavalieri,
un crudel me la rapia,
seducea quel puro cor.

Carlo
Un fra miei! chi tanto ardia?...
Tremi, tremi il malfattor!

Arnoldo
Io m'appello al cor di Carlo:
vuo' giustizia...

Carlo
Tu l'avrai.
Noma il reo.

Adelia
Deh! non nomarlo.

Carlo
Parla: il vuo'.

Arnoldo
Vicin tu l'hai.

Oliviero
Io son quello.

Carlo
Tu? che ascolto!

Oliviero
Ma non vil, non seduttor
io l'amai dal primo istante
che s'offerse agli occhi miei.
L'amo ancor d'amor costante,
il mio bene è posto in lei:
le giurai mia fé di sposo,
e mia fé le serberò.

Carlo
E tant'osi?

Oliviero
No... non oso;
solo imploro, e grazia avrò.

Carlo
Non sai tu qual havvi editto,
qual v'ha pena al tuo delitto.

Oliviero
Morte: il so...

Adelia
Gran Dio!

Carlo
Non sai
quale imene a te serbai?
Non sai tu di qual faresti
stirpe illustre il disonor?
Ed unirti a lei potresti?...
Morrai prima.

Adelia
Ah! mio signor!
Se funesto a' giorni suoi
esser debba l'amor mio,
vi rinunzio a' piedi tuoi:
la sua man più non desio.
Viva, viva e d'altrui fia sposo.
< Con lui sol sii tu pietoso: >
io col padre andrò lontana
a morire di dolor.

Coro
Nobil core!

Arnoldo
Taci, insana!
Morte poi, ma pria l'onor.
Odi, o Duca: in questo foglio,
di tua man vergato intero,
difensore del tuo soglio
tu m'appelli.

Carlo
È vero.

Coro
(È vero!)

Arnoldo
Qual favor mi fia più grato
d'assentirmi hai tu giurato.

Carlo
Lo rammento.

Coro
(Lo rammenta!)

Arnoldo
Resti dunque ogn'ira spenta,
altro premio io non ti chiedo,
che la mano d'Olivier.

Carlo
La sua mano! E quali opporre
puoi tu stemmi ai stemmi suoi?

Arnoldo
Quei, che niuno a me può tôrre:
le ferite del guerrier.

Coro
Che dirà? Ne' torbid'occhi
lo stupore è sculto e l'ira.

Oliviero, Adelia e Arnoldo
Giusto ciel! pietà lo tocchi!
Miti sensi al cor gl'ispira
la mia vita e la mia morte,
ciel pietoso! è in man di te.

Coro
Da magnanimo, da forte
parla Arnoldo; udir si de'.

Carlo
Tanto ardir!... ma la sua sorte
è decisa, immota ell'è.
Ascoltate. Un sommo esempio
di giustizia io darvi intendo.
Nel mio tetto, nel mio tempio
pria che annotti io tutti attendo:
ne' miei lari il rito angusto,
l'imeneo compito io vo'.

Coro
Viva il duca, viva il giusto!
La clemenza in lui parlò.

Arnoldo, Adelia e Oliviero
Sire! ah sire! il mio contento
proferir mi vieta accento.

Carlo
Fia palese all'universo,
se mia fé serbare io so.

Adelia e Oliviero
(ad Arnoldo)
Or che il prence ha perdonato,
or che illeso è il vostro onore,
tu sereno, tu placato
benedici il nostro amore.
Deh! ne abbraccia, e altar primiero
sia per noi del padre il cor.
Ah! non fia nel mondo intero
un gioir del mio maggior.

Arnoldo
Sì! venite al sen paterno,
abbracciarvi or m'è concesso:
si! vi stringa amore eterno,
fausto il cielo invoco adesso:
le vostre alme ei benedica
col mio labbro, col mio cor.
Sollevar la fronte antica
onorata io posso ancor.

Carlo
(Il furor, che in sen mi bolle,
colmo è omai: l'audace il volle.
Dell'offesa, dell'oltraggio
la vendetta fia maggior.)

Coro
Viva il giusto, viva il saggio
di sua fé mantenitor.

Carlo si muove: tutti lo seguono al grido di replicati evviva.

Atto secondo


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Monday, 08-Dec-2003 21:34:03 PST