Last updated: Feb. 14, 1997
Go to the Libretto Homepage

OTELLO

By: Gioachino Rossini

Atto Terzo


Scena: Una stanza da letto in casa d'Elmiro. Emilia e Desdemona, in semplicissime vesti abbandonata su di una sedia, ed immersa nel più fiero dolore.

No. 10 RECITATIVO, ARIA, DUETTO E FINALE

DESDEMONA
Ah!

EMILIA
Dagli affanni oppressa
parmi fuor di sé stessa,
Che mai farò? . . . chi mi consigilia? oh Cielo! . . .
Perchè tanto ti mostri a noi severo?

DESDEMONA
(Ah no; di rivederlo io più non spero!)

EMILIA
Rincorati, m'ascolta . . . In me tu versa
tutto il duol. Nell'amistà soltanto
puoi ritrovare alcun conforto. Ah! parla . . .

DESDEMONA
Che mai dirti poss' io? . . .
Ti parli il mio dolor, il pianto mio.

EMILIA
(Quanto mi fai pietà! . . .) Ma almen procura,
da saggia che tu sei,
di dar tregua per poco alle tue pene.

DESDEMONA
Che dici? che mai pensi? In odio al Cielo,
al mio padre, a me stessa . . . in duro esilio
condannato per sempre il caro sposo . . .
Come trovar poss' io tregua, o riposo?

[ Sentesi da lungi il gondoliere. ]

GONDOLIERE
"Nessun maggior dolore
Che ricordarsi del tempo felice
Nella miseria."

[ Desdemona a quel canto si scuote. ]

DESDEMONA
Oh come infino al core
giungon quei dolci accenti!
[ Alzasi, e con trasporto sì avvicina alla finestra. ]
Chi sei che così canti? . . . Ah tu rammenti
Io stato mio crudele.

EMILIA
È il Gondoliere, che cantando inganna
il cammin sulla placida laguna
pensando ai figli, mentre il ciel s'imbruna.

DESDEMONA
Oh lui felice! almen ritorna al seno,
dopo i travagli, di colei ch'egli ama.
Io più tornavi, no, non potrò.

EMILIA
Che miro!
S'accresce il suo dolor . . .

DESDEMONA
Isaura! . . . Isaura!

EMILIA
Essa l'amica apella,
che all'Africa involata, a lei vicina
qui crebbe, e qui moria.

DESDEMONA
Infelice tu fosti
al par di me. Ma or tu riposi in pace.

EMILIA
Oh quanto è ver, che ratti a un core oppresso
sì nudriscon gli affani!

DESDEMONA
Oh tu del mio dolor dolce instrumento!
Io ti riprendo ancora;
e unisco al mesto canto
i sospiri d'Isaura, ed il mio pianto.
[ Prende la sua arpa. ]

Assisa a' piè d'un salice,
immersa nel dolore,
gemea traffita Isaura
dal più crudele amore:
L'aura tra i rami flebile
ne ripetva il suon.
I ruscelletti limpidi
a' caldi suoi sospiri,
il mormorio mesceano
de' lor diversi giri:
L'aura fra i rami flebile
ne ripetva il suon.
Salce d'amor delzia!
Ombra pietosa appresta,
di mie sciagure immemore,
all'urna mia funesta;
nè più ripeta l'aura
de' miei lamenti il suon.


Che dissi! . . . Ah m'ingannai! . . .Non è del canto
questo il lugubre fin. M'ascolta . . .

[ Un colpo di vento spezza alcuni vetri della finestra. ]

Oh Dio!
Qual mai strepito è questo!
Qual presagio funesto!

EMILIA
Non paventar; rimira:
Impetuoso vento è quel, che spira.

DESDEMONA
Io credeva che alcuno . . . Oh come il Cielo
s'unisce a' miei lamenti! . . .
Ascolta il fin de' dolorosi accenti.

Ma stanca alfin di spargere
mesti sospiri, e pianto,
morì l'afflitta vergine
ahi! di quel salce accanto.
Ma stanca alfin di piangere
morì . . . che duol! l'ingrato . . .
Oimè . . . ma il pianto
prosebguir non mi fa. Parti, ricevi
da' labbri dell'amica il bacio estremo.

EMILIA
Oh che dici! Ubbidisco . . . oh come tremo!

[ Parte. ]

DESDEMONA
Deh calma, o Ciel, nel sonno
per poco le mie pene,
fa, che l'amato bene
mi venga a consolar.
Se poi son vani i prieghi,
di mia breve urna in seno.
di pianto venga almeno
il cenere a bagnar.
[ Cala la tendina e si getta sul letto. ]

[ Otello s'introduce nella stanza di Desdemona, per una segreta porta, tenendo in mano una lucerna, ed un pugnale. ]

OTELLO
Eccomi giunto inosservato, e solo
nella stanza fatal . . . Iago involomni
al mio vicin periglio. Egli i miei passi
dirigere qui seppe.
Il silenzio m'addita
ch'ella di mia partenza omai sicura
sogna il rivale, e più di me non cura.
Quanto t'inganni,
egli or al suol traffitto . . .
Che dico! Ah tu sol compli il mio delitto.

[ Rimane per un momento attonito, indi si avvicina al letto, ed apre le tendine. ]

Che miro! ahimè! quegli occhi, abbenchè chiusi,
pur parlano al cor. Quel volto, in cui
natura impresse i più bei pregi suoi,
mi colpisce, m'arresta. Ma se mio più non è,
perchè serbarlo, struggasi . . . -
E chi mai puote
riprodurne l'egual! È sua la colpa,
se il mio temuto aspetto l'allontana da me?
Perchè un sembiante, barbaro Ciel, non darmi
in cui scolpito si vedesse il mio cor?
Forse . . . ch'allora . . . Che dico . . .
[ S'allontana dal letto. ]
E il tradimento
non merta il mio rigor? Mora l'indegna!
[ avvicinandosi di nuovo al letto. ]
Ahi! trema il braccio ancor! crudele indugio!
[ rimirando il lume ]
Eccone la cagion . . . tolgasi . . .
[ Spegne il lume. ]
Oh notte che mi riedi sul ciglio, eternamente
colle tenebre tue copri l'orrore
di questo infausto giorno.

DESDEMONA [ in sonno ]
Amato ben!

OTELLO
Che sento? A chi quel nome?
Sogna, o è pur desta?
[ Un lampo che passa a traverso della finestra gli mostra ch'ella dorme. ]
Ah! che tra' lampi il cielo
a me più chiaro il suo delitto addita,
e a compir la vendetta il ciel m'invita.
[ Un forte tuono si ascolta. Desdemona si desta, e tra frequenti lampi riconosce Otello. ]
Indegna!

DESDEMONA
Ahimè! . . . che veggo? . . .
Come mai qui giungesti? . . .
Come tu puoi? . . . ma no . . . contenta t'offro
inerme il petto mio,
se più quell'alma tua pietà non sente . . .

OTELLO
La tradisti, o crudel!

DESDEMONA
Sono innocente.

OTELLO
Ed osi ancor, spergiura! . . .
Più frenarmi non so. Rabbia, dispetto
mi trafiggono a gara.

DESDEMONA
Ah padre! ah che mai feci!
È sol colpa la mia di averti amato.
Uccidimi, se vuoi, perfido, ingrato!
Non arrestare il colpo . . .
Vibralo a questo core,
sfoga il tuo reo furore,
intrepida morrò.

OTELLO
Ma sappia pria che mori,
per tuo maggior tormento
che già il tuo bene è spento,
che Iago il trucidò.

DESDEMONA
Iago! che ascolto? . . . oh Dio!
Fidarti a lui potesi?
A un vile traditor?

OTELLO
Ah! vile! . . . Ben comprendo
perchè così t'adiri;
ma inutili i sospiri
or partono dal cor.

[ I lampi continuano. ]

DESDEMONA
Ah crudel!

OTELLO
Oh rabbia! Io fremo!

DESDEMONA
Ah! qual giorno!

OTELLO
il giorno estremo . . .

DESDEMONA
Che mai dici?

OTELLO
A te sarà.

[ Comincia il temporale. ]

Notte per me funesta.
Fiera crudel tempesta!
Accresci coi tuoi fulmini,
col tuo fragore orribile
accresci il mio furor!

DESDEMONA
Notte per me funesta!
Fiera crudel tempesta!
Tu accresci in me co' fulmini,
il tuo fragore orribile
accresci i palpiti, e l'orror.

[ Il temporale cresce. ]

Oh Ciel! se me punisci
è giusto il tuo rigor.

[ I tuoni cessano, i lampi continuano. ]

OTELLO
Tu d'insultarmi ardisci!
Ed io m'arresto ancor?

DESDEMONA
Uccidimi . . . t'affretta,
saziati alfin crudel!

OTELLO
Sì compia la vendetta.
[ La trafigge col pugnale. ]

DESDEMONA
Ahimè! . . .

OTELLO
Mori, infedel!


Che sento . . . Chi batt?

LUCIO [ interno ]
Otello!

OTELLO
Qual voce!
[ Entra Lucio. ]
Occultati, atroce
rimorso, nel cor.
Rodrigo?

LUCIO
Egli è salvo.

OTELLO
E Iago?

LUCIO
Perisce.

OTELLO
Chi mai lo punisce?

LUCIO
Il Cielo, l'Amor . . .

OTELLO
Che dici? che dici? tu credi?

LUCIO
Ei stesso le trame,
le perfide brame
sorpeso svelò.

OTELLO
Che mai dici? Che mai dici?

LUCIO
Ah, già tutti, deh mira contenti . . .

OTELLO
A tanto tormento resister no sò.

[ Entrano il Doge, Elmiro e Rodrigo. ]

DOGE
Per me la tua colpa
perdona il Senato.

ELMIRO
Io riedo placato
qual padre al tuo sen.

RODRIGO
Il perfido Iago
cangiò nel mio petto
Io sedgno in affetto;
ti cedo il tuo ben.

OTELLO
Che pena!

CORO
Che gioa!

DOGE
Accogli nel core . . .

RODRIGO
Il publico amore,
la nostra amistà.

ELMIRO
La man di figlia . . .

OTELLO
La man di tua figlia . . .
Sì . . . unirmi a lei deggio.
Rimira.
[ Sì uccide. ]

ELMIRO
Che veggio . . .

OTELLO
Punito m'avrà . . .

RODRIGO, DOGE, ELMIRO, CORO
Ah!

Fine dell Opera.


Entered by: Stephen L. Parker
06 July 1996.