Last updated: June 18, 1997
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LUCREZIA BORGIA


ATTO II


Scena I Scena II Scena III Scena IV
Scena V Scena VI Scena VII Scena VIII


Scena I

Piccola cortile che mette alla casa di Gennaro. Una finestra della casa è illuminata. È notte.

RUSTIGHELLO E CORO DI SCHERANI
Rischiarata è la finestra.
In Ferrara egli è tuttora.
La fortuna al Duca è destra:
Del rival vendetta avrà.
Inoltriam: propizia è l'ora ...
Bujo è il cielo ... alcun non v'ha ...
Nessun non v'ha.
(Si avvicinano alla casa di Gennaro, odono rumore, e si arrestano.)
Ma ... silenzio ... un mormorio ...
Un bisbiglio s'è levato ...
È di gente un calpestio
Più distinto udir si fa.
Là in disparte, là in agguato
Chi è s'esplori, e dove va.
(Si allontanono.)


Scena II

(Orsini bussa alla porta di Gennaro. Egli apre ed esce.)

GENNARO
Sei tu?

ORSINI
Son io.
Venir non vuoi, Gennaro, dalla Negroni?
Ogni piacer m'è scemo nol dividi tu.

GENNARO
Grave cagione a te mi toglie.
Per Venezia io parto fra pochi istanti.

ORSINI
E me qui lasci? ...
E uniti fino alla morte
Non giurammo entrambi
Essere in ogni evento?

GENNARO
È ver.

ORSINI
Mi tieni così tua fede, com'io la tengo?

GENNARO
E tu vien meco.

ORSINI
All'alba attendi, e vengo.
Al geniale invito mancar non posso.

GENNARO
Oh! questa tua Negroni m'è distintro auspicio ...

ORSINI
E a me piuttosto il tuo partir
Così notturno e solo ... così pensoso e mesto.
Resta, resta, Gennaro.

GENNARO
Odi ... e se il chiedi, io resto.
Minnaciata è la mia vita ...
Alla morte io son qui presso.

ORSINI
Che s'insidia?
A me lo addita.
Chi è costui?

GENNARO
Parla sommesso.

(Gennaro parla all'orecchio d'Orsini, e questo ride.)

RUSTIGHELLO E GLI SCHERANI
Ci par tempo ...
No: s'aspetti.
L'importuno partirà.

ORSINI (ride)
Ah! ah!

GENNARO
Taci, taci, incauto.

ORSINI
Nè d'inganni tu sospetti?
Quale in te credulità!

GENNARO
Taci incuato.

ORSINI
Ah! Gennaro, quale in te credulità!

GENNARO
Taci, taci.

ORSINI
Non sospetti?

GENNARO
Incauto!

ORSINI
Sconsigliato!
Quale incredulità!
Non sai tu di donna l'arti?

Onde a lei ti mostri grato
Ella ha finto di salvarti.
Di veleni che ragioni?
Dove fondi il tuo timor?
Gentil donna è la Negroni;
Uom è il Duca d'alto cor.

GENNARO
Tu conosci, appien tu sai
Se codardo io fui giammai,
Se un istante in faccia a morte
Mai fu scemo il mio valor.

ORSINI
Gentil dama è la Negroni;
Uomo è il Duca d'alto cor.

GENNARO
Pure adesso in questa Corte
M'è di guai presago il cor.

ORSINI
Va, se vuoi: tentar m'è caro,
Afferrar la mia ventura.

GENNARO
Addio dunque ...

ORSINI
Addio, Gennaro.

GENNARO
Veglia a te.

ORSINI
Ti rassicura.

(Si abbracciano e si dividono, poi tornano ad abbracciarsi.)

GENNARO
Ah! non posso abbandonarti!

ORSINI
Ah! non io lasciar ti vo!

GENNARO
No, no.

ORSINI
No, no.

GENNARO
Al festin vo' seguirarti.

ORSINI
Teco all'alba partirò.

(Si tengono per mano.)

ORSINI E GENNARO
Sia qual vuolsi il tuo destino,
Esso è mio: lo giuro ancora.

ORSINI
Mio Gennaro!

GENNARO
Caro Orsino!

ORSINI E GENNARO
Teco sempre ... o viva, o mora.
Qual due fiori a un solo stello,
Qual due fronde a un ramo sol,

ORSINI
Noi vedremo sereno il cielo.

GENNARO
O saremo curvati al suol.

(Si abbracciano.)

ORSINI
Ah! mio Gennaro! sempre insieme,
O sarem curvati al suol.
Mio Gennaro! sempre insieme, o viva, o mora.

GENNARO
Caro Orsino! sempre insieme,
O sarm curvati al suol.
Caro Orsino! sempre insieme, o viva, o mora.
Al festino.

ORSINI
Sè e parti no.
Oh mio Gennaro! ah! ah!
Sia qual vuolsi il tuo destino, ecc

GENNARO
Oh caro Orsino! ah! ah!
Sia qual vuolsi il tuo destino, ecc

(Partono.)


Scena III

(Ritornano gli Scherani, Rustighello li trattiene.)

RUSTIGHELLO
Nol seguite.

SCHERANI
A noi s'invola.

RUSTIGHELLO
Nol seguite.
Stolti! Ei corre alla Negroni.

SCHERANI
Basta allora, basta allora.

RUSTIGHELLO
Stolti! al laccio ei corre.

SCHERANI
Non v'ha dubbio: al ver t'apponi.

RUSTIGHELLO E GLI SCHERANI
È tenace, è certo l'amo,
Che gettato al cieco è là
In si lasci: ritorniamo:
Di ferir mestier non fa.
(Partono.)


Scena IV

Sala nel palazzo Negroni illuminata e addobbata per festivo banchetto.

LIVORETTO
Viva il Madera! viva! viva!

VITELLOZZO
Evviva il Reno che scalda e avviva!

GAZELLA
Dei vini il Cipro è re.

PETRUCCI
I vini, per mia fè, son tutti buoni.

LIVORETTO
Viva il Madera!

PETRUCCI E GAZELLA
Viva, viva!

VITELLOZZO
Viva il Reno!

GAZELLA
Il Cipro.

TUTTI
Tutti son buoni ... viva! viva!

ORSINI
Io stimo quel che brilla,
Siccome la scintilla,
Che desta il Dio d'amor
Nell'occhio seduttor
Della Negroni.

LIVORETTO E VITELLOZZO
Viva la Negroni!

ORSINI, PETRUCCI E GAZELLA
Viva!

LIVORETTO E VITELLOZZO
Viva il Madera!

TUTTI
Viva! viva!
Benedetto, a lei si tocchi!
Si beva a' suoi begl' occhi!
Amore la formò,
Ciprigna il lei versò
Tutti i suoi doni.
Viva la Negroni!
Viva! viva!
(Bevono.)

GUBETTA (s'alza)
(Ebbri son già: convien tentar che resti in soli.)

GENNARO (si allontana)
(Noiato io sono.)

ORSINI
Ebbene? Gennaro, a toi t'involi?
Odi il novello brindisi da me composto un giorno.

GUBETTA (ridendo)
Ah! ah!

ORSINI
Chi ride?

GUBETTA
Ridono quanti ci sono intorno.

ORSINI
Come?

GUBETTA (beffeggiandolo)
Ah! ah! ah! l'esimio lirico!

ORSINI
M'insulteresti tu?

GUBETTA
S'egli è insultarti il ridere,
Far nol poss'io di più,
(ride)
Ah, ah, ah!

ORSINI
M'insulti?

GUBETTA
Ah, ah, ah!

ORSINI (alzandosi)
Marrano di Castiglia!

GUBETTA
Scheran Traterverino!

(Orsini afferra un coltello.)

DAME
Cielo! costui si battono!

LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA (trattenendo Orsini)
Che far? t'acqueta, Orsino.

DAME
Fuggiam, fuggiam di qua.
(Le dame fuggono.)

ORSINI
Marrano!

GUBETTA
Trasteverino!

LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
T'acqueta.

ORSINI E GUBETTA
Io ti darò, balordo,
Un tal di me ricordo,
Che temperante e sobrio
Per sempre ti farà.

GENNARO, LIVORETTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Finitela, cospetto!
All'ospirte rispetto ... Olà!
O tutta quanta accorrere
Farete la città.


Scena V

LIVORETTO
Pace, pace per ora ...

VITELLOZZO
Avrete il tempo di battervi
Doman da cavalieri,
Non col pungal come assassin di strada.

ORSINI, GENNARO E GUBETTA
È ver.

GENNARO
Ma delle nostre spade che femmo noi?

ORSINI
Le abbiam disposte fuori.

GENNARO, PETRUCCI, GUBETTA E GAZELLA
Non ci pensi più.

GUBETTA
Beviam, signori.

GAZELLA
Ma intanto sbigotite ci han lasciate le dame.

GUBETTA
Torneranno: ed ultimamente chiederemo scusa.

UN COPPIERE (vestito di nero, che porta in giro una bottiglia)
Via di Siracusa.

ORSINI, LIVEROTTO, VITELLOZZO, PETRUCCI, GAZELLA E GUBETTA
Ottimo per mia fè!

(Versano e bevono tutti. Gubetta versa il bicchiere dietro le spalle.)

GENNARO
(Maffio, vedesti? lo Spagnuolo non beve.)

ORSINI
(Che importa? È naturale: ebbro esser deve.)

GUBETTA (barcollando)
Or, se gli piace, amici, può schiccherar Orsin
Versi a sua posta, perchè poeta ognun faria tal vino.

ORSINI
Sì: a tuo dispetto.

GLI ALTRI
Una ballata, Orsino.

ORSINI
Il segreto per esser felici
So per prova e l'insegno agli amici
Sia sereno, sia nubilo il cielo,
Ogni tempo, sia caldo, sia gelo,
Scherzo e bevo, e derido gl'insani
Che si dan del futuro pensier.
Non curiamo l'incerto domani,
Se quest'oggi n'è dato a goder.

GLI ALTRI
Sì, non curiamo l'incerto domani,
Se quest'oggi n'è dato a goder.

VOCE (di dentro)
La gioja de' profani è un fumo passaggier.

CORO (di dentro)
La gioja de' profani è un fumo passaggier.

GENNARO
Quai voci!

ORSINI
Alcun si prende gioco di noi.

TUTTI
Chi mai sarà?

ORSINI
Scommetto che delle dame
Una malizia è questa.

GLI ALTRI
Un'altra strofa, Orsino.

ORSINI
La strofa è presta.
Profittiamo degli'anni fiorenti,
Il piacer li fa correr più lenti;
Se vecchiezza con livida faccia
Stammi a tergo e mia vita minaccia,
Scherzo e bevo, e derido gl'insani, ecc

GLI ALTRI
Sì, non curiamo, ecc

CORO (di dentro)
La gioja de' profani è un fumo passaggier.

(Si spengono le faci.)

ORSINI
Gennaro! ...

GENNARO
Maffio! Vedi?
Si spengono le faci.

ORSINI
A farsi grave incomincia lo scherzo.

TUTTI
Usciam.
Son chiuse tutte le porte!
Ove siam noi venuti?


Scena VI

(S'apre la porta del fondo, e si presenta Lucrezia vestita tutta in nero, con gente armata.)

LUCREZIA
Presso Lucrezia Borgia.

GLI ALTRI (con orrore)
Ah! siam perduti!

LUCREZIA
Sì, son la Borgia.
Un ballo, un tristo ballo voi mi deste in Venezia:
Io rendo a voi una cena in Ferrara.

GLI ALTRI
Oh, noi traditi!

LUCREZIA
Voi salvi ed impuniti credeste invano:
Dell'ingiuria mia piena vendetta ho già:
Cinque son pronti strati funebri
Per coprirvi estinti, poichè il veleno a voi temprato è presto.

GENNARO (avanzandosi)
Non bastan cinque: avvi mestier del sesto.

LUCREZIA (sbigottita)
Gennaro! ... o ciel! ...

GENNARO
Perire io saprò cogli amici.

LUCREZIA (ai soldati)
Ite: chiudete tutte le sbarre,
E per rumor che ascolti,
Nessuno in questa sala entrar s'attenti.

ORSINI, LIVEROTTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Gennaro! ...

GENNARO
Amici! Amici!

LUCREZIA
Uscite.

ORSINI, LIVEROTTO, VITELLOZZO, PETRUCCI E GAZELLA
Oh, noi dolenti!

(Sono trascinati via.)


Scena VII

LUCREZIA
Tu pur qui? non sei fuggito?
Qual ti tenne avverso fato?

GENNARO
Tutto, tutto ho presentito.

LUCREZIA
Sei di nuovo avvelenato.

GENNARO (cava l'amplla del contravvaleno)
Ne ho il rimedio ...

LUCREZIA
Ah! mel rammento, ah! grazie al ciel ne do.

GENNARO
Cogli amici io sarò spento,
O con loro li partirò!

LUCREZIA (osservando l'ampolla)
Ah! per te fia poco ancora,
Ah! non basta per gli amici ...

GENNARO
Non basta? ...

LUCREZIA
No ...

GENNARO
Allor, signora, morrem tutti.

LUCREZIA
Ah! che mai dici?

GENNARO
Voi primiera di mia mano
Preparativei a morir.

LUCREZIA
Io? ... Gennaro!

GENNARO
Sì.

LUCREZIA
Ascolta, insano ...

GENNARO (prende un coltello sulla tavola)
Fermo io sono.

LUCREZIA (sbigottita)
(Che far? che dir?)

GENNARO
Preparatevi.

LUCREZIA
Spietato!
Me ferir? svenar potesti?

GENNARO
Sì, lo posso: son disperato:
Tutto, tutto, mi togliesti.
Non più indugi.

LUCREZIA
Ah! ferma, ferma.

GENNARO
Preparati.

LUCREZIA
Gennaro! ...

GENNARO (risoluto)
Preparati.

LUCREZIA
Ferma ... Ah! ... un Borgia sei ...

GENNARO (gli cale il coltello)
Io?

LUCREZIA
Fur tuoi padri i padri miei ...
Ti risparmia un fallo orrendo ...
Il tuo sangue non versar.

GENNARO
Son un Borgia?
(piangendo)
Oh ciel! che intendo! ...

LUCREZIA
Ah! di più non domandar.

M'odi, ah m'odi ... io non t'imploro
Per voler serbarmi in vita!
Mille volte al giorno io moro,
Mille volte in cor ferita ...
Per te prego ... ah! teco almeno
Ah! non voler incrudelir.
Bevi ... bevi ... il rio veleno
Ah! t'affretta, deh! t'affretta a prevenir.

GENNARO
Son un Borgia!

LUCREZIA
Il tempo vola.
Deh! cedi, cedi,
Deh! t'affretta il veleno a prevenir ...

GENNARO
Giusto cielo!

LUCREZIA
Deh! cedi, il tempo vola.
Ah! t'affretta il veleno a prevenir ...
Bevi, sì, Gennaro, bevi ...
Deh! t'affretta il veleno a prevenir ...

GENNARO (come ascoltando)
Maffio muore.

LUCREZIA
Cedi ... per tua madre!

GENNARO
Va: tu sola sei cagion del suo dolore.

LUCREZIA
No, no: Gennaro ...

GENNARO
L'opprimesti ...

LUCREZIA
Nol pensare.

GENNARO
Di lei che festi?

LUCREZIA
Vive ... ah vive ... e a te favella
Col mio duol, col mio terror.

GENNARO
Ciel! tu forse!

LUCREZIA
Ah! sì, son quella.

GENNARO
Tu! ... gran Dio! ... mi manca il cor ...
(Cade sopra una sedia.)

LUCREZIA
Figlio! ... figlio! ...
Olà! qualcuno! ... accorrete! ...
Aita! ... aita! ...
Niun m'ascolta ... è lunge ognuno.
Dio pietoso, il serba in vita ...

GENNARO
Cessa ... è tardi ...
Io manco, io gelo ...

LUCREZIA
Me infelice!

GENNARO
Ho agl'occhi un velo ...

LUCREZIA
Mio Gennaro, un solo accento ...
Uno sguardo per pietà ...

GENNARO
Madre, io moro ... ah! io moro!
(Spira.)

LUCREZIA (con orrore)
È spento ... è spento! ...


Scena VIII

(Si sente rumore e calpestio. S'aprono le porte.)

LUCREZIA
Figlio! ... è spento! ... ah! figlio! ...

(Entra il Duca e seguita.)

DUCA
Dov'è desso? dov'è?

LUCREZIA
Desso!
(additando Gennaro estinto)
Miralo.

DUCA E CORO
Ah!

LUCREZIA
Era desso il figlio mio,
La mia speme, il mio conforto ...
Ei potea placarmi Iddio ...
Mi parea far pura ancor ...
Ogni luce in lui m'è spenta ...
Il mio cuore con esso è morto.
Sul mio capo il cielo avventa
Il suo strale punitor.

CORO
Rio misero! orribil caso! ah!

LUCREZIA
Ah! era desso il figlio mio, ecc

CORO
Si soccorra ... ella muor.

(Lucrezia sviene in braccio alle damigelle.)


FINE


Prologo
Atto I
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