Last updated: Feb. 1, 1999
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GIULIO CESARE

Music composed by George Friederich Haendel

Libretto/text by Nicola Francesco Haym

First performance: Feb. 20, 1724, London

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Personaggi



Romani
GIULIO CESARE, primo imperatore de' Romani  -  contralto
CURIO, tribuno di Roma  -  basso
CORNELIA, moglie di Pompeo  -  contralto
SESTO, figlio di Pompeo e Cornelia  -  soprano

Egizii
CLEOPATRA, regina d'Egitto  -  soprano
TOLOMEO, re d'Egitto, fratello di Cleopatra  -  contralto
ACHILLA, duce generale dell'armi e consigliere di Tolomeo  -  basso
NIRENO, confidente di Cleopatra  -  contralto

Seguito di Romani, seguito di Egizii,
damigelle egizie, guardie, le nove Muse,
favorite di Tolomeo, soldati egiziani, soldati
romani, un paggio.




Egitto (Alessandria e dintorni)
Anno 48 a.C.



Atto Primo

Campagna d'Egitto con antico ponte sopra un ramo del Nilo

Scena Prima

Cesare, Curio, seguito (Cesare e Curio passano il ponte con il seguito) SEGUITO Viva, viva il nostro Alcide! Goda il Nilo di questo dì! Ogni spiaggia per lui ride, ogni affanno già spari. CESARE Presti ormai l'egizia terra le sue palme al vincitor! Curio, Cesare venne, e vide e vinse; già sconfitto Pompeo invan ricorre per rinforzar de' suoi guerrier lo stuolo d'Egitto al re. CURIO Tu qui, signor, giungesti a tempo appunto, a prevenir le trame. Ma chi ver' noi sen' viene?

Scena seconda

I detti, Cornelia, Sesto (Cornelia e Sesto entrano) CESARE Questa è Cornelia. CURIO Oh sorte, del nemico Pompeo l'alta consorte? Cesare, a questa un tempo sacrai la libertade. CORNELIA Signor, Roma è già tua. Teco han gli dei oggi diviso il regno, ed è lor legge che del grand'orbe al pondo Giove regoli il ciel, Cesare il mondo. CESARE Da Cesare che chiedi, gran germe de' Scipioni, alta Cornelia? CORNELIA Dà pace all'armi! SESTO Dona l'asta al tempio, ozio al fianco, ozio alla destra. CESARE Virtù de' grandi è il perdonar le offese. Venga Pompeo, Cesare abbracci, e resti l'ardor di Marte estinto: sia vincitor del vincitore il vinto.

Scena terza

I detti, Achilla (con stuolo di Egizii) (Achilla entra con stuolo di Egizii che portano aurei bacili) ACHILLA La reggia Tolomeo t'offre in albergo, eccelso eroe, per tuo riposo, e in dono quanto può donare un tributario trono. CESARE Ciò che di Tolomeo offre l'alma regal Cesare aggrada. ACHILLA Acciò l'Italia ad adorarti impari, in pegno d'amistade e di sua fede questa del gran Pompeo superba testa di base al regal trono offre al tuo piede. (Uno degli Egizii svela un bacile, sopra il quale sta il capo tronco di Pompeo) CESARE Giulio, che miri? SESTO Oh dio, che veggio? CORNELIA Ahi lassa! Consorte! Mio tesoro! CURIO Grand'ardir! CORNELIA Tolomeo, Barbaro traditor! Io manco, io moro... (si sviene) CESARE Curio, su, porgi aita a Cornelia, che langue! (piange) CURIO Che scorgo? Oh stelle! il mio bel sole esangue! ACHILLA (da sé) (Questa Cornelia? Oh, che beltà! che volto!) SESTO Padre, Pompeo! mia genitrice! Oh dio! CESARE Per dar urna sublime al suo cenere illustre, serbato sia il nobil teschio. ACHILLA Oh dei! CESARE (Ad Achilla ) E tu involati, parti! Al tuo signore di che l'opre de' regi, sian di ben o di mal, son sempre esempio. SESTO Che non è re, chi è re fellon, che è un empio. ACHILLA Cesare, frena l'ire... CESARE Vanne! Verrò alla reggia, pria ch'oggi il sole a tramontar si veggia. Empio, dirò, tu sei, togliti a gli occhi miei, sei tutto crudeltà. Non è da re quel cuor, che donasi al rigor, che in sen non ha pietà. (parte con seguito; parte Achilla con stuolo di Egizii)

Scena quarta

Curio, Sesto, Cornelia CURIO Già torna in se'. SESTO Madre! CURIO Cornelia! CORNELIA (che ritorna in se') Oh stelle! Ed ancor vivo? Ah! tolga quest'omicida acciaro il cor, l'alma al sen. (vuol rapire la spada dal fianco di Sesto per isvenarsi, e Curio la frastorna) CURIO Ferma! Invan tenti tinger di sangue in quelle nevi il ferro. Curio, che ancor t'adora, e sposa ti desia, se pur t'aggrada, vendicarti saprà con la sua spada. CORNELIA Sposa a te? CURIO Sì. CORNELIA Ammutisci! SESTO Tu nemico a Pompeo, e tanto ardisci? CURIO Cornelia, se m'aborri, m'involerò al tuo aspetto; sol per non molestarti, giurerà questo cor di non amarti. (parte) SESTO Madre! CORNELIA Viscere mie! SESTO Or che farem tra le cesaree squadre, tu senza il caro sposo, io senza il padre? CORNELIA Priva son d'ogni conforto, e pur speme di morire per me misera non v'è. Il mio cor, da pene assorto, è già stanco di soffrire, e morir si niega a me. (parte) SESTO Vani sono i lamenti; è tempo, o Sesto, ormai di vendicar il padre; si svegli alla vendetta l'anima neghittosa, che offesa da un tiranno invan riposa. Svegliatevi nel core, furie d'un alma offesa, a far d'un traditor aspra vendetta! L'ombra del genitore accorre a mia difesa, e dice: a te il rigor, Figlio si aspetta. (parte) Cambiamento Gabinetto di Cleopatra

Scena quinta

Cleopatra (con seguito di damigelle egizie), poi Nireno, dopo Tolomeo (con guardie) CLEOPATRA Regni Cleopatra; ed al mio seggio intorno popolo adorator arabo e siro su questo crin la sacra benda adori; su, che di voi, miei fidi, ha petto e cor di sollevarmi al trono, giuri su questa destra eterna fede. NIRENO (entra) Regina, infausti eventi! CLEOPATRA Che fia? che tardi? NIRENO Troncar fe' Tolomeo il capo... CLEOPATRA Ohimè! di chi? NIRENO ... del gran Pompeo. CLEOPATRA Stelle! costui che apporta? NIRENO Per stabilirsi al soglio a Cesare mandò fra' doni involto... CLEOPATRA Che gli mandò? NIRENO ... l'esanimato volto. CLEOPATRA Su, partite, miei fidi, (parte seguito) (a Nireno) E tu qui resta; alle cesaree tende son risolta portarmi, e tu , Nireno Mi servirai da scorta. NIRENO Cosa dirà Tolomeo? CLEOPATRA Non paventar; col guardo meglio ch'egli non fece col capo di Pompeo, Cesare obbligherò; invan aspira al trono, egli è il germano, e la regina io sono. TOLOMEO (entra con guardie) Tu di regnar pretendi, donna superba e altera? CLEOPATRA Io ciò ch'è mio contendo; e la corona dovuta alla mia fronte giustamente pretendo. TOLOMEO Vanne, e torna omai, folle, a qual di donna è l'uso, di scettro invece a trattar l'ago e il fuso! CLEOPATRA Anzi tu pur, effeminato amante, va dell'età sui primi albori, di regno invece a coltivar gli amori! Non disperar, chi sa? se al regno non l'avrai, avrai sorte in amor. Mirando una beltà in essa troverai a consolar un cor. (parte con Nireno)

Scena sesta

Tolomeo (con guardie), Achilla ACHILLA (entra) Sire,Signor! TOLOMEO Achilla! Come fu il capo tronco da Cesare gradito? ACHILLA Sdegnò l'opra. TOLOMEO Che sento? ACHILLA T'accusò d'inesperto e troppo ardito. TOLOMEO Tant'osa un vil Romano? ACHILLA Il mio consiglio apprendi, oh Tolomeo! Verrà Cesare in corte; e in tua vendetta cada costui, come cadde Pompeo. TOLOMEO Chi condurrà l'impresa? ACHILLA Io ti prometto darti estinto il superbo al regio piede, se di Pompeo la moglie in premio a me il tuo voler concede. TOLOMEO E' costei tanto vaga? ACHILLA Lega col crine. E col bel volto impiaga. TOLOMEO Amico, il tuo consiglio è la mia stella; vanne, pensa e poi torna. (parte Achilla) Muora Cesare, muora, e il capo altero sia del mio piè sostegno. Roma, oppressa da lui, libera vada, e fermezza al mio regno sia la morte di lui più che la spada. L'empio, sleale, indegno vorria rapirmi il regno, e disturbar così la pace mia. Ma perda pur la vita, prima che in me tradita dall'avido suo cor la fede sia! Cambiamento Quartieri nel campo di Cesare con l'urna nel mezzo, ove sono le ceneri del capo di Pompeo, sopra eminente cumulo di trofei

Scena settima

Cesare, poi Curio, Cleopatra (nelle vesti di Lidia), Nireno CESARE Alma del gran Pompeo, che al cenere suo d'intorno invisibil t'aggiri, fur'ombre i tuoi trofei, ombra la tua grandezza, e un'ombra sei. Così termina al fine il fasto umano. Ieri che vivo occupò un mondo in guerra, oggi risolto in polve un'urna serra. Tal di ciascuno, ahi lasso! il principio è di terra, e il fine è un sasso, Misera vita! oh, quanto è fral tuo stato! Ti forma un soffio, e ti distrugge un fiato. CURIO (entra, introduce Cleopatra e Nireno) Qui nobile donzella chiede chinarsi al Cesare di Roma. CESARE Se n' venga pur. CLEOPATRA Tra stuol di damigelle io servo a Cleopatra, Lidia m'appello, e sotto il ciel d'Egitto di nobil sangue nata; ma Tolomeo mi toglie, barbaro usurpator, la mia fortuna. CESARE (da se'): (Quanta bellezza un sol sembiante aduna!) Tolomeo sì tiranno? CURIO (da se'): (Se Cornelia mi sprezza, oggi a Lidia rivolto collocherò quest'alma in sì bel volto). CLEOPATRA (s'inginocchia avanti Cesare e dice piangendo): Avanti al tuo cospetto, avanti a Roma, mesta, afflitta e piangente chieggio giustizia. CESARE (da se'): (Oh dio! che innamora!) (leva da terra Cleopatra) Sfortunata donzella, in breve d'ora deggio portarmi in corte, oggi colà stabilirò tua sorte. (da se') (Che bel crin!) CURIO (da se'): (Che bel sen!) CLEOPATRA Signor, i tuoi favori legan quest'alma. CESARE E la tua chioma i cori. Non è sì vago e bello il fior nel prato, quant'è vago e gentile il tuo bel volto. D'un fiore il pregio a quello solo vien dato, ma tutto un vago aprile è in te raccolto. (parte con Curio) NIRENO Cleopatra, vincesti; già di Cesare il core tributario al tuo volto amor ti rende, e tutto il suo voler da te dipende. CLEOPATRA Cerchi pur Tolomeo con empietà di cor le vie del trono, che a me d'avito regno farà il Nume d'amor benigno dono. Tutto può donna vezzosa, se amorosa scioglie il labbro, o gira il guardo. Ogni colpo piaga un petto, se difetto non v'ha quel che scocca il dardo. (mentre Cleopatra vuol partire, vien ritenuta da Nireno) NIRENO Ferma, Cleopatra, osserva, qual femmina dolente con grave passo e lacrimoso ciglio quivi si porta. CLEOPATRA Al portamento, al volto donna volgar non sembra; osserviamo in disparte la cagion del suo dolo. (si ritirano)

Scena ottava

Cleopatra (nelle vesti di Lidia) e Nireno in disparte, Cornelia, poi Sesto CORNELIA (entra) Nel tuo seno, amico sasso sta sepolto il mio tesoro. Ma che! vile e negletta sempre starai, Cornelia? CLEOPATRA (da se'): (E' Cornelia, costei, la moglie di Pompeo?) CORNELIA Ah no! tra questi arnesi un ferro sceglierò, con mano ardita contro il Tolomeo dentro la reggia... (Non sì tosto Cornelia ha preso una spada fuori degli arnesi di guerra che Sesto sopraggiunge) SESTO Madre, ferma; che fai? CORNELIA Lascia quest'armi: voglio contro il tiranno uccisor del mio sposo, tentar la mia vendetta. SESTO Questa vendetta a Sesto sol si aspetta. (toglie la spada a Cornelia) CORNELIA Oh dolci accenti! oh care labbra! dunque sull'alba de' tuoi giorni hai tanto cor? SESTO Son Sesto, e di Pompeo erede son dell'alma! CORNELIA Animo, oh figlio, ardire! Io coraggiosa ti seguirò, SESTO Ma, oh dio! chi al re fellone ci scorterà? CLEOPATRA (che sorte fuori impetuosamente) Cleopatra NIRENO (in disparte) Non ti scoprir! CLEOPATRA E Lidia ancor, per ché quell'empio cada, ti saran scudo, e t'apriran la strada. CORNELIA E chi ti sprona, amabile donzella, oggi in nostro soccorso offrir te stessa? CLEOPATRA La fellonia d'un re tiranno, il giusto. Sotto il nome di Lidia io serbo Cleopatra; se in virtù del tuo braccio ascende al trono, sarai felice, e scorgerai qual sono. CORNELIA Chi a noi sarà di scorta? CLEOPATRA (accennando a Nireno) Questi, che alla regina è fido servo, saprà cauto condurvi all'alta impresa. SESTO Figlio non è, chi vendicar non cura del genitor la morte. Armerò questa destra, e al suol trafitto cadrà punito il gran tiran d'Egitto. Cara speme, questo core tu cominci a lusingar. Par che il ciel presti favore i miei torti a vendicar. (partono Cornelia, Sesto e Nireno). CLEOPATRA Vegli pur il germano alla propria salvezza: che già gli mossi di Cesare la spada, di Sesto e Cornelia il giusto sdegno; senza un certo periglio non creda aver solo d'Egitto il regno. Tu la mia stella sei, amabile speranza, e porgi ai desir' miei un grato e bel piacer. Qual sia di questo core la stabile costanza, e quanto possa amore, s'ha in breve da veder. (parte) Cambiamento Atrio nel palagio de' Tolomei

Scena nona

Tolomeo ed Achilla (con seguito di Egizii e guardie), Cesare (con seguito di Romani) TOLOMEO Cesare, alla tua destra stende fasci di scettri generosa la sorte. CESARE Tolomeo, a tante grazie io non so dir , se maggior lume apporti, mentre l'uscio del giorno egli diserra, il sole in cielo o Tolomeo qui in terra. Ma sappi, ogni mal'opra ogni gran lume oscura. ACHILLA (a Tolomeo): (Sin al real aspetto egli t'offende?) TOLOMEO (da se'): (Temerario Latin!) CESARE (da se'): (So che m'intende). TOLOMEO Alle stanze reali questi che miri t'apriran le porte, e a te guida saranno. (da se'): (Empio, tu pur venisti in braccio a morte). CESARE (da se'): (Scorgo in quel volto un simulato inganno). Va tacito e nascosto, quand'avido è di preda, l'astuto cacciator. E chi è mal far disposto, non brama che si veda l'inganno del suo cor. (parte con seguito).

Scena decima

Achilla, Tolomeo (con seguito e guardie), Cornelia e Sesto (Cornelia e Sesto entrano) ACHILLE Sire, con Sesto il figlio questa è Cornelia. TOLOMEO (da se'): (Oh che sembianze, Amore!) CORNELIA Ingrato, a quel Pompeo, che al tuo gran padre il diadema reale stabilì sulla chioma, tu recidesti il capo in faccia a Roma? SESTO Empio, ti sfido a singolar certame; veder farò con generosa destra aperto a questo regno che non sei Tolomeo, che un indegno. TOLOMEO Oh là! da vigil stuol sian custoditi questi Romani arditi. ACHILLA Alto signor, condona il lor cieco furor! TOLOMEO Per or mi basta ch'abbia garzon sì folle di carcere la reggia. (accenna alla guardie) Costei, che baldanzosa vilipese il rispetto di maestà regnante, nel giardin del serraglio abbia per pena il coltivar i fiori. (piano ad Achilla) Io per te serbo questa dell'alma tua bella tiranna. ACHILLA Felice me! TOLOMEO (da se'): (Quanto costui s'inganna!) (parte con seguito)

Scena undicesima

Achilla (con guardie), Cornelia, Sesto ACHILLA Cornelia, in quei tuoi lumi sta legato il mio cor. Se all'amor mio giri sereno il ciglio e i talami concedi, sarà la madre in libertà col figlio. CORNELIA Barbaro, una Romana sposa ad un vil Egizio? SESTO A te consorte? Ah no! pria della morte.... ACHILLA Oh là: per regal legge orma si guidi prigionier nella reggia così audace garzon. CORNELIA Seguirò anch'io l'amata prole, il caro figlio mio. ACHILLA Tu ferma il piede e pensa di non trovar pietade acciò che chiedi, se pietade al mio amor pria non concedi. Tu sei il cor di questo core, sei il mio ben, non t'adirar! Per amor io chiedo amore, più da te non vo' bramar. (parte) SESTO Madre! CORNELIA Mia vita! SESTO Addio! (mentre le guardie vogliono condur via Sesto, Cornelia corre a ritenerlo per un braccio) CORNELIA Dove, dove, inumani, l'anima mia guidate? Empi, lasciate, che al mio core, al mio bene io porga almen gli ultimi baci. Ahi pene! CORNELIA E SESTO Son nata/o a lagrimar/sospirar, e il dolce mio conforto, ah, sempre piangerò. Se il fato ci tradì, sereno e lieto dì mai più sperar potrò.

Atto Secondo

Deliziosa selva di cedri con il monte Parnaso nel prospetto, il quale contiene in se' la reggia della Virtù.

Scena prima

Cleopatra, Nireno CLEOPATRA Eseguisti, oh Niren, quanto t'imposi? NIRENO Adempito è il comando. CLEOPATRA Giunto è Cesare in corte? NIRENO Io ve'l condussi, ed ei già a queste soglie il piè rivolge. CLEOPATRA Ma dimmi: è in pronto la meditata scena? Nireno Infra le nubi l'alta regina sfavilla; ma che far pensi? CLEOPATRA Amore già suggerì all'idea stravagante pensier: ho già risolto, sotto finte apparenze far prigionier d'amor ch'il cor m'ha tolto. NIRENO A lui ti scoprirai? CLEOPATRA Non è ancor tempo. NIRENO Io che far deggio? CLEOPATRA Attendi Cesare qui in dispare; indi lo guida in questi alberghi, e poi lo guida ancora colà nelle mie stanze e a lui dirai, che per dargli contezza di quanto dal suo re gli si contende, pria che tramonti il sol Lidia l'attende. (parte)

Scena seconda

Nireno, poi Cesare; Cleopatra (nelle vesti di Virtù) NIRENO Da Cleopatra apprenda chi è seguace d'amor l'astuzie e frodi. CESARE (entra) Dov'è, Niren, dov'è l'anima mia? NIRENO In questo loco in breve verrà Lidia, signor. (Qui s'ode vaga sinfonia di vari strumenti) CESARE Taci! NIRENO Che fia? CESARE Cieli, e qual delle sfere scende armonico suon, che mi rapisce? NIRENO Avrà di selce il cor chi non languisce. (S'ode nuovamente una sinfonia; s'apre il Parnasso, e vedesi in trono la Virtù, assistita dalle nove Muse) CESARE Giulio, che miri? e quando con abisso di luce scesero i Numi in terra? CLEOPATRA (nelle vesti di Virtù) V'adoro, pupille, saette d'amore, le vostre faville son grate nel sen. Pietose vi brama il mesto mio core, ch'ogn'ora vi chiama l'amato suo ben. CESARE Non ha in cielo il Tonante melodia che pareggi un sì bel canto. Vola, mio cor, al dolce incanto... (Mentre Cesare corre a Cleopatra, si chiude il Parnasso, e torna la scena come prima) ... e come? Ah! che del mio gioir invido è il Nume! NIRENO Signor, udisti, e che ti par di Lidia? CESARE Virtù cantata da Lidia possiede? Ah! Che se già piangente mi saettò tra le armi, io ben m'aveggio che bellezza sì vaga cantando lega, e lagrimando impiaga. NIRENO Signor, se amor t'accese, non affligger, no, no; Lidia è cortese. Anzi, se non t'è grave, ella t'attende nelle sue stanze oror. CESARE Lidia mi brama? NIRENO Ed ella a Cleopatra anche ti scorterà. CESARE Guidami tosto in seno al mio tesoro, acciò che dolce rendo il mio martoro. Se in fiorito ameno prato l'augellin tra fiori e fronde si nasconde, fa più grato il suo cantar. Se così Lidia vezzosa spiega ancor notti canore, più graziosa fa ogni core innamorar. Cambiamento Giardino del serraglio, dove corrisponde quello delle fiere

Scena terza

Cornelia, poi Achilla (Cornelia, con piccola zappa nelle mani, che vien coltivando i fiori) CORNELIA Deh. Piangete, oh mesti lumi, già per voi non v'è più speme. ACHILLA (entra) Bella, non lagrimare! Canterà il tuo destin le crude tempre. CORNELIA Chi nacque a sospirar piange per sempre. ACHILLA Un consenso amoroso, che tu presti ad Achilla, può sottrarti al rigor di servitù. CORNELIA Olà! Così non mi parlar mai più. (Vuol partire) ACHILLA Oh dio! ascolta; ove vai? CORNELIA Fuggo da te per non mirarti mai.

Scena quarta

I detti, Tolomeo (mentre Cornelia fugge, incontra Tolomeo, che la prende per la mano) TOLOMEO Bella, placa lo sdegno! CORNELIA Lasciami, iniquo re! ACHILLA Sire, qua mi portai, per ammollir questa cruedel, che adoro. TOLOMEO Fu pietosa a' tuoi detti? ACHILLA Ella mi sprezza ognor, ed io mi moro. TOLOMEO (da se'): (Respiro, oh ciel!) Bella, lo sdegno ammorza! (tira da parte Achilla) Amico, e ben? ACHILLA Signor, oggi vedrai Cesare estinto al suolo, re vendicato, e regnator tu solo. TOLOMEO Parti, eseguisci, e spera; avrai in mercede la tua crudel. (da se'): (Folle è costui se'l crede). ACHILLA (a Cornelia) Se a me non sei crudele, ognor sarà fedele a te questo cor. Ma se spietata sempre ver me non cangi tempre, aspetta sol rigor! (parte) TOLOMEO Bella, cotanto aborri chi ti prega d'amar? CORNELIA Un traditore degno non è d'amor. TOLOMEO Tanto rigore? Ma se un re ti bramasse? CORNELIA Sarei una furia in agitargli il core. TOLOMEO Possibil che in quel volto non alberghi pietà? che in questo seno... (stende la destra al seno di Cornelia, che sdegnosa si ritira) CORNELIA Freni l'anima insana lo stimolo del senso: pensa che son Cornelia,. e son Romana. (parte) TOLOMEO Tanto ritrosa a un re? perfida donna! Forza userò, se non han luogo i prieghi, e involarti saprò ciò ch'or mi nieghi. Sì, spietata, il tuo rigore sveglia l'odio in questo sen, Giacché sprezzo questo core, prova, infida, il mio velen! (parte)

Scena quinta

Cornelia, poi Sesto CORNELIA (che rientra) Su, che si tarda? or che partì il lascivo, un generoso ardir l'onor mi salvi; tra le fauci de' mostri mi scaglierò da queste eccelse mura, cibo sarò di fiere; non paventa il morir un'alma forte. Addio Roma, addio Sesto! Io corro a morte. SESTO (entra) Ferma! che fai? CORNELIA Chi mi trattiene il passo? SESTO Madre! CORNELIA Madre? che veggio? Figlio, Sesto, mio core! Come qui ne venisti! SESTO Io, per sottrarti al regnato lascivo di Niren con la scorta quivi occulto mi trassi. CORNELIA Troppo è certo il periglio in cui, figlio, t'esponi. SESTO Chi alla vendetta aspira vita non cura, oh madre. Sì cadrà Sesto, o cadrà il tiranno.

Scena sesta

I detti, Nireno NIRENO (entra) Cornelia, infauste nove. Il re m'impone, che tra le sue dilette io ti conduca. CORNELIA Oh dio! SESTO Numi, che sento? NIRENO Non vi turbate, no: unqua sospetto a Tolomeo non fui; ambi verrete là dove il re tiranno è in preda alle lascivie; colà Sesto nascoso in suo potere avrà l'alta vendetta; egli solo ed inerme far non potrà difesa. SESTO Molto, molto ti devo. CORNELIA Assista il cielo una sì giusta impresa! Cessa omai di sospirare! Non è sempre irato il cielo contro i miseri; suol fare benché tardi, le vendette. Il nocchier, s'irato è il mare, mai non perde la speranza, onde avvien che la costanza la salute a lui promette. (parte con Nireno) SESTO (solo) Figlio non è, chi vendicar non cura del genitor lo scempio. Su dunque alla vendetta ti prepara, alma forte, e prima di morir altrui dà la morte! L'angue offeso mai riposa, se il veleno pria non spande dentro il sangue all'offensor. Così l'alma mia non osa di mostrarsi altera e grande, se non svelle l'empio cor. (parte) Cambiamento Luogo di delizie

Scena settima

Cleopatra, poi Cesare CLEOPATRA Esser qui deve in breve l'idolo del mio sen, Cesare amato; ei sa che qui l'attende Lidia sua, che l'adora; per discoprir, se porta il sen piagato, fingerò di dormir, porterò meco, mascherato nel sonno, Amor ch'è cieco. (si pone a sedere) Venere bella, per un istante, Deh, mi concedi le grazie tutte del dio d'amor! Tu ben prevedi ch'il mio sembiante dee far amante d'un regio cor. (finge di dormire) CESARE (entra) Che veggio, oh Numi? il mio bel sol qui dorme? Vaga Lidia, adorata, ah! se di tanto incendio che mi bolle nel seno, ti penetrasse al cor qualche scintilla, ben potresti sperar dalla tua sorte d'essermi forse un dì sposa e consorte. CLEOPATRA (sporgendo) Sposa? t'adorerò fino alla morte. CESARE Olà! CLEOPATRA Che ti conturbi? CESARE Una donzella, serva di Cleopatra a tanto aspirar? CLEOPATRA Cesare, frena l'ire! Giacché desta m'aborri, perché m'abbi ad amar, torno a dormire. (va per tornar al suo luogo)

Scena ottava

I detti, Curio, dopo congiurati (di dentro) CURIO (entra con spada impugnata) Cesare, sei tradito. CESARE (snuda il brando) Io tradito. CLEOPATRA Che sento? CURIO Mentr'io ver le tue stanze, signor', t'attendo, odo di genti e spade ripercosso fragor, ed una voce gridar: Cesare mora, ed improvviso a te ne volo, ad arrecar l'avviso. CESARE Così dunque in Egitto regna la fellonia? Bella, rimanti; sono infausti per noi cotesti lidi. CLEOPATRA Fermati, non partir, che tu m'uccidi. CESARE Lascia, Lidia! CLEOPATRA Che Lidia? Io volerò al conflitto in tua difesa, sino agli stessi abissi scenderia Cleopatra. (da se'): (ohimè, che dissi?) CESARE Cleopatra? CLEOPATRA Sì. CESARE Dov'è? CLEOPATRA Cesare, volgi in questo seno, e non altrove, il lampo di quegli occhi che adoro: Son Cleopatra, e non più Lidia in cambio. CESARE Sei Cleopatra? CLEOPATRA In breve de' congiurati il temerario ardire questo aspetto regal farà che cada; torna al fianco, signor, quella tua spada! (parte) CESARE Curio, a sì strani eventi resto immobile sasso. CURIO Stupido son. CESARE Che udisti mai, cor mio? Lidia è Cleopatra? e la spregiasti? Oh dio! CLEOPATRA (che frettolosa ritorna) Fuggi, Cesare, fuggi! Dalle regie tue stanze a questa fonte volano i congiurati. CESARE Come! nemmen Cleopatra valse a frenar sì perfido ardimento? CLEOPATRA La porpora reale scudo non è bastante al tradimento. CESARE Vengano pure, ho core. Cesar non sappe mai che sia timore. CLEOPATRA Oh dio! tu il mio cor mi struggi; salvati, o mio bel sol! Cesare, fuggi! CESARE Al lampo dell'armi quest'alma guerriera vendetta farà. Non fia che disarmi la destra guerriera che forza le dà. (parte con Curio) Congiurati (di dentro): Mora Cesare, mora! CLEOPATRA (sola) Che sento? Oh dio! Morrà Cleopatra ancora. Anima vil, che parli mai? Deh taci! Avrò, per vendicarmi, in bellicosa parte, di Bellona in sembianza un cor di Marte. Intanto, oh Numi, voi che il ciel reggete, difendete il mio bene! Ch'egli è del seno mio conforto e speme. Se pità di me non senti, giusto ciel, io morirò. Tu da pace a' miei tormenti, o quest'alma spirerò. Cambiamento Camera nel serraglio

Scena nona

Tolomeo circondato dalle sue favorite, Cornelia fra loro, poi Sesto TOLOMEO Belle dee di questo core, voi portate il ciel nel volto, non ha il ciel più bel splendore di quel ch'avete in doppie stelle accolto. Questo è luogo di pace, onde il ferro depongo, (pone la spada sopra una tavola) che inutile ornamento ora è questo in amor fiero stromento. CORNELIA (da se' ): (Numi! che fia di me?) TOLOMEO Ma qui Cornelia? Questo candido lin tu prendi in segno, secondo il mio costume, di colei che destino al regio letto, alle notturne piume. (Cornelia prende il fazzoletto, e poi lo getta con sdegno) SESTO (entra, da se' ): (Ora è il tempo, oh mia destra! il proprio ferro che uccise il genitore, l'empio trafigga).

Scena decima

I detti, Achilla (mentre Sesto vuol prendere la spada di Tolomeo, vien sorpreso da Achilla, che entra in furia e la prende) ACHILLA Sire, prendi! TOLOMEO Che fia? SESTO (da se' ): Stelle crudeli! ACHILLA Arma la man che non è tempo, o Sire, di star fra vezzi in amorosa parte; queste Veneri lascia, e vola a Marte! TOLOMEO Qual nemica la fortuna... ACHILLA Mentre io cerco di Cesare la strage, s'avventa egli fra i nostri, ma il numero di molti alla virtù d'un solo al fin prevale; fugge con Curio, e da balcon sublime si scaglia d'improvviso in mezzo al porto, ed io miro in un punto Curio sommerso, e Cesare già morto. CORNELIA (da se'): Cesare morto? SESTO (da se'): Oh Numi! ACHILLA Or Cleopatra vola al campo romano, e delle trombe ai bellicosi carmi, di Cesare in vedetta, corre co' suoi contro il tuo campo all'armi. TOLOMEO D'una femmina imbelle non pavento i furori. ACHILLA A te sol resta che in premio di tant'opra in isposa costei tu mi conceda. TOLOMEO Temerario! Beltà che non ha pari d'un tradimento in guiderdon pretendi? ACHILLA Sire... TOLOMEO Ammutisci e parti! Son re, e saprò premiarti. ACHILLA Il mio servir questa mercé riceve? TOLOMEO Olà! ACHILLA (da se'): A chi fede non ha, fe' non si deve. (parte) TOLOMEO Ciascuna si ritiri; dopo breve soggiorno vittorioso fra voi farò ritorno. (parte con le favorite)

Scena undicesima

Sesto, Cornelia SESTO Ecco in tutto perduta la speme di vendetta! Ferro, inerme ti vedo; io per non più soffrir morte a te chiedo. (tira la spada per uccidersi) CORNELIA Fermo? che fai? se perverso il destino fè vano il colpo, invan disperi, oh Sesto. SESTO Or che Cesare è estinto che più sperar possiamo? CORNELIA Animo, ardire! Niren già t'apre il passo; al campo vanni; colà tu rivedrai l'empio tiranno, e a lui fa poi mirar con alma forte, che incontrar sai, non paventar la morte. (parte) SESTO (solo) Seguirò tanto con ignoto passo ogn'orma del tiranno, finché nel suo periglio farò che cada esangue del padre l'uccisor per man del figlio. L'aure che spira tiranno e fiero egli non merta di respirar. Mi sveglia all'ira quel cor severo, sua morte solo mi può placar.

Atto Terzo

Bosco vicino alla città di Alessandria (con una parte del porto a margine)

Scena prima

Achilla con seguito di soldati ACHILLA In tal' modi si premia il mio lungo servir, la fede mia? Barbaro re! ti pentirai fra breve d'avermi offeso. Andiamo, prodi campioni, e a Cleopatra avanti offriam le nostre insegne, offriamle il core, e sia menda al tarda l'alto valore. Dal fulgor di questa spada vo' che cada umiliato un empio cor. Già non dee soffrir l'offese che difese il suo regno col valor. (parte)

Scena seconda

Tolomeo, Cleopatra, soldati di Cleopatra, soldati e guardie di Tolomeo (Al suono d'una bellica sinfonia segue la battaglia tra soldati di Cleopatra e di Tolomeo, e questi ultimi hanno la vittoria; finita la sinfonia, entra Tolomeo con Cleopatra prigioniera) TOLOMEO Vinta cadesti al balenar di questo mio fulmine reale. CLEOPATRA Tolomeo non mi vinse; mi tradì quella cieca, che, tiran, ti protegge, senz'onor, senza fede, e senza legge. TOLOMEO Olà! sì baldanzosa del vincitor al riverito aspetto? (alle guardie): S'incateni costei. (Una guardia incatena Cleopatra) CLEOPATRA Empio crudel! ti puniranno gli dèi. TOLOMEO Costei, che per germano aborro e sdegno, si conduca alla reggia; io colà voglio che, ad onta del suo ardire, genuflessa m'adori a piè del soglio. Domerò la tua fierezza ch'il mio trono aborre e sprezza, e umiliata ti vedrò. Tu qual Icaro ribelle sormontar brami le stelle, ma quell'ali io ti tarperò. (parte con i soldati)

Scena seconda

Cleopatra, con guardie. CLEOPATRA E pur così in un giorno perdo fasti e grandezze? Ahi fato rio! Cesare, il mio bel nume, è forse estinto; Cornelia e Sesto inermi son, né sanno darmi soccorso. O dio! Non resta alcuna speme al viver mio. Piangerò la sorte mia, sì crudele e tanto ria, finché vita in petto avrò. Ma poi morta d'ogn'intorno il tiranno e notte e giorno fatta spettro agiterò. (parte con le guardie)

Scena quarta

Cesare, Achilla, poi Sesto e Nireno (Giulio Cesare, da una parte, poi Sesto dall'altra con Nireno, ed Achilla, steso sul margine del porto mortalmente ferito) CESARE Dall'ondoso periglio salvo mi porta al lido il mio propizio fato. Qui la celeste Parca non tronca ancor lo stame alla mia vita! Ma dove andrò? e chi mi porge aita? Solo in queste erme arene al monarca del mondo errar conviene? Aure, deh, per pietà spirate al petto mio, per dar conforto, oh dio! al mio dolor. Dite, dov'è, che fa l'idol del mio sen, l'amato e dolce ben di questo cor. Ma d'ogni intorno i' veggio sparse d'arme e d'estinti l'infortunate arene, segno d'infausto annunzio al fin sarà. (Entrano Sesto e Nireno, in veste bellica e con visiera chiusa) SESTO Cerco invan Tolomeo per vendicarmi, e il mio destino spietato a me l'asconde. ACHILLA (sul margine del porto, mortalmente ferito) Hai vinto, oh fato! SESTO Quai tronche voci? ACHILLA Avete vinto, oh stelle! CESARE (da se'): Due guerrieri? in disparte de' loro accenti il suono udir io voglio, e penetrar chi sono. (si ritira in disparte) NIRENO (a Sesto): E' questi Achilla, in mezzo al sen piagato. CESARE (Da se'): (Achilla è il moribondo?) NIRENO (ad Achilla): Amico, amico! ACHILLA (a Nireno): Oh cavalier ignoto, che con voci d'amico articoli il mio nome, deh, se dia mai che ti conceda il fato di favellar un giorno alla bella Cornelia, al sol di Roma, digli che quell'Achilla, che consigliò di Pompeo la morte.... SESTO (da se'): (Ah, scellerato! ) CESARE (da se'): (Ah, iniquo!) ACHILLA Che per averla in moglie, contro Cesare ordì l'alta congiura... SESTO (da se'): (Ah, traditor!) CESARE (da se'): (Fellone!) ACHILLA Sol per cagion di vendicarsi un giorno contro il re Tolomeo giunse in tal notte a spirar l'alma in guerra. Questo sigil tu prendi; nel più vicino speco centro armati guerrieri a questo segno ad ubbidir son pronti; con questi puoi per sotterranea via penetrar nella reggia, e in breve d'ora torre all'empio Cornelia, e insieme far che vendicato io mora. (dà il sigillo a Sesto e spira) NIRENO Spirò l'alma il fellon. SESTO Tu scaglia intanto il cadavere indegno del traditor nell'onde.

Scena quinta

Cesare, Sesto, Nireno CESARE (Appare e rapisce il sigillo a Sesto) Lascia questo sigillo. SESTO (alza la visiera) Oh dèi! CESARE Che veggio! SESTO Signor! CESARE Tu Sesto? SESTO E come vivo, Cesare, e illeso ti sottrasti alla Parca? CESARE Io fra l'onde nuotando al lido giunsi non ti turbar; mi porterò alla reggia, e m'aprirò con tal sigil l'ingresso. Teco Niren mi siegua: o che torrò alla sorte Cornelia e Cleopatra, o avrò la morte. Quel torrente, che cade dal monte, tutto atterra ch'incontro lo sta. Tale anch'io, a chi oppone la fonte, dal mio brando atterrato sarà. (parte)

Scena sesta

Sesto, Nireno SESTO Tutto lice sperar, Cesare vive. NIRENO Segui, oh Sesto, i suoi passi. SESTO Achilla estinto? or sì che il ciel comincia a far le mie vendette, sì, sì, mi dice il core che mio sarà il desiato onore. La giustizia ha già sull'arco pronto strale alla vendetta, per punire un traditor. Quanto è tarda la saetta, tanto più crudele aspetta la sua pena un empio cor. (parte con Nireno) Cambiamento Appartamento di Cleopatra

Scena settima

Cleopatra con guardie, damigelle egizie, poi Cesare con soldati CLEOPATRA (frale sue damigelle che piangono) Voi che mie fide ancelle un tempo foste, or lagrimate invan, più mie non siete. Il barbaro germano che mi privò del regno, a me vi toglie, e a me torrà la vita. (S'ode strepito d'armi nella scena) Ma qual strepito d'armi? Ah sì! più mie non siete, spirar l'alma Cleopatra or or vedrete. CESARE (entra con spada nuda in mano e soldati) Forzai l'ingresso a tua salvezza, oh cara! CLEOPATRA Cesare o un'ombra sei? CESARE (alle guardie) Olà, partite ormai, empi ministri d'un tiranno spietato! Cesare così vuol, pronti ubbidite! (partono le guardie) CLEOPATRA Ah! ben ti riconosco, amato mio tesoro, al valor del tuo braccio! Ombra, no, tu non sei, Cesare amato. (corre ad abbracciarlo) CESARE Cara, ti stringo al seno; Ha cangiato vicende il nostro fato. CLEOPATRA Come salvo ti vedo? CESARE Tempo avrò di svelarti ogni ascosa cagion del viver mio. Libera sei, vanne fra tanto al porto, e le disperse schiere in un raduna; colà mi rivedrai; Marte mi chiama all'impresa total di questo suolo. Per conquistar, non che l'Egitto, un mondo, basta l'ardir di questo petto solo. (parte con i soldati) CLEOPATREA Da tempeste il legno infranto, se poi salvo giunge in porto, non sa più che desiar. Così il cor tra pene e pianto, or che trova il suo conforto, torna l'anima a bear. Cambiamento Sala reggia di Tolomeo

Scena ottava

Tolomeo, Cornelia TOLOMEO Cornelia, è tempo omai che tu doni pietade a un re che langue. CORNELIA Speri invano mercede. Come obliar poss'io l'estinto mio consorte ? TOLOMEO Altro ten'offre il regnator d'Egitto; Cara, al mio sen ti stringo... (va per abbracciarla) CORNELIA Scostati, indegno, e pensa che Cornelia è Romana. TOLOMEO Non ho più da temer; Cesare estinto, Cleopatra umiliata, or non ascolto che il mio proprio volere. (si vuol accostar di nuovo) CORNELIA Se alcun non temi, temi pur questo ferro, che a me sola s'aspetta far del morto consorte or la vendetta! (estrae un pugnale)

Scena nona

I detti, Sesto (Mentre Cornelia corre alla vita di Tolomeo, sopraggiunge Sesto con spada nuda in mano) SESTO T'arresta, o genitrice! a me, oh tiranno! TOLOMEO (snuda il ferro) Io son tradito, oh Numi! SESTO Sappi, perfido mostro, e per tua pena: Salvo i Numi serbar' dai tradimenti Cesare invitto, e Cleopatra ei sciolse dall'ingiuste catene; ei qui sen' viene; io lo precorro, e questo chiede quel sangue ch'è dovuto a Sesto. TOLOMEO Del folle ardir ti pentirai ben presto. (Si battono, e Tolomeo vien ferito, e cade morto in scena) CORNELIA Or ti riconosco, figlio del gran Pompeo, e al sen ti stringo. SESTO (guardando nella scena) Giace il tiranno estinto; or padre sì, tu benché vinto, hai vinto. (parte) CORNELIA Non ha più che temere quest'alma vendicata, or sì beata, comincio a respirar. Or vo' tutto in godere si cangi il mio tormento, ch'è vano ogni lamento, se il ciel mi fa sperar. (parte) Cambiamento Porto di Alessandria

Scena ultima

Cesare, Cleopatra, Nireno, Sesto, Cornelia, Curio, seguito di Romani e di Egizii, un paggio (Cesare, Cleopatra e seguito con trombe e timpani. Finita la sinfonia entrano Curio e Nireno e poi Sesto e Cornelia, con un paggio che porta lo scettro e la corona di Tolomeo) NIRENO (a Cesare): Qui Curio vincitor, qui tuo l'Egitto; in questo ondoso piano Cesare ognun acclama Signor del mondo e imperator romano. CESARE (a Nireno): Del suo fido servir premio condegno avrà Nireno; (a Curio): Curio, già del tuo forte braccio si conosce il valor. (Sesto e Cornelia s'inginocchiano) Ma qui Cornelia? SESTO Signor, ecco a' tuoi piedi e di Cornelia e di Pompeo il figlio; egli la grande offesa del tradimento enorme vendicò con suo brando, e tolse a Tolomeo l'alma col sangue. CESARE E morì Tolomeo? CORNELIA Se Sesto in mia difesa pronto non accorrea, di Cornelia l'onor era in periglio. CESARE La vendetta del padre è ben dovuta al figlio; Sorgi, Sesto, ed amico al sen t'accolgo. SESTO Ogni affetto di fede in te rivolgo. (si abbracciano) CORNELIA Dell'estinto tiranno ecco i segni reali, a te li porgo. (dà la corona e lo scettro di Tolomeo a Cesare) CESARE Bellissima Cleopatra, quel diadema che miri, a te s'aspetta; io te ne cingo il crine; Regina dell'Egitto darai norma alle genti, e legge al trono. CLOPATRA Cesare, questo regno è sol tuo dono, tributaria regina Imperator t'adorerò di Roma. CESARE (da se'): (Amor, chi vide mai più bella chioma?) CLEOPATRA Caro! CESARE Bella! CLEOPATRA e CESARE Più amabile beltà mai non si troverà del tuo bel volto. In te/In me non splenderà né amor né fedeltà da te/da me disciolto. CESARE Goda pur or l'Egitto in più tranquillo stato la prima libertà. Cesare brama, dall'uno all'altro polo ch'il gran nome roman spanda la fama. SEGUITO Ritorni omai nel nostro core la bella gioia ed il piacer; sgombrato è il sen d'ogni dolor, ciascun ritorni ora a goder. CLEOPATRA e CESARE Un bel contento il sen già si prepara, se tu sarai costante ognor per me; così sortì dal cor la doglia amara, e sol vi resta amor, costanze e fè. SEGUITO Ritorni ormai nel nostro core la bella gioia ed il piacer; sgombrato è il sen d'ogni dolore, ciascun ritorni ora a goder.

Fine


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