Il duello

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5


Scena I

Atrio nel palazzo dell'Aliaferia.
Da un lato, porta che mette agli appartamenti del Conte di Luna Ferrando e molti Familiari del Conte giacciono presso la porta; alcuni Uomini d'arme passeggiano in fondo

Ferrando (ai Familiari vicini ad assopirsi)
All'erta, all'erta! Il Conte
N'è d'uopo attender vigilando; ed egli
Talor presso i veroni
Della sua cara, intere
Passa le notti.

Familiari
Gelosia le fiere
Serpi gli avventa in petto!

Ferrando
Nel Trovator, che dai giardini move
Notturno il canto, d'un rivale a dritto
Ei teme.

Familiari
Dalle gravi
Palpebre il sonno a discacciar, la vera
Storia ci narra di Garzia, germano
Al nostro Conte.

Ferrando
La dirò: venite intorno a me.
(I Familiari eseguiscono)

Armigeri (accostandosi pur essi)
Noi pure...

Familiari
Udite, udite.
(Tutti accerchiano Ferrando)

Ferrando
Di due figli vivea padre beato
Il buon Conte di Luna:
Fida nutrice del secondo nato
Dormia presso la cuna.
Sul romper dell'aurora un bel mattino
Ella dischiude i rai;
E chi trova d'accanto a quel bambino?

Coro
Chi?... Favella... Chi mai?

Ferrando
Abbietta zingara, fosca vegliarda!
Cingeva i simboli di una maliarda!
E sul fanciullo, con viso arcigno,
L'occhio affiggeva torvo, sanguigno!...
D'orror compresa è la nutrice...
Acuto un grido all'aura scioglie;
Ed ecco, in meno che il labbro il dice,
I servi accorrono in quelle soglie;
E fra minacce, urli e percosse
La rea discacciano ch'entrarvi osò.

Coro
Giusto quei petti sdegno commosse;
L'insana vecchia lo provocò.

Ferrando
Asserì che tirar del fanciullino
L'oroscopo volea...
Bugiarda! Lenta febbre del meschino
La salute struggea!
Coverto di pallor, languido, affranto
Ei tremava la sera.
Il dì traeva in lamentevol pianto...
Ammaliato egli era!
(Il Coro inorridisce)
La fatucchiera perseguitata
Fu presa, e al rogo fu condannata;
Ma rimaneva la maledetta
Figlia, ministra di ria vendetta!...
Compì quest'empia nefando eccesso!...
Sparve il fanciullo e si rinvenne
Mal spenta brace nel sito istesso
Ov'arsa un giorno la strega venne!...
E d'un bambino... ahimè!... l'ossame
Bruciato a mezzo, fumante ancor!

Coro
Ah scellerata!... oh donna infame!
Del par m'investe odio ed orror!

Alcuni
E il padre?

Ferrando
Brevi e tristi giorni visse:
Pure ignoto del cor presentimento
Gli diceva che spento
Non era il figlio; ed, a morir vicino,
Bramò che il signor nostro a lui giurasse
Di non cessar le indagini... ah! fûr vane!...

Armigeri
E di colei non s'ebbe
Contezza mai?

Ferrando
Nulla contezza...
Oh, dato mi fosse
Rintracciarla un dì!...

Familiari
Ma ravvisarla potresti?

Ferrando
Calcolando gli anni trascorsi... lo potrei.

Armigeri
Sarebbe tempo presso la madre
All'inferno spedirla.

Ferrando
All'inferno? È credenza che dimori
Ancor nel mondo l'anima perduta
Dell'empia strega, e quando il cielo è nero
In varie forme altrui si mostri.

Coro (con terrore)
E vero!

Alcuni
Su l'orlo dei tetti alcun l'ha veduta!

Altri
In upupa o strige talora si muta!

Altri
In corvo tal'altra; più spesso in civetta!
Sull'alba fuggente al par di saetta.

Ferrando
Morì di paura un servo del conte,
Che avea della zingara percossa la fronte!
(Tutti si pingono di superstizioso terrore)
Apparve a costui d'un gufo in sembianza
Nell'alta quiete di tacita stanza!...
Con l'occhio lucente guardava... guardava,
Il cielo attristando d'un urlo feral!
Allor mezzanotte appunto suonava...
(Una campana suona improvvisamente a distesa mezzanotte)

Tutti
Ah! sia maledetta la strega infernal!
(Gli uomini d'arme accorrono in fondo; i Familiari corrono verso la porta)

Scena II

Giardini del palazzo.
Sulla destra marmorea scalinata che mette agli appartamenti. La notte è inoltrata; dense nubi coprono la luna.
Leonora ed Ines

Ines
Che più t'arresti?... l'ora è tarda: vieni.
Di te la regal donna
Chiese, l'udisti.

Leonora
Un'altra notte ancora
Senza vederlo...

Ines
Perigliosa fiamma
Tu nutri!... Oh come, dove
La primiera favilla
In te s'apprese?

Leonora
Ne' tornei. V'apparve
Bruno le vesti ed il cimier, lo scudo
Bruno e di stemma ignudo,
Sconosciuto guerrier, che dell'agone
Gli onori ottenne... Al vincitor sul crine
Il serto io posi... Civil guerra intanto
Arse... Nol vidi più! come d'aurato
Sogno fuggente imago! ed era volta
Lunga stagion... ma poi...

Ines
Che avvenne?

Leonora
Ascolta.

Tacea la notte placida
e bella in ciel sereno
La luna il viso argenteo
Mostrava lieto e pieno...
Quando suonar per l'aere,
Infino allor sì muto,
Dolci s'udiro e flebili
Gli accordi d'un liuto,
E versi melanconici
Un Trovator cantò.
Versi di prece ed umile
Qual d'uom che prega Iddio
In quella ripeteasi
Un nome... il nome mio!...
Corsi al veron sollecita...
Egli era! egli era desso!...
Gioia provai che agli angeli
Solo è provar concesso!...
Al core, al guardo estatico
La terra un ciel sembrò.

Ines
Quanto narrasti di turbamento
M'ha piena l'alma!... Io temo...

Leonora
Invano!

Ines
Dubbio, ma triste presentimento
In me risveglia quest'uomo arcano!
Tenta obliarlo...

Leonora
Che dici!... oh basti!...

Ines
Cedi al consiglio dell'amistà...
Cedi...

Leonora
Obliarlo! Ah, tu parlasti
Detto, che intendere l'alma non sa.
Di tale amor che dirsi
Mal può dalla parola,
D'amor che intendo io sola,
Il cor s'inebriò! Il mio destino compiersi
Non può che a lui dappresso...
S'io non vivrò per esso,
Per esso io morirò!

Ines
(Non debba mai pentirsi
Chi tanto un giomo amò!)
(Ascendono agli appartamenti)

Scena III

Conte
Tace la notte! immersa
Nel sonno, è certo, la regal Signora;
Ma veglia la sua dama...
Oh! Leonora,
Tu desta sei; mel dice,
Da quel verone, tremolante un raggio
Della notturna lampa...
Ah! l'amorosa fiamma
M'arde ogni fibra!...
Ch'io ti vegga è d'uopo,
Che tu m'intenda...
Vengo... A noi supremo
È tal momento...
(Cieco d'amore avviasi verso la gradinata. Odonsi gli accordi d'un liuto: egli s'arresta)
Il Trovator! Io fremo!

La voce del Trovatore (fra le piante)
Deserto sulla terra,
Col rio destino in guerra
E sola spese un cor
Al Trovator!
Ma s'ei quel cor possiede,
Bello di casta fede,
E d'ogni re maggior
Il Trovator!

Conte
Oh detti!... Oh gelosia!...
Non m'inganno...
Ella scende!
(S'avvolge nel suo mantello)

Scena IV

Leonora e il Conte

Leonora (correndo verso il Conte)
Anima mia!

Conte
(Che far?)

Leonora
Più dell'usato
È tarda l'ora; io ne contai gl'istanti
Co' palpiti del core!...
Alfin ti guida
Pietoso amor tra queste braccia...

La voce del Trovatore
Infida!...
(La luna mostrasi dai nugoli, e lascia scorgere una persona, di cui la visiera nasconde il volto)

Scena V

Manrico e detti

Leonora
Qual voce!... Ah, dalle tenebre
Tratta in errore io fui!
(riconoscendo entrambi, e gettandosi ai piedi di Manrico, agitatissima)
A te credei rivolgere
L'accento e non a lui...
A te, che l'alma mia
Sol chiede, sol desìa...
Io t'amo, il giuro, io t'amo
D'immenso, eterno amor!

Conte
Ed osi?

Manrico
(sollevando Leonora)
(Ah, più non bramo!)

Conte
Avvampo di furor!
Se un vil non sei discovriti.

Leonora
(Ohimè!)

Conte
Palesa il nome...

Leonora
(sommessamente a Manrico)
Deh, per pietà!...

Manrico
(sollevando la visiera dell'elmo)
Ravvisami, Manrico io son.

Conte
Tu!... Come!
Insano temerario!
D'Urgel seguace, a morte
Proscritto, ardisci volgerti
A queste regie porte?

Manrico
Che tardi?... or via, Ie guardie
Appella, ed il rivale
Al ferro del carnefice
Consegna.

Conte
Il tuo fatale istante
Assai più prossimo
È, dissennato! Vieni...

Leonora
Conte!

Conte
Al mio sdegno vittima
È d'uopo ch'io ti sveni...

Leonora
Oh ciel! t'arresta...

Conte
Seguimi...

Manrico
Andiam...

Leonora
(Che mai farò?
Un sol mio grido perdere
Lo puote...) M'odi...

Conte
No!

Di geloso amor sprezzato
Arde in me tremendo il foco!
Il tuo sangue, o sciagurato,
Ad estinguerlo fia poco!
(a Leonora)
Dirgli, o folle, - Io t'amo - ardisti!...
Ei più vivere non può...
Un accento proferisti
Che a morir lo condannò!

Leonora
Un istante almen dia loco
Il tuo sdegno alla ragione...
Io, sol io, di tanto foco
Son, pur troppo, la cagione!
Piombi, ah! piombi il tuo furore
Sulla rea che t'oltraggiò...
Vibra il ferro in questo core,
Che te amar non vuol, né può.

Manrico
Del superbo vana è l'ira;
Ei cadrà da me trafitto.
Il mortal che amor t'ispira,
Dall'amor fu reso invitto.
(al Conte)
La tua sorte è già compita...
L'ora ormai per te suonò!
Il suo core e la tua vita
Il destino a me serbò!
(I due rivali si allontanano con le spade sguainate; Leonora cade, priva di sentimenti)


Return to Libretto Main Page

Return to Opera Information Page

Return to OperaGlass Main Page