Jacopo Peri (1561-1633) EURIDICE Favola in Musica su testo di Ottavio Rinuccini Prologo La Tragedia Io che d'alti sospir vaga e di pianti Spars'hor di doglia hor di minaccie il volto Fei negli ampi teatri al popol folto Scolorir di pietà volti e sembianti. Non sangue sparso d'innocenti vene, Non ciglia spente di tiranno insano, Spettacolo infelice al guardo umano Canto su meste, e lagrimose scene. Lungi via lungi pur da regi tetti Simulacri funesti ombre d'affanni Ecco i mesti coturni, e i foschi panni Cangio e desto nei cor più dolci affetti Hor s'avverrà, che le cangiate forme Non senz'alto stupor la terra ammiri Tal ch'ogni alma gentil ch'Apollo inspiri Del mio novo cammin calpesti l'orme Pastore del coro Ninfe ch'i bei crin d'oro Sciogliete liete à lo scherzar de'venti E voi ch'almo tesoro Dentro chiudete à bei rubini ardenti E voi ch'à l'Alba in ciel togliete i vanti Tutte venite, ò Pastorelle amanti; E per queste fiorite alme contrade Risuonin liete voci, e lieti canti: Oggi à somma beltate Giunge sommo valor santo Imeneo. Avventuroso Orfeo Fortunata Euridice Pur vi congiunse il Ciel, o dì felice Ninfa del coro Raddoppia e fiamme e lumi Al memorabil giorno, Febo, Ch'il carro d'or rivolgi intorno Pastore dei coro E voi celesti Numi Per l'alto Ciel con certo moto erranti, Rivolgete sereni Di pace, e d'amor pieni Alle bell'alme i lucidi sembianti Ninfa del coro Vaghe Ninfe amorose Inghirlandate il crin d'alme viole Dite liete e festose: Non vede un simil par d'amanti il Sole Coro Non vede un simil par d'amanti il Sole Euridice Donne ch'a miei diletti Rasserenate sì lo sguardo, e'l volto Che dentro à vostri petti Tutto rassembr'il mio gioir raccolto Deh come lieta ascolto I dolci canti, e gli amorosi detti D'amor di cortesia graditi affetti. Ninfa del coro Qual in sì rozzo core Alberga alma sì fèra, alma sì dura Che di sì bell'amor l'alta ventura Non colmi di diletto, e di dolcezza Aminta Credi Ninfa gentile, Pregio d'ogni bellezza, Che non è fera in bosco, augello in fronda O muto pesce in onda, Ch'oggi non formi e spiri Dolcissimi d'amor sensi, e sospiri. Non pur son liete l'alme e lieti i cori De' vostri dolci amori. Euridice In mille guise, e mille Crescon le gioie mie dentr'al mio petto Mentr'ogn'una di voi par che scintille Dal bel guardo seren gioia, e diletto; Ma, deh, compagne amate, Là tra quell'ombre grate Movian di quel fiorito almo boschetto E quivi al suon de' limpidi cristalli Trarren liete caròle e lieti balli. Ninfa del coro Itene liete pur, noi qui fra tanto Che sopraggiunga Orfeo L'ore trapasseren con lieto canto Coro Al canto, al ballo, all'ombra, al prato adorno Alle bell'onde liete Tutti o pastor correte Dolce cantando in sì beato giorno. Ninfa del coro Selvaggia Diva e boscherecce ninfe, Satiri e voi silvani Reti lasciate e cani Venite al suon delle correnti linfe. Coro Al canto.... Aminta Bella madre d'amor, da l'alto coro Scendi ai nostri diletti E coi bei pargoletti Fendi le nubi e il ciel con l'ali d'oro Coro Al canto.... Dafne Corrin di puro latte e rivi, e fiumi Di mel distilli e manna Ogni selvaggia canna Versate ambrosia e voi celesti numi Orfeo Antri, ch'a miei lamenti Rimbombaste dolenti, Amiche piagge, E voi, piante selvagge, Che alle dogliose rime Piegaste per pietà l'altere cime, Non fia più, no, che la mia nobile cetra, Con flebil canto a lagrimar v'alletti. Ineffabil mercede, almi diletti Amor cortese oggi al mio pianto impetra. Ma deh, perchè sì lente Del bel carro immortal le rote accese Per l'eterno cammin tardano il corso? Sferza, Padre cortese, A' volanti destrier la groppa e il dorso! Spegni ne l'onde omai, Spegni o nascondi i fiammeggianti rai! Bella madre d'amor, Da l'onde fuora sorgi E la notte ombrosa Di vaga luce scintillando indora. Venga, deh, venga omai la bella sposa Tra il notturno silenzio e i lieti orrori A temprar tante fiamme e tanti ardori! Arcetro Sia pur lodato il ciel, lodato amore, Che d'allegrezza colmo Pur ne la fronte un dì ti vidi il core. Orfeo O mio fedel! Neppur picciola stilla Agli occhi tuoi traspare De l'infinito mare Che di dolcezza Amor nel cor mi stilla. Arcetro Or non ti riede in mente Quando fra tante pene Io ti dicea sovente: Armati il cor di generosa speme! Che dei fedeli amanti Non ponno alfin de le donzelle i cori Sentir senza pietà le voci e i pianti. Ecco che ai tuoi dolori Pur s'ammolliro alfine Del disdegnoso cor gli aspri rigori. Orfeo Ben conosco or che tra pungenti spine Tue dolcissime rose Amor serbi nascose. Or veggio, e sento, Che per farne gioir ne dai tormento. Tirsi Nel puro ardor della più bella stella Aurea facella di bel foco accendi E qui discendi su l'aurate piume Giocondo nume, e di celeste fiamma L'anime infiamma. Lieto Imeneo, d'alta dolcezza un nembo Trabocca in grembo ai fortunati amanti E tra bei canti di soavi amori Sveglia nei cori una dolce aura, un riso Di Paradiso. Arcetro Deh, come ogni bifolco, ogni pastore, Ai tuoi lieti imenei Scopre il piacer ch'entro racchiude il core Tirsi Del tuo beato amor gli alti contenti Crescano ognor come per pioggia suole L'onda gonfiar de' rapidi torrenti. Orfeo E per te, Tirsi mio, rimeni il sole Sempre le notti e i dì lieti e ridenti. Dafne Lassa, che di spavento e di pietade Gelami il cor nel seno. Miserabil beltade! Come in un punto, ohimè, venisti meno. Ahi, che lampo o baleno In notturno seren ben ratto fugge! Ma più rapida l'ale Affretta umana vita al dì fatale. Arcetro Ohimè, che fia giammai? Pur or tutta gioiosa Al fonte degli allor costei lasciai. Dafne O giorno pien d'angoscia e pien di guai! Orfeo Qual così ria novella Turba il tuo bel sembiante In così lieto di, gentil donzella? Dafne O, del gran Febo e delle sacre dive Pregio sovran, di queste selve onore, Non chieder la cagion del mio dolore! Orfeo Ninfa, deh, sì contenta Ridir perchè t'affanni, Che taciuto martir troppo tormenta! Dafne Com'esser può giammai Ch'io narri e ch'io riveli Sì miserabil caso? O fato, o cieli! Deh, lasciami tacer, troppo il saprai... Arcetro Di pur: sovente del timor l'affanno E' dell'istesso mal men grave assai Dafne Troppo più del timor fia grave il danno! Orfeo Ah, non sospender più l'alma turbata! Dafne Per quel vago boschetto Ove, rigando i fiori, Lento trascorre il fonte degli allori Prendea dolce diletto Con le compagne sue la bella sposa. Chi violetta o rosa Per far ghirlanda al crine Togliea dal prato o dall'acute spine. Ma la bella Euridice Movea danzando il più sul verde prato Quando ahi, ria sorte acerba, Angue crudo e spietato Che celato giacea tra i fiori e l'erba Punsele il piè con sì maligno dente Che impallidì repente Come raggio di sol che nube adombri. E dal profondo core Come un sospir mortale Sì spaventoso ohimè sospinse fuore Che quasi avesser l'ale Giunse ogni ninfa al doloroso suono. Et ella in abbandono Tutta lasciossi allor fra l'altrui braccia. Spargeva il volto e le dorate chiome Un sudor vieppiù freddo assai che ghiaccio Indi si udì il tuo nome Tra le labbra sonar, fredde e tremanti, E volti gli occhi al cielo, Restò tanta bellezza immobil gelo. Arcetro Che narri! Ohimè, che sento! Misera ninfa, e più misero amante, Spettacol di miseria e di tormento! Orfeo Non piango e non sospiro Che sospirar, che lagrimar non posso, Cadavero infelice, O mio core, o mia speme, o pace, o vita! Ohimè, chi mi t'ha tolto, Chi mi t'ha tolto, ohimè, dove sei gita? Tosto vedrà che invano Non chiamasti morendo il tuo consorte, Non son, non son lontano, Io vengo, o cara vita, o cara morte. Arcetro Ahi, morte invida e ria! Così recidi il fior dell'altrui speme, Così turbi d'amor gli almi diletti! Lasso, ma indarno ai venti Ove morte n'assal volan le strida. Fia più senno il seguirlo acciò non vinto Da soverchio dolor se stesso uccida. Dafne Va pur, che ogni dolor si fa men grave Ove d'amico fido Reca conforto il ragionar soave Qui tornano le compagne di Euridice Tirsi Dunque è pur ver che scompagnate e sole Tornate, o donne mie, Senza la scorta di quel vivo sole? Pastore Sconsolati desir gioie fugaci O speranze fallaci E chi creduto avrebbe In sì breve momento Veder il Sol d'ogni bellezza spento? Tirsi Bel dì che in sul mattin sì lieto apristi, Deh, come avanti sera nube di duol t'avvolge oscura e nera! Dafne Cruda morte, ahi pur potesti Oscurar sì dolci lampi! Sospirate aure celesti Lacrimate, o selve, o campi. Sospirate Coro Sospirate, aure dolenti. Lagrimate, o selve, o campi Dafne Quel bel volto almo fiorito Onde Amor suo seggio pose Pur lasciaste scolorito Senza gigli e senza rose. Sospirate Coro Sospirate... Dafne Fiammeggiar di negre ciglia C'ogni stella oscura in prova Chioma d'or, guancia vermiglia Contro a morte, ohimè, che giova? Sospirate Coro Sospirate... Trio Ben nocchier costante e forte Sa schernir marino sdegno. Ahi, fuggir colpo di morte Già non val mortal disegno. Sospirate Coro Sospirate... Arcetro Se fato invido e rio Di queste amate piagge ha spento il sole Donne, ne riconsole! Che per celeste aita Il misero pastor rimaso é in vita Dafne Benigno don degli immortali dei, Se vive ancor, da tanta angoscia oppresso! Ma tu, perchè non sei In sì grand'uopo al caro amico appresso? Arcetro Con frettoloso passo, Come tu sai dietro gli tenni: orquando Da lungi il vidi, che dolente e lasso Sen gìa com'huom d'ogni allegrezza al bando, Il corso alquanto allento, Pur tuttavia da lungi Tenendo al suo cammin lo sguardo intento. Et ecco al loco ei giunge Ove fù morte il memorabil danno. Ivi, con tanto affanno, Sì dolenti sospir dal cor gli usciro Che le fere e le piante, e l'erbe e i fiori Sospirar seco e lamentar s'udiro. Et egli: o fere, o piante, o fronde, o fiori Qual di voi per pietà m'addita il loco Ove ghiaccio divenne il mio bel foco? E come porsi il caso o volse il fato Girando intorno le dolenti ciglia Scorse sul verde prato Del bel sangue di lei l'erba vermiglia Dafne Ahi miserabil vista! Ahi fato acerbo! Arcetro Sovra il sanguigno smalto Immobilmente affisse Le lacrimose luci e il volto esangue, Indi tremando disse: o sangue O caro sangue Del mio ricco tesor misero avanzo! Deh, con i baci insieme Prendi dell'alma ancor quest'aure estreme! E quasi ei fosse d'insensata pietra Cadde sulle erba. E quivi Non dirò fonti o rivi Ma di lacrime amare Da quegli occhi sgorgar pareva un mare. Dafne Ma tu, perchè tardavi a darle aita? Arcetro Io che pensato avea di starmi ascoso Fin che l'aspro dolor sfogasse alquanto Quando sul prato erboso Cader lo viddi, e crescer pianto a pianto Volsi per sollevarlo. O meraviglia! Et ecco un lampo ardente Dall'alto Ciel mi saettò le ciglia. Allor gli occhi repente Rivolsi al folgorar del nuovo lume E sovruman costume Entro bel carro di zaffir lucente Donna vidi celeste, al cui sembiante Si coloriva il ciel di luce e d'oro. Ivi dal carro scese L'altera Donna, e con sembiante umano Candida man per sollevarlo stese. Al celeste soccorso La destra ei prese e fe' sereno il viso. Io di sì lieto avviso Per rallegrarvi il cor mi diedi al corso. Pastore A te, qual tu ti sia degli alti Numi, Che al nobile pastor recasti aita Mentre avran queste membra e spirto e vita Canterem lodi ognor tra incensi e fumi. Coro Se de boschi i verdi onori Raggirar su nudi campi Fa stridor d'orrido verno Sorgon anco, e frond'e fiori Appressand'i dolci lampi Della luce il carro eterno. S'al soffiar d'Austro nemboso Crolla in mar gli scogli alteri L'onda torbida spumante Dolce increspa il tergo ondoso Sciolti i nembi oscuri e feri Aura tremola, e vagante. Al rotar del Ciel superno Non pur l'aer, e'l foco intorno Ma si volge il tutto in giro Non è il ben, nel pianto eterno Come or sorge or cade il giorno Regna qui gioia e martiro. Tirsi Poi che dal bel sereno In queste piagge humil tra noi mortali Scendon gli Dei pietosi a nostri mali, Pria che Febo nascondi a Teti in seno I rai lucenti,e chiari, Al tempio a sacri altari Andian devoti e con celeste zelo Alziam le voci e il cor cantando al cielo Coro Alziam le voci e il cor cantando al Cielo FINE ATTO I Venere Scorto da immortal guida Arma di speme e di fortezza l'alma Che avrai di morte ancor trionfo e palma. Orfeo O Dea, madre d'Amor, figlia al gran Giove, Che tra cotante pene Ravvivi il cor con sì soave speme, Dove mi scorgi, dove Rivedrò quelle luci alme serene? Venere L'oscuro varco onde siam giunti a queste Rive, pallide e meste, Occhio non vide ancor d'alcun mortale. Rimira intorno, e vedi Gli oscuri campi e la città fatale Del Re che sovra l'ombre ha scettro e regno. Sciogli il tuo nobil canto Al suon dell'aureo legno: Quanto morte t'ha tolto ivi dimora. Prega, sospira e plora, Forse avverrà che quel soave pianto Che mosso ha il Ciel Pieghi l'Inferno ancora. Venere si parte e lascia Orfeo nell'Inferno Orfeo Funeste piagge, ombrosi orridi campi, Che di stelle o di sole Non vedeste giammai scintille o lampi Rimbombate dolenti Al suon delle angosciose mie parole Mentre con mesti accenti Il perduto mio ben con voi sospiro. E voi, deh, per pietà del mio martiro, Che nel misero cor dimora eterno, Lagrimate al mio pianto, ombre d'Inferno. Ohimè, che sull'aurora Giunse all'occaso il sol degli occhi miei! Misero, e in su quell'ora Che scaldarmi ai bei raggi io mi credea, Morte spense il bel lume, e freddo e solo Restai fra il pianto e il duolo, Come angue suol in cruda piaggia il verno. Lagrimate al mio pianto, ombre d'Inferno. E tu, mentre al Ciel piacque, Luce di questi lumi, Fatti al tuo dipartir fontane e fiumi, Che fai per entro i tenebrosi orrori? Forse t'affliggi e piangi Líacerbo fato e gli infelici amori. Deh, se scintilla ancora Ti scalda il sen di quei sì cari ardori, Senti mia vita, senti Quai pianti e quai lamenti Versa il tuo caro Orfeo dal cor interno Lagrimate al mio pianto, ombre d'Inferno. Plutone Ond'è cotanto ardire Che avanti il dì fatale Scende ai miei bassi regni un huom mortale? Orfeo O degli orridi e neri Campi d'inferno, O dell'altera Dite Eccelso Re Che alle nude ombre imperi Per impetrar mercede Vedovo amante a questo abisso oscuro Volsi piangendo, e lagrimando il piede Plutone Si dolci preghi, e sì soavi accenti Non spargeresti invan, se nel mio regno Impetrasser mercè pianti, o lamenti Orfeo Deh, se la bella Diva Che per l'acceso monte Mosse a fuggirti invan ritrosa, e schiva Sempre ti scopri, e giri Sereni i rai della celeste fronte Vagliami il dolce canto Di questa nobil cetra Ch'io ricovri da te la donna mia L'alma, deh, rendi a questo sen dolente Rendi a questi occhi il desiato Sole A queste orecchie il suono Rendi delle dolcissime parole O me raccogli ancora Tra l'ombre spente ove il mio ben dimore. Plutone Dentro l'infernal porte Non lice ad huom mortai fermar le piante Ben di tua dura sorte Non so qual nuovo affetto M'intenerisce il petto. Ma troppo dura legge Legge scolpita in rigido diamante Contrasta ai preghi tuoi misero amante Orfeo Ahi, che pur d'ogni legge Sciolto è colui che gli altri affrena, e regge Ma tu dei mio dolore Scintilla di pietà non senti al core? Ahi, lasso, e non rammenti Come trafigga amor, come tormenti E pur sul monte dell'eterno ardore Lagrimasti ancor tu servo d'Amore. Ma deh, se il pianto mio Non può nel duro sen destar pietate, Rivolgi il guardo a quell'alma beltate Che t'accese nel cor sì bel desio; Mira signor, deh, mira Come al mio lagrimar dolce sospira Tua bella sposa, e come dolci i lumi Rugiadosi di pianto a me pur gira Mira signor, deh, mira Queste ombre intorno, e questi oscuri Numi Come d'alta pietà vinti al mio duolo Par che ciascun si strugga, e si consumi Proserpina O Re nel cui sembiante m'appago sì Che'l ciel sereno, e chiaro Con quest'ombre cangiar m'è dolce, e caro Deh, se gradito amante Già mai trovasti in questo sen raccolto Onda soave all'amorosa sete Se al cor libero, e sciolto Dolci fur queste chiome e laccio, e rete Di sì gentile amante acqueta il pianto. Orfeo A sì soavi preghi A sì fervido amante Mercede anco pur nieghi Che sia però? Se fra tante alme e tante Riede Euridice à rimirar il Sole Rimarran queste piagge ignude, e sole? Ahi, che me seco, e mille e mille insieme Diman teco vedrai nel tuo gran regno! Sai pur, che mortai vita all'ore estreme Vola più ratta, che saetta al segno. Plutone Dunque dei regno oscuro Torneran l'anime in ciel, et io Le leggi spezzerò dei nostro regno Caronte Sovra l'eccelse stelle Giove a talento suo comanda, e regge Nettuno il mar corregge E muove a suo voler turbi e procelle Tu sol dentro à confin d'angusta legge Havrai l'alto governo Non libero Signor del vasto inferno? Plutone Romper le proprie leggi è vil possanza Anzi reca sovente, e biasmo, e danno Orfeo Ma degli afflitti consolar l'affanno E' pur di regio cor gentil usanza. Caronte Quanto rimira il Sol volgendo intorno La luminosa face, Al rapido sparir d'un breve Cade morendo, e fà qua giù ritorno Fa pur legge, o gran Re, quanto te piace Plutone Trionfi oggi pietà ne' campi Inferni E sia la gloria, e'l vanto Delle lagrime tue, dei tuo bel canto. O della Reggia mia ministri eterni Scorgete voi per entro all'aere oscuro L'amator fido alla sua donna, avante, Scendi gentil amante Scendi lieto, e sicuro Entro le nostre soglie, E la diletta moglie Teco rimena al Ciel sereno e puro Orfeo O fortunati miei dolci sospiri! O ben versati pianti! O me felice sopra à gli altri amanti! Coro I Poi che gi'etern'imperi Tolto dal ciel Saturno Partiro i figli alteri Da quest'orror notturno Alma non tornò mai Del Ciel à dolci rai. Coro II Unqua ne mortal piede Calpestò nostre arene Che d'impetrar mercede Non nacque al mondo speme. In questo abisso dove Pietà non punge, e muove. Caronte Hor di soave Plettro Armato, e d'aurea cetra, Con lagrimoso metro, Canoro amante, impetra Che il Ciel rivegga, e viva La sospirata Diva. Coro I Si trionfàro in guerra D'Orfeo la cetra, e i canti. O figli della terra L'ardir frenate, e i vanti: Tutti non sète prole Di lui, che regge il Sole Coro I e II Scendere al centro oscuro Forse fia facil opra Ma quanto, ahi quanto è duro Indi poggiar poi sopra. Sol lice alle grand'alme Tentar sì dubbie palme. FINE ATTO II Arcetro Già del bel carro ardente Rotan tepidi rai nel ciel sereno E già per l'oriente Sorge l'ombrosa notte e il dì vien meno; Né fa ritorno Orfeo Né pur di lui novella anco si sente. Ninfa Già temer non si dee di sua salute Se de campi celesti scender nume divin per lui vedesti Arcetro Viddilo e so che il ver questi occhi han visto Né regna alcun timor nel petto mio. Ma di vederlo men dolente e tristo Struggemi l'alma e il cor caldo desio. Aminta Voi che si ratte il volo spiegate aure volanti Voi de felici a manti Per queste piagge e quelle Spargete le dolcissime novelle Ninfa Ecco il gentil Aminta, tutto ridente in viso: Forse reca d'Orfeo giocondo avviso Aminta Se de tranquilli petti Il seren perturbò nuntia dolente Messaggero ridente La torbida tempesta e i foschi orrori Ecco disgombro E rassereno i cori. Non più non più lamenti Dolcissime compagne Non sia chi più si lagne Di dolorosa sorte Di fortuna, o di morte. Il nostro Orfeo Il nostro Semideo Tutto lieto e giocondo Di dolcezza e di gioia Nuota in un mar che non ha riva o fondo Ninfa Come tanto dolore Quetossi in un momento? E chi cotanto ardore In sì fervido cor si presto ha spento? Aminta Spento è il dolor ma vive Del suo bel foc'ancor chiar,e lucenti Splendon le fiamm'ardenti. La bella Euridice Che abbiam cotanto sospirato, e pianto Più che mai bella e viva Lieta si gode al caro sposo accanto. Arcetro Vaneggi, Aminta? O pur ne speri Rallegrar con tai menzogne? Assai lieti ne fai se n'assicure Che il misero pastor Prenda conforto in sì mortal dolore. Aminta Voi del regno celeste Voi chiamo testimon superni numi S'il ver parlo o ragiono! Vive la bella Ninfa e questi lumi Pur hor miraro il suo bel viso E queste orecchie udir Delle sue voci il suono Arcetro Quai dolci e care nuove Ascolto, o dei del cielo! O sommo Giove! Ond'è cotanta grazia e tanto dono! Aminta Quand'al tempio n'andaste io mi pensai Che opra forse saria non men pietosa Dell'infelice sposa Gli afflitti consolar mesti parenti. E la ratto n'andai Ove tra schiera di pastori amici La sventurata sorte Lagrimavan quei vecchi orbi, e infelici. Or mentre all'ombra di quell'elce antiche Che giro al prato fanno Con dolci voci amiche Erano intenti a disasprir l'affanno, Come in un punto appar baleno o lampo Tal a nostri occhi avanti Sopraggiunti veggiam gli sposi amanti. Arcetro O di che bel seren s'ammanta il cielo Al suon di tue parole Fulgido più che sul mattin non suole! E più ride la terra e più s'infiora Al tramontar del dì che in su l'aurora! Orfeo Gioite al canto mio, selve frondose! Gioite amati colli e d'ogni intorno Ecco rimbombi dalle valli ascose. Risorto è il mio bel sol, di raggi adorno E coi begli occhi onde fa scorno a Delo Raddoppia foco all'alme e luce al giorno E fa servi d'Amor la terra e il cielo. Ninfa Tu sei, tu sei pur quella Che in queste braccia accolta Lasciasti il tuo bel velo alma disciolta? Euridice Quella, quella son io per cui piangeste! Sgombrate ogni dolor, donzelle amate. A che più dubbie, a che pensose state? Ninfa O sempiterni Dei! Pur veggio i tuoi bei lumi e il tuo bel viso E par che anco non creda agli occhi miei. Euridice Per quest'aer giocondo E vivo e spiro anch'io Mirate il mio crin biondo E del bel volto mio Mirate, donne, le sembianze antiche, Riconoscete omai gli usati accenti, Udite il suon di queste voci amiche. Dafne Ma come spiri e vivi? Come oggi nell'Inferno Spoglian dei pregi suoi gli eterei divi? Euridice Tolsemi Orfeo dal tenebroso regno. Arcetro Dunque mortal valor cotanto impetra? Orfeo Dell'alto don fu degno Mio donce canto e il suon di questa cetra. Aminta Come fin giù nei tenebrosi abissi Tua nobil voce udissi? Orfeo La bella dea d'amore Non so per qual sentiero Scorsemi di Pluton nel vasto impero. Dafne E tu scendesti nell'eterno orrore? Orfeo Più lieto assai che in bel giardin donzella Dafne O magnanimo core! Ma che non puote Amore! Arcetro Come quel crudo rege Nudo d'ogni pietà placar potesti? Orfeo Modi or soavi or mesti, Fervidi preghi e flebili sospiri Temprai sì dolci ch'io Nell'implacabil cor destai pietate. Così l'alma beltate Fu mercè, fu trofeo del canto mio. Aminta Felice Semideo, Ben degna prole di lui che su nell'alto Per celeste sentier rivolge il sole Rompersi d'ogni pietra il duro smalto Viddi ai tuoi dolci accenti E il corso rallentar fiumi e torrenti, E per udir vicini Scender dagli alti monti abeti e pini. Ma vieppiù degno vanto oggi s'ammira Della famosa lira Vanto di pregio eterno: Mover gli Dei del Ciel, placar l'Inferno. Coro Biondo arcier che d'alto monte Aureo fonte Sorger fai di sì bell'onda Ben può dirsi alma felice Cui pur lice Appressar l'altera sponda. Ma qual poi del sacro umore Sparge il core Tra i mortal può dirsi un Dio Ei degli anni il volto eterno Prende a scherno E la morte e il fosco oblio Se fregiato il crin d'alloro Bel tesoro Reca al sen gemmata lira Farsi intorno alma felice D'Elicona L'alte vergini rimira Ma se schiusa a bei desiri Par che spiri Tutto sdegno un cor di pietra Del bel sen l'aspra durezza Vince e sprezza Dolce stral di sua faretra. Non indarno a incontrar morte Pronto e forte Muove il piè guerriero,o Duce La 've Clio da nube oscura Fa secura L'alta gloria ond'ei riluce. Ma che più se al negro lito Scende ardito Sol di cetra armato Orfeo E del regno tenebroso Lieto sposo Porta al Ciel palma e trofeo FINE
contributed by Alessandro Zago