Andrea Chénier

QUADRO TERZO


La Sezione Prima del Tribunale Rivoluzionario (Comitato di Salute pubblica). - Vasto stanzone a piano terreno ridotto per una metà (quella di sinistra) a tribunale, l'altra (quella di destra), divisa durante i dibattiti del giudizio da una opportuna sbarra divisoria, riservata al pubblico.
Dalle finestrate e dall'arco, dietro, l'immenso sfondo di una larga strada veduta di scorcio e che si perde entro a fitte case.

All'alzarsi della tela - benchè quello sia pure giorno di dibattimento, pure tuttavia il lugubre locale presenta uno strano e ben diverso aspetto. Sulla tavola della presidenza sta collocata una colossale urna di legno dipinto, imitazione di ara greca, con d'intorno alcuni rappresentanti del popolo dalle grandi sciarpe tricolori ai fianchi. - Presso all'urna due carmagnole in berretto frigio e armati di picche che vi fanno la guardia, uno, naturalmente, è Orazio Coclite, cittadino benemerito. - Dietro la tavola quattro soldati della Guardia Nazionale, un sergente e un uffiziale. - Ritto, isolato da tutti, presso all'urna, sta il sanculotto Mathieu.
L'altra metà dello stanzone è stipato da gente diversa, la sbarra divisoria però non è calata; l'accesso all'urna è liberissimo. - si raccolgono pubbliche offerte. Dietro la tavola un gran drappo tricolore steso su due picche portante scritto: «Cittadini! la patria è in pericolo!» La patria, impegnata nella sua formidabile guerra contro l'Europa coalizzata, chiede oro e soldati.



Mathieu
(apostrofa, illustrando il suo discorso con osservazioni sue personali, con voce monotona il pubblico, tiene il suo abbruciagola nella mano e vi aspira, fra parola e parola, ingorde boccate.)
(continua il discorso)
... Dumouriez traditore (muoja presto!)
è passato ai nemici (il furfantaccio!); -
Coburgo, Brunswick (Pitt crepi di peste!)
e il vecchio lupanare dell'Europa
tutta, contro ci stanno!... Oro e soldati!
Onde quest'urna ed io che parlo a voi
rappresentiam l'imagin della patria!
(Un gran silenzio accoglie il discorso di Mathieu, però nessuno va ad offrire)
Nessun si move? Che la ghigliottina
ripassi ad ognun la testa e la coscienza!
(Alcuni, pochi, vanno e gittano nella grande urna oggetti e denari. Mathieu riprende)

È la patria in periglio!... A Nostra Donna
il vessillo nero sventola! Io pure
or, come già Barère, io levo il grido
di Louverture: La libertà e patate!
(vedendo dal fondo della via sopraggiungere Gérard s'interrompe con gioja)
Ma, to': laggiù è Gérard! Convalescente
appena accorre ove il dover lo chiama.
Ei vi trarrà di tasca gli ex luigi
con paroline ch'io non so...
(volta le spalle al suo uditorio dicendo)
M'infischio
io de' bei motti!... Ed anche me ne vanto!

(Infatti appare dalla via Gérard appoggiato al suo ufficioso. La folla si allarga innanzi a lui. L'aspetto suo pallido e sofferente gli desta la simpatia di tutti. Al suo apparire un affettuoso grido lo accoglie.)

Tutti
Cittadino Gérard, salute!...
Evviva!

Mathieu
La tua ferita?

Gérard (commosso)
Grazie, cittadini!
(stringe la mano a molti che glie la porgono)
La forte fibra mia m'ha conservato
alla mia patria ancora!

Mathieu (indicandogli l'urna)
Ecco il tuo posto!
(poscia sempre colla sua voce monotona accennando al drappo si rivolge al pubblico ripetendo)
È la patria in pe...
(ma, accortosi che la pipa gli si è spenta, conclude indicando Gérard)
Cedo la parola.

Gérard (con vero accento di dolore)
Lacrime e sangue dà la Francia! Udite!
Laudun ha inalberato
vessillo bianco!
È in fiamme la Vandea!
E la Bretagna ognora ne minaccia!
Ed Austriaci, e Prussiani, e Inglesi, e tutti
nel petto della Francia
gli artigli armati affondano!
Occorre e l'oro e il sangue!
L'inutil oro e gemma ai vostri vezzi,
donne francesi, date!
Donate i vostri figli alla gran madre,
o voi, madri francesi!

Le Donne (commosse, accorrono dapprima poche, poscia alla rinfusa e più numerose, e finalmente con grande entusiasmo, e, giunte fra i bisbigli e i sussurri all'urna, vi gittano dentro tutto quanto hanno in dosso di danaro o portano d'ornamento.)
Prendi!... è un ricordo!
A te! Un anello!
È un braccialetto!
Otto dì di lavoro! ...
Una fibbia d'argento! ...
(una dà pochi soldi)
Quanto posseggo!
(una scartocciandoli di dentro a un pezzo di carta)
Son due bottoni d'oro!
(ed ognuna, gittata l'offerta, grida piena d'entusiasmo: Viva, viva la Francia! - Il pubblico si entusiasma alla sua volta ed ogni offerta è accolta da frementi grida d'acclamazione e di gioja vera.)

(Ma, ad un tratto, una voce debole frammezzo alla folla grida. È una vecchia.)

La Vecchia
Fatemi largo!, fatemi!
(Tutti, innanzi alla vecchia, lasciano il passo. È una cieca guidata da un fanciullo di quindici anni. Essa si volge intorno a sè, come per guardare, due occhi bianchi, senza sguardo, poi, lentamente, appoggiata alle spalle del fanciullo, si avvicina alla tavola mutata in altare della patria.)

La Vecchia
Son la vecchia Madelon; mio figlio è morto;
avea nome Roger; morì alla presa
della Bastiglia; il primo figlio suo
ebbe a Valmy galloni e sepoltura.
Ancora pochi giorni, e io pur morrò.
(spinge dolcemente innanzi a sè il fanciullo, presentandolo)
È il figlio di Roger! L'ultimo figlio,
l'ultima goccia del mio vecchio sangue...
Prendetelo!
Non dite che è un fanciullo!
(e, preso il fanciullo pel braccio, glielo denuda, mostrando agli uomini del Comitato di difesa che è un braccio nerboruto e forte)
È forte!... Può combattere e morire!...
(Allora un uffiziale si avvicina al fanciullo che, tutto orgoglioso, si impettisce imitando la posa di un vecchio soldato, lo esamina e con un gesto rapido accenna di accettarlo)

Gérard (alla vecchia)
Noi l'accettiamo! Dinne il nome suo.

La Vecchia
Roger Alberto.
(uno scrive il nome sul registro.)

Gérard
A sera partirà
(allora la vecchia abbraccia forte il fanciullo che la bacia)

La Vecchia
Portatemelo via!
(balbetta con voce pietosa, non trovando essa più la forza di allargare le sue tremule braccia in quell'abbraccio che essa presente ultimo. - Due guardie nazionali conducono via il fanciullo)

La Vecchia (appena si sente sola, si scuote e cerca intorno con un gesto)
Chi mi dà il braccio?...
(Da quella folla molti accorrono a lei commossi, e la vecchia Madelon, così come prima se ne è venuta, si allontana lentamente, calma e fiera.)

(I Rappresentanti fanno ritirare l'urna patriotica e, firmati i verbali e stretta la mano a Gérard, si allontanano.
Gérard siede al tavolo e stende il rapporto pel Comitato centrale.
La folla a poco a poco dirada.
L'ufficiale dà il comando, le Guardie nazionali prendono il fucile e lo seguono in drappello.
Mathieu con una scopa si mette a spazzare il locale che in breve diverrà Tribunale, per trasformarsi a sera in club.
L'Incredibile entra.
Intanto, appena fuori, nel largo crocicchio avanti alla Sezione, quel pubblico patriota che poco prima si stipava commosso intorno all'urna della patria, appena all'aperto si trasforma energicamente.
Danzano tutti.
La Carmagnola è l'anima della strada.)

Voci dalla strada
Amici orsù! Beviam! Danziam ognor!
Colmo il bicchier - Allieta il cor!
Cantare e ber!
Viva la libertà! - Viva la libertà!
Danziam la Carmagnola
al tuon, suon - del cannon!
Danziam la Carmagnola!

(Mathieu Populus ripone la scopa e siede su di una panca, fuori, presso alla porta della Sezione, a fumare.)

L'Incredibile (si avvicina a Gérard)
L'uccello è nella rete!

Gérard (con un grido di gioja)
Lei?!...

L'Incredibile
No; il maschio.
È al Lussemburgo!

Gérard
Quando?

L'Incredibile
Stamattina.

Gérard
E come?

L'Incredibile
Il caso!

Gérard
Dove?

L'Incredibile
Là a Passy,
presso a un amico.

Gérard
E lei?

L'Incredibile (dopo un breve silenzio)
Nessuna traccia!
(poi, subito, veduta l'ironia che già trasforma a suo riguardo il volto di Gérard)
Ma tal richiamo è il maschio per la femmina
che volontariamente (penso e credo!)
essa a noi ne verrà.

Gérard
No; non verrà!...

(Lontano un gridìo acuto e confuso da ogni parte.)

L'Incredibile
Ascolta!

Gérard
Grida son...
(ascolta poi attentamente)
Monelli aizzati.

L'Incredibile
No; i soliti strilloni!

(Passa - e lo si vede dall'arco d'ingresso della Sezione - venendo dalla via di destra - uno strillone che urla a tutta gola:)
Strillone
L'arresto importantissimo
d'Andrea Chénier, nemico della patria!
(Mathieu sacrifica i suoi due liardi alla sua curiosità.)

L'Incredibile
Queste grida arriveranno a lei!

Gérard (con un debole atto di ribellione, scostando da sè con un gesto l'Incredibile)
Va, tentatore!
(ma poi, come soggiogato, lo richiama dicendogli)
E poscia?... Ebben?

L'Incredibile (con un eloquente sguardo d'ironia)
Donnina innamorata
che d'aspettar s'annoja,
se è già passata
l'ora e il perchè non sa
di quel ritardo del suo amico al nido,
sfido! (e ch'io muoja!)
se la bella presaga
all'ansia vinta,
non ti discende ratta per la via
così, com'è, discinta!
Esce correndo... E indaga,
E vola! E scruta! E spia!
To'! passa uno strillone? E vocia un nome?
Oh, come tutta impàllida!
Ma non vacilla o china!...
Possanza dell'amor!
In quel dolor
cessa la donna ed eccola eroina!
Tutto oserà!
Laonde, per mia scienza
tu la vedrai! Pazienza!
Sì, a te verrà!
(e assumendo il fare suo elegante delle "grandi occasioni" conclude:)
Sì, questo è il mio pensiero
un po' incredibil, ma altrettanto vero!

Gérard (che si è alzato e passeggia febbrilmente.)
Ah, ancor più fieramente m'odierà!

L'Incredibile (crollando le spalle)
Che importa? Nella femmina
vi sono assai distinti corpo e cuore!
Tu scegli il corpo! - È la parte migliore.
(quasi imperiosamente gli accenna di scrivere)
Stendi l'atto d'accusa! - Andrea Chénier
Sia tosto al Tribunal, qui, deferito!
Fouquier Tinville aspetta.

Gérard
Ah, se avvenisse...

L'Incredibile
Scrivi!...

Gérard
Ed essa...

L'Incredibile
Scrivi!

(Gérard siede per scrivere; così quest'uomo, che moribondo o credendosi tale, ferito dallo stocco di Chénier, perdonava al suo feritore la sua vita e il suo amore perduto, colle forze vitali sue sente rinascere soprattutto l'odio. "Il corpo, questo tenace adoratore della vita, si ribella sempre contro i generosi slanci dell'anima.")
(L'Incredibile si allontana e va ad osservare sulla piazza il movimento della gente e le mercatine che ballano la Carmagnola.)

Gérard
Esito dunque? - Andrea Chénier segnato
ha già Fouquier Tinville! - Il fato suo
è fisso! - Oggi o diman...
(deponendo la penna)
No, è vile! È vile!

L'Incredibile (vedendolo esitante ritorna presso a lui)
Oh, come vola il tempo!... Affollan già le vie!...
(si allontana di nuovo)

Gérard (riprende la penna; riflette.)
Nemico della Patria?!
(ride)
È vecchia fiaba!...
(e scrive)
Beatamente ognor la beve il popolo.
(riprende la penna e scrive ancora)
Nato a Costantinopoli?...
(riflette, poi esclama e scrive:)
Straniero!
Studiò a Saint-Cyr?...
Soldato!...
(riflette ancora, poi trionfante d'una idea subito balenatagli scrive rapidamente:)
Traditore!
Di Dumouriez un complice!
È poeta?
Sovvertitor di cuori e di costumi!...
Poi... m'ha ferito?... Scrivo "odio politico!".
(ma a quest'ultima accusa la penna gli sfugge dalle mani)

(Gli occhi fissi e pensosi gli si riempiono di lacrime; egli si alza e passeggia lentamente.)

Gérard
Un dì m'era di gioja passar fra morte e morte,
fra gli odî e le vendette, puro, innocente e forte!
Dà sangue or fango e lacrime la mia superba idea...
Un vil piccino io sono!... - Gigante mi credea!...
Son sempre un servo!... - Ho mutato padrone!...
Sono il servo obbediente di violenta passione!
Ah, peggio!... Uccido e tremo!
(sorride amaramente, angoscioso)
Così fra sangue e fango
senza coraggio passo, e, mentre uccido, io piango!
(la sua voce si fa affannosa, violenta, a scatti e piena di entusiasmo)
Io della Redentrice figlio pel primo ho udito
il grido suo pel mondo e vi ho il mio grido unito...
Or smarrita ho la fede nel sognato destino?...
(si interrompe - le vecchie ricordanze tornano a lui - la sua voce si fa piena di tristezza, di rimpianto)
Com'era irradiato di gloria il mio cammino!...
La coscienza nei cuori ridestar de le genti!...
Raccogliere le lacrime dei vinti e sofferenti!...
Vincere le tenèbre!... Diritto la Sapienza!...
Dovere l'Eguaglianza!... L'amore l'Intelligenza!...
Fare del mondo un Pantheon!... Gli uomini in dii mutare
e in un sol bacio e abbraccio tutte le genti amare!...

Ah, di Chénier la voce fu, voce di poeta
che luminosa allora tracciata m'ha la meta.
Or io rinnego il poeta? - Rinnego il santo grido
che m'ha redento? - Ah in lui la mia coscienza uccido!
Sol l'odio!... L'odio!... L'odio!... Io d'odio ho colmo il cuore,
e chi così mi ha reso, fiera ironia! è l'amore!
(con disperazione)
Sono un voluttuoso!... Ecco il novo padrone:
il Senso!... - Bugia tutto! Sol vero la Passione!
(e, vedendo ritornare presso a lui l'Incredibile, firma.)

L'Incredibile
Sta bene! - Ove trovarti se ...

Gérard
Qui resto!

(L'Incredibile si allontana affrettandosi urtando in un piccolo ometto sudicio che entra tenendo sotto braccio un gran fascio di carte: è il cancelliere del Tribunale Rivoluzionario.
Il piccolo ometto impassibile e silenzioso si avvicina a Gérard e sta in piedi innanzi a lui attendendone gli ordini.
Gérard gli consegna altre carte e con esse la nota degli accusati che appariranno fra poco avanti a quel tribunale, nota nella quale Gérard ha già scritto come ultimo il nome di Andrea Chénier.
Il piccolo ometto apre la piccola porta d'angolo e vi entra richiudendosela dietro.)

(Ad un tratto, una donna scarmigliata appare correndo dalla via opposta a quella per la quale si è allora appena allontanato l'Incredibile. È Maddalena.)

Maddalena
Carlo Gérard?

Mathieu
Sì; c'è! - Entra! - Sta là!
(Gérard al fruscìo della sua veste alza il capo)

Maddalena (con voce tremante)
Se ancor vi sovvenite
di me, non so!
Son Maddalena di Coigny.
(interpretando un gesto di Gérard come una repulsa, soggiunge con voce implorante.)
Ah, non m'allontanate!... Deh, mi udite!

Gérard
Io t'aspettava! Io ti voleva qui!...
Io son che come veltri ho a te lanciato
orde di spie!
Entro a tutte le vie
la mia pupilla è penetrata
e ad ogni istante!
Io, per averti qui, preso ho il tuo amante!

Maddalena
(sorpresa alla violenza del suo dire, rimane un momento atterrita, poscia vergognata di quella sua debolezza, esclama con un accento di disprezzo indicibile:)
A voi! - Qui sto!
Signore, vendicatevi!

Gérard (con voce soffocata)
Non odio!

Maddalena
Vendicatevi! Son l'ultima
del nome mio!

Gérard (ribatte con più violenza)
Non odio!

Maddalena
Perchè, dunque, m'avete qui voluta?

Gérard
Perchè ti volti qui?... Perchè ti voglio!
Perchè ciò è scritto nella mia vita!
Perchè ciò è scritto nella vita tua!
Perchè ciò volle il mio voler possente!
Era fatale, e, vedi, s'è avverato!...
Io l'ho voluto allora
che tu piccina
giù pel gran prato
con me correvi lieta in quell'aroma
d'erbe infiorate e di selvaggie rose!
e poi lo volli il dì che mi fu detto:
"Ecco la tua livrea!" - e, come fu la sera,
mentre tu studiavi il minuetto,
io, gallonato e muto,
aprivo o richiudevo una portiera...
Ah, poscia un'altra sera io l'ho voluto!
Fu quella sera allor che dentro all'anima
mi venne il gran disio di farti mia.
Per te sognavo il genio!... ma, ironia!
sovra altra fronte già splendea: Chénier!
Ed il destin che trama le commedie
de le diverse vite, quasi a prologo
quella sera ci unìa!... Vidi il tuo amore!
Innamorato e odiando son fuggito!...
(rimane per un momento silenzioso, affannato da quei ricordi tumultuosi)
e poscia no non m'ha Chénier ferito
ma il grido tuo d'orrore, il tuo: Gérard!...
(e imita con voce il terribile grido di "Gérard" sfuggito a Maddalena nel loro incontro con Chénier presso all'altare di Marat)
Pure anche allora, e sempre, t'ho voluta!
La poesia
in te così gentile,
di me fa invece un pazzo grande e vile!
Ebben? Che importa? Sia!
E, fosse un'ora sola,
io voglio quell'ebbrezza
de' tuoi occhi profondi!
Io pur, io pur, io pur voglio affondare
le mie mani nel mare
de' tuoi capelli biondi!...
(si arresta e audacemente levandosi ritto le chiede:)
Or dimmi che farai contro il mio amore?

Maddalena
Là... giù... nella via corro! Il nome mio
vi grido!... Ed è la morte che mi salva!

(ma Gérard improvvisamente, allontanando da sè il tavolo e rovesciando la seggiole, va a frapporsi tra Maddalena e le due uscite.)

Gérard
No, tu non lo farai! - No! tuo malgrado
tu mia sarai!

Maddalena
(atterrita gittando un grido di terrore fugge riparandosi dietro la tavola dei giudici; ma, poscia, presa da improvvisa idea, esce dal riparo di quel tavolo e movendo risoluta verso Gérard gli dice:)
Se della vita sua
tu fai prezzo il mio corpo... ebbene, prendimi!
(gli si avvicina lenta, sublime di quel suo sacrificio)

Gérard
Come sa amare!

Maddalena
La mamma morta
m'hanno alla porta
là della stanza mia; -
moriva e mi salvava!...
poscia - a notte alta - io con la Bersi errava, -
quando, ad un tratto, un livido bagliore
guizza e rischiara innanzi a' passi miei
la cupa via! -
Guardo!... Bruciava il loco di mia culla!
Così fui sola!... E intorno il nulla!
Fame e miseria!...
Il bisogno e il periglio!...
Caddi malata!...
E Bersi, buona e pura,
(ed a narrarlo mancan le parole)
ha del suo corpo fatto
un mercato, un contratto
per me! - Porto sventura
a chi bene mi vuole!
(Ad un tratto, nelle pupille larghe di Maddalena si effonde una luce di suprema gioja, una gran luce profonda come riflesso di splendore misterioso.)
Fu in quel dolore
che a me venne l'amore!...
(Maddalena rimane in silenzio meditabonda - un dolcissimo sorriso sulle labbra)
Voce gentile piena d'armonia
che mi sussurra: "Spera!"
e dice: "Vivi ancora! Io son la vita!
Ne' miei occhi è il tuo cielo!
Tu non sei sola! Le lacrime tue
io le raccolgo!... Io sto sul tuo cammino
e ti sorreggo il fianco
affaticato e stanco!...
Sorridi e spera ancora!... Son l'amore!
Intorno è sangue e fango?... Io son divino!...
Io sono il paradiso!... Io son l'oblio!
Io sono il dio
che sovra il mondo scende da l'empireo,
muta gli umani in angioli,
fa della terra il ciel!...
Io son l'amore!
(Ed essa pure, come già Gérard, rimane per un momento silenziosa, affannata da quel ricordo tumultuoso. - E poi con voce piena di immensa tristezza balbetta:)
L'angiol tremante allor le labbra smorte
della mia bocca bacia... E or vi bacia la morte!...
(un desolato singhiozzo la costringe ad interrompere, poscia affannosamente riprende:)
Corpo di moribonda è il corpo mio!
Prendilo, dunque!... Io son già morta cosa!...

(Il cittadino Cancelliere, il sinistro ometto, appare dalla porta del piccolo stanzino; muto sempre, impassibile, si avvicina a Gérard, gli pone innanzi alcuni fogli scritti e, come è venuto, muto e impassibile ritorna al suo stanzino richiudendone ancora dietro a sè la porta.)

Gérard (prende i fogli lasciati dal Cancelliere - vi butta gli occhi sopra. È la lista degli accusati - un nome gli balza subito agli occhi - quello di Chénier.)
Perduto!
(esclama dolorosamente - e poscia disperatamente camminando agitato grida:)
Ah, la mia vita per salvarlo!

Maddalena (con un immenso grido di gioja)
Voi lo potete!... Appena stamattina
egli arrestato fu.

Gérard
Ma per Chénier
un uomo che l'odiava ha preparato
per oggi il suo giudizio... la sua morte!...
(A un tratto dalla strada viene un mormorìo, un bisbiglio di folla. Egli guarda. - Già nei pressi della Sezione la gente in attesa del giudizio si accrocchia.)
La folla già!... La maledetta folla
curiosa ed avida di sangue e lacrime.

(A un tratto dalle stanze superiori e contigue si sente il rumore dei fucili e delle sciabole dei gendarmi)

Gérard (con disperazione a Maddalena)
Udite? Udite?... È il calcio dei fucili!
Sono i gendarmi!...
(con accento di disperazione)
E là sta già Chénier!

Maddalena (con un ultimo grido dove c'è tutto quanto può soffrire un'anima)
Salvatelo! Salvatelo! Salvatelo!

Gérard
Ah, la Rivoluzione i figli suoi
divora!... Non perdona!... Fin di sangue
per tutti...
(ma, preso da un'idea, corre al tavolo esclamando:)
Io l'ho perduto?... Lo difenderò!
(Scrive rapidamente un biglietto al vice presidente Dumas perché voglia dirigere quel giorno i dibattimenti.
Mentre scrive, Maddalena gli si avvicina lentamente e, appena Gérard ha deposta la penna, essa gli afferra la mano e gliela bacia.)

Gérard (al bacio di Maddalena ritira la mano; ma poi, incoraggiato, con uno sguardo in cui vivido passa un baleno di speranza esclama:)
Il tuo perdono è la mia forza! Io spero!

(Ma ecco Mathieu. Gérard ha appena il tempo di parlare a Mathieu, consegnargli il biglietto per Dumas e ritirarsi con Maddalena in fondo all'aula della parte assegnata al pubblico, che questi già vi si rovescia tumultuante, rumoroso, eccitato.
Mathieu si allontana rapidamente col biglietto, ruvidamente ributtando a spintoni la folla che gli è intorno.)

Mercatine
(una, ad una vecchia)
Mamma Cadet!...
Presso alla sbarra, qui!
(altre ad alcune compagne sedendo)
Di qui si vede e si ode
a perfezione.

Alcune Vecchie
(si accomodano sulle panche e levando di tasca la calza, automaticamente lavorano; altre levano fuori da piccoli canestri e borse di tela pane, cacio e salsiccie e mangiano e intanto mormorano soddisfatte)
Qui si gode
la vista d'ogni cosa!
Voi state bene? - Sì.
E voi? - Così... così...
Dal mercato venite?....
Vengo dalla barriera!...
Notizie ce ne avete?...
No! E voi nulla sapete?...
Hanno cresciuto il pane!...
Eh lo so... è un tiro... - Dite!
È un tiro di quel cane
d'inglese detto Pitt!

Un'altra (chiamando un'amica alla quale ha tenuto il posto)
Venite?

L'amica (urtando la folla, passando fra gli uomini, dividendoli, respingendoli come una furia)
Sì!

Mathieu (che ritorna per far cenno a Gérard che il biglietto fu consegnato e che tutto sta bene, a un colpo di gomito si rivolge risentito ed urla)
Un po' di discrezione,
cittadina!...

Alcune Mercatine (bisticciandosi con alcune vecchie che lavorano a calza)
Più in là!

Una Pescivendola
Venite qua,
cittadina Babet!

Alcune Carmagnole (in piedi, fumando, chi armato di fucile, chi di picca, chi della sola sciabola ad armacollo, chi con pistola infilata nella cinghia o sciarpa)
Dite, oggidì
grande infornata, pare!

Altri
Sì!

Uno
Molti ex!

Mathieu
E c'è un poeta!
(e fa largo nella folla per farvi passare nove individui dalle faccie terribili e nel modo di vestire straccioni)
Passo ai giurati, o popolo!
(I giurati prendono posto alla tavola loro.)

Gérard
(indicando a Maddalena cinque uomini coperti di grandiosi cappelli esageratamente piumati, teatralmente ravvolti in mantelli e colle sciarpe tricolori ai fianchi)
Eccoli, i giudici.

Le Mercatine (si levano ritte sulle panche esaminando i giudici)
Chi presiede è Dumas! ...

Altri (nominando i giudici)
Vilate! ...

Mercatine
... pittore!
L'altro è lo stampatore,
tribuno Nicolas!...

Una voce
Ecco laggiù Fouquier!...

Tutti
L'accusatore pubblico!...

(All'entrare di Fouquier Tinville la folla si restringe e lascia un gran passo libero allo "sterminatore pubblico" che entra con un gran fascio di carte senza guardare alcuno, in mezzo ad un profondo silenzio, e va a sedere al suo posto senza saluti, e, appena seduto, si sprofonda nella esamina delle sue carte, gli atti di accusa, prendendo rapidamente alcune note.)

Maddalena (stringendosi impaurita presso Gérard)
E gli accusati?...

Gérard (indicando la porta dietro i giurati ancora chiusa)
Di là... presso ai giurati!

(La porta si schiude e Maddalena soffoca un grido.)

Maddalena (vedendo schiudersi la porta, soffocando un grido)
Ecco...

Gérard
Tacete!

Maddalena
Mi manca l'anima!

(Dalla porta, a un tratto violentemente aperta, escono, discendendo dalle scale otto gendarmi, poi, in mezzo a soldati e carmagnole, ad uno ad uno seguono gli accusati. Ultimo è Chénier. Dopo, altri gendarmi: sono tutti armati di fucili e di pesanti sciabole. Gli accusati sono fatti sedere. Chénier rimane, in quella folla, solo, col pensiero lontano, come se tutto quell'apparato di tribunale, di giustizia, di soldati, di pubblico non lo riguardasse.)

Maddalena
Egli non guarda!... Non mi crede qui!...
Ma pensa a me!... Io sono in quel pensiero!...

Mathieu (alle Mercatine che sussurrano)
Silenzio!

(Il presidente Dumas prende una nota e legge ad alta voce chiamando verso gli accusati: ad ogni nome l'accusato si alza spontaneamente, o è fatto alzare da un gendarme o da una carmagnola.)

Dumas
Gravier de Vergennes.

Fouquier Tinville
(leggendo una nota, rivolgendosi ai giurati e ai giudici accusando)
Un ex referendario!
(fa un rapido gesto e ripone la nota)

Pubblico (tumultuosamente)
È un traditore!
(succede un silenzio profondo)

Dumas (fa cenno all'accusato di sedere e legge un altro nome.)
Laval Montmorency...
(si alza dal gruppo degli accusati una monaca tutta bianca di capelli)

Fouquier Tinville (c.s.)
Convento di Montmartre!

Calzettaje, Mercatine, Pescivendole (urlano)
Aristocratica!
(la monaca alza la mano per parlare)

Il Pubblico (le grida ironico)
A che parlar?... Sei vecchia!... Taci e muori!

Dumas
Ti tolgo la parola! Abbiamo fretta!
(la monaca lascia cadere uno sguardo di sprezzo - poi siede dignitosa. - Il pubblico la applaude deridendola.)

Dumas (c.s.)
Legray!
(Si leva una donna che prorompendo in lagrime con voce soffocata grida verso i giudici: "Ridatemi i miei figli!" Ma il pubblico con un urlo le impone il silenzio. La sventurata donna si lascia cadere sulla panca. Il pubblico guarda indifferente. Maddalena spaventata si serra presso a Gérard. - Fouquier Tinville fa cenno a Dumas di continuare.)

Dumas
Andrea Chénier!

Gérard (a Maddalena)
Coraggio!

Maddalena (guardando Chénier)
O amore! o amore!

Pubblico
Ecco, è il poeta!
Fouquier Tinville attentamente legge!
Lunga è l'acccusa dunque!
È un accusato pericoloso?
Sì!

Mathieu
Scrittore... e basta!

Fouquier Tinville (legge)
Andrea Chénier, poeta, giornalista.
Costui violento scrisse contro agli uomini
de la Rivoluzione! Fu soldato
con Dumouriez e...

Pubblico (con grido di orrore)
Un traditor!

Chénier (a Fouquier Tinville)
Tu menti!

Gérard (fra sè, terribile, con disperazione a Maddalena)
Ah, Maddalena, io sono che ciò feci!

Dumas (a Chénier)
Siediti e taci!

Gérard (fortissimo)
Parli!

Alcuni
Parli!

Tutti (interessandosi)
Parli!

Dumas (violento)
No, nego la parola!

Tutti
Parli! Parli!

Chénier
Sì, fui soldato
e gloriosa affrontata
ho la morte che vil qui mi vien data.
Fui letterato,
ho fatto di mia penna arma feroce
contro gli ipocriti!
Colla mia voce
ho cantato la patria!
(Un lungo mormorìo accoglie le parole di Chénier. Dumas non ha coraggio di togliergli la parola: il pubblico guarda e ascolta sorpreso Chénier. Sta egli per un istante muto, come raccogliendosi, - poi, gli occhi nel vuoto come assorto in una visione - esclama esaltandosi.)

Pura la vita mia
passa nella mia mente
come una bianca vela;
essa inciela
le antenne, ali allargate
ad un eterno volo,
al sole che le indora,
e affonda
la spumante prora
ne l'azzurro dell'onda...
Va la mia nave spinta dalla sorte
a la scogliera bianca della morte?...
Son giunto?... E sia!
Ma ancor io salgo a poppa e una bandiera
trionfal disciolgo ai venti!
De' mille e mille miei combattimenti
è la bandiera e su vi è scritto: "patria!"
(verso Fouquier Tinville)
A lei non sale
Il tuo fango, o Fouquier!
Essa ognora s'insola
immacolata.
Essa è immortale!
Non sono un traditore.
Uccidi? E sia! Ma lasciami l'onore.

Fouquier Tinville (subito)
Udiamo i testimoni!

(Mathieu e l'Incredibile, entrati già da un po' nell'aula, alzano subito la mano presentandosi come testimoni.)

Gérard (con voce possente)
Il passo datemi!
(respinge la folla e si fa innanzi ai giudici)
Carlo Gérard.

Fouquier Tinville
Sta bene; puoi parlare.

Gérard
L'atto di accusa è orribile menzogna.

Fouquier Tinville (sorpreso)
Se tu l'hai scritto?!
(e mostra il foglio)

Gérard
E ho denunciato il falso
Or lo confesso.
(un gran movimento nella e un minaccioso grido di sorpresa)

Fouquier Tinville
Io non ti credo!

Gérard
Giuro!

Dumas
Dinne il perchè.

Gérard
L'odiavo!

Dumas
Non ti credo!

Fouquier Tinville (levandosi ritto e picchiando febbrilmente sul foglio scritto da Gérard.)
Mie faccio queste accuse e le rinnovo!

(Gérard fa un passo minaccioso contro Fouquier Tinville, un urlo di sdegno scoppia contro a lui nell'aula.)

Dumas (afferra il campanello e agitando urla:)
Ti do il consiglio di tacerti!

Gérard
No!
Il tuo consiglio è una viltà!

Fouquier Tinville
Tu offendi
la patria e la giustizia!

Il Pubblico (eccitatissimo urla contro Gérard)
Basta! Taci!
(a Dumas)
Imponigli silenzio tu, o Dumas!

Mercatine (strillando)
In istato d'accusa dichiaratelo!

Sanculotti
Sì; fuori della legge!

Tutti
Alla lanterna!
- Esso è un sospetto!
- Fu comprato!
- Taci!
(ma Gérard - solo - forte - alta la fronte - pallido, impassibile, domina tutto quel tumulto.)

Gérard
La patria? La giustizia osi tu dire?
La tua Giustizia ha nome Tirannia!
L'amore della patria?! Qui?!... No, è un'orgia
d'odi e vendette!... Il sangue della patria
qui còla!... E siam noi stessi che feriamo
il petto della Francia! - Basti il sangue!
Chénier della Rivoluzione
è figlio! - È è il figlio più glorioso suo!...
(invano ancora veementemente le Mercatine e Calzettaje strillano.)

Mercatine e Calzettaje
Con gli accusati tosto giudicatelo!
- Alla lanterna!
- Morte!
- Alla lanterna!

(In quell'orrendo baccano, a un tratto, ecco lontano rullare i tamburi e grida di entusiasmi guerreschi - vere grida di amor patrio - echeggiare! - Gérard le ha sentite - egli - gigante - con un gesto accenna d'onde avvicinandosi viene la vera voce della patria e grida - tutta la sua anima nella sua voce)

Gérard
Laggiù! Laggiù, è la patria! Odila, o popolo!
È la sua voce!...
(e mostra colla mano le reclute che a bandiera spiegata vanno... vanno alla frontiera.
Avanti procedono baldanzosi i "petits" orgogliosi del loro berretto frigio, rullando sui loro tamburi, arditi, bellicosi)

Eccola!... È là la patria;
ove si muore colla spada in pugno!
(volgendosi a Fouquier Tinville)
Non qui dove le uccidi i suoi poeti!

(Gérard allontana un gendarme che lo divide da Chénier e lo abbraccia.
Fouquier Tinville fa subito segno al cancelliere di far ritirare i giurati.
I giurati, al cenno eloquente di Fouquier Tinville, come pecore si ritirano.)

Chénier (a Gérard)
O generoso! O grande!... Vedi?... Io piango!

Gérard
Guarda laggiù! Quel bianco viso... È lei!

Chénier
Lei?
(e guarda ansioso; e la vede)
Maddalena!... Ancor l'ho riveduta!
Or muojo lieto!

Gérard
Io spero ancora.

(E I giurati rientrano. Il capo presenta a Dumas, per mezzo del Cancelliere, il verdetto. Il silenzio è sommo.)

Dumas (dà una rapida occhiata e dice:)
Morte!
(e con un gesto abbraccia tutti gli accusati)

Fouquier Tinville (ai gendarmi)
Via i condannati!

(Gérard, che è rimasto come impietrito a quella condanna, si scuote. - Vede Maddalena che lo implora cogli occhi, ed egli corre a lei per condurla a Chénier perché possano parlarsi, vedersi, sentirsi vicini per un'ultima volta - ma, giunto vicino a Maddalena, la folla gli si è già chiusa alle spalle, cosicchè, quando fa per ritornare, Chénier sta già per scomparire su per la scala dei prigionieri.)

Maddalena (grida)
Andrea!...
(la porta si chiude alle spalle di Chénier)
Rivederlo!...
(balbetta la disgraziata fanciulla a Gérard)

Quadro quarto


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Monday, 08-Dec-2003 21:44:04 PST