Il bandito

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Scena prima

Montagne dell'Aragona.
Vedesi in lontananza il moresco castello di Don Ruy Gomez de Silva. È presso il tramonto. Coro di ribelli montanari e banditi. Mangiano e bevono: parte gioca, e parte assetta le armi

Tutti
Evviva!... Beviamo! - Nel vino cerchiamo
almeno un piacer!
Che resta al bandito, - da tutti sfuggito,
se manca il bicchier?

Coro I
Giuochiamo, ché l'oro - è vano tesoro,
qual viene sen va.
Giuochiam, se la vita - non fa più gradita
ridente beltà!

Coro II
Per boschi e pendici - abbiam soli amici,
moschetto e pugnal.
Quand'esce la notte - nell'orride grotte
ne forman guancial.

Tutti
Allegri!
Beviamo!... Beviam! - Nel vino cerchiam
almeno un piacer!

Scena seconda

Ernani che mesto si mostra da una vetta, e detti.

Ernani pensoso! - Perché, o valoroso,
sul volto hai pallor?
Comune abbiam sorte, - in vita ed in morte
son tuoi braccio e cor.
Qual freccia scagliata - la meta segnata
sapremo colpir.
Non avvi mortale - che il piombo o il pugnale
non possa ferir.

Allegri!
Beviamo!... Beviam! - Nel vino cerchiam
almeno un piacer!

Ernani
Mercè, diletti amici;
o tanto amor, mercè...
Udite or tutti del mio cor gli affanni;
e se voi negherete il vostro aiuto,
forse per sempre Ernani fia perduto...

Come rugiada al cespite
d'un appassito fiore,
d'aragonese vergine
scendeami voce al core:
fu quello il primo palpito
d'amor che mi beò.
Il vecchio Silva stendere
osa su lei la mano...
domani trarla al talamo
confida l'inumano...
Ah, s'ella m'è tolta, ah misero!
d'affanno morirò!
Si rapisca...

Banditi
Sia rapita!
Ma in seguirci sarà ardita?

Ernani
Me'l giurò.

Banditi
Dunque verremo;
al castel ti seguiremo:
(attorniandolo)
Quando notte il cielo copra
tu ne avrai compagni all'opra;
dagli sgherri d'un rivale
ti fia scudo ogni pugnale.
Vieni, Ernani; la tua bella
de' banditi fia la stella.
Saran premio al tuo valore
le dolcezze dell'amor.

Ernani
Dell'esiglio nel dolore
angiol fia consolator.
(fra sé)
(O tu che l'alma adora,
vien, la mia vita infiora;
per noi d'ogni altro bene
il loco amor terrà.
Purché sul tuo bel viso
vegga brillare il riso,
gli stenti suoi, le pene
Ernani scorderà.)

Banditi
Vieni, Ernani, la tua bella, ecc.
(S'avviano al castello)

Scena terza

Ricche stanze d'Elvira nel castello di Silva. È notte. Elvira è sola.

Elvira
Surta è la notte, e Silva non ritorna!
Ah, non tornasse ei più!
Questo odiato veglio,
che quale immondo spettro ognor m'insegue,
col favellar d'amore,
più sempre Ernani mi configge in core.

Ernani!... Ernani, involami
all'abborrito amplesso.
Fuggiam... se teco vivere
mi sia d'amor concesso,
per antri e lande inospiti
ti seguirà il mio piè.
Un Eden di delizia
saran quegli antri a me.

Scena quarta

Detta ed Ancelle, che entrano portando ricchi doni di nozze.

Ancelle
Quante d'Iberia giovani
te invidieran, signora!
Quante ambirien il talamo
di Silva che t'adora!
Questi monili splendidi
lo sposo ti destina;
tu sembrerai regina
per gemme e per beltà.
Sposa domani in giubilio
te ognun saluterà.

Elvira
M'è dolce il volto ingenuo
che il vostro cor mi fa.
(fra sé)
(Tutto sprezzo che d'Ernani
non favella a questo core,
non v'ha gemma che in amore
possa l'odio tramutar.
Vola, o tempo, e presto reca
di mia fuga il lieto istante!
Vola, o tempo, al core amante
è supplizio I'indugiar.)

Ancelle
(Sarà sposa, non amante
se non mostra giubilar.)
(Partono. Entra Don Carlo, seguito da Giovanna)

Scena quinta

Carlo (a Giovanna)
Fa che a me venga... e tosto.

Giovanna
Signor, da lunghi giorni
pensosa ognora, ogni consorzio evita...
è Silva assente.

Carlo
Intendo.
Or m'obbedisci.

Giovanna
Sia.
(Parte.)

Scena sesta

Carlo
Perché Elvira rapì la pace mia?
Io l'amo... e il mio potere... I'amor mio
ella non cura... ed io
preferito mi veggo
un nemico giurato, un masnadiero...
quel cor tentiam, una sol volta ancora.

Scena settima

Detto ed Elvira.

Elvira
Sire!... fia ver? voi stesso!... ed a quest'ora?

Carlo
Qui mi trasse amor possente.

Elvira
Non m'amate... voi mentite...

Carlo
Che favelli?... Un re non mente.

Elvira
Da qui dunque ora partite.

Carlo
Vieni meco...

Elvira
... Tolga Iddio!
Carlo
Vien, mi segui, ben vedrai
quant'io t'ami...

Elvira
... E l'onor mio?

Carlo
Di mia Corte onor sarai.

Elvira
No!... cessate...

Carlo
E un masnadiero
fai superbo del tuo cor?

Elvira
Ogni cor serba un mistero...

Carlo
Quello ascolta del mio cor.
Da quel dì che t'ho veduta
bella come un primo amore,
la mia pace fu perduta,
tuo fu il palpito del core.
Cedi, Elvira, a' voti miei:
puro amor desio da te;
ah, gioia e vita essere tu dêi
del tuo amante, del tuo re.

Elvira
Fiero sangue d'Aragona
nelle vene a me trascorre...
lo splendor d'una corona
leggi al cor non puote imporre...
Aspirar non deggio al trono,
né i favor vogl'io d'un re.
L'amor vostro, o Sire, è un dono
troppo grande o vil per me.

Carlo
Cedi, Elvira, a' voti miei, ecc.
(afferrandole un braccio)
Non t'ascolto... mia sarai...
vien, mi segui.

Elvira (fieramente dignitosa)
Il re dov'è?...
Nol ravviso...

Carlo
Lo saprai.

Elvira
(strappandogli dal fianco il pugnale )
So che questo basta a me.
Mi lasciate, o d'ambo il core
disperata ferirò.

Carlo
Ho i miei fidi...

Elvira
Quale orrore!

Scena ottava

Detti ed Ernani che viene da un uscio segreto e va a porsi tra loro.

Ernani
Fra quei fidi io pur qui sto.

Carlo
Tu se' Ernani!... mel dice lo sdegno
che in vederti quest'anima invade:
tu se' Ernani!... il bandito, I'indegno
turbatore di queste contrade...
A un mio cenno perduto saresti...
va... ti sprezzo, pietade ho di te.
Pria che l'ira in me tutta si desti
fuggi, o stolto, I'offeso tuo re.

Ernani (a Carlo)
Me conosci?... Tu dunque saprai
con qual odio t'abborra il mio core...
beni, onori rapito tu m'hai,
dal tuo morto fu il mio genitore.
Perché l'ira s'accresca ambi amiamo
questa donna insidiata da te.
In odiarci e in amor pari siamo;
vieni adunque, disfidoti, o re. ecc.

Elvira
(entrando disperata fra loro col pugnale sguainato)
No, crudeli, d'amor non m'è pegno
l'ira estrema che v'arde nel core...
Perché al mondo di scherno far segno
di sua casa, d'Elvira l'onore?
S'anco un gesto vi sfugga, un accento,
qui trafitta cadrò al vostro piè.
No, quest'alma in sì fiero momento
non conosce l'amante né il re. ecc.

Carlo
Fuggi, o stolto, I'offeso tuo re.
Stolto! Va!... Va, pietade ho di te.
A un mio cenno perduto saresti, ecc.

Scena nona

Detti e Silva, seguito poscia dai suoi Cavalieri e da Giovanna con le Ancelle.
Carlo starà in modo da non essere facilmente riconosciuto da Silva. Elvira cerca di ricomporsi, e cela il pugnale.

Silva
Che mai vegg'io! Nel penetral più sacro
di mia magione, presso a lei che sposa
esser dovrà d'un Silva,
due seduttori io scorgo?
Entrate, olà, miei fidi cavalieri.
(Entrano cavalieri e famigli, Giovanna ed Ancelle.)
Sia ognun testimon del disonore,
dell'onta che si reca al suo signore.
(fra sé)
(Infelice!... e tuo credevi
sì bel giglio immacolato!...
Del tuo crine fra le nevi
piomba invece il disonor.
Ah! perché l'etade in seno
giovin core m'ha serbato!
Mi dovevan gli anni almeno
far di gelo ancora il cor.)
(a Carlo ed Ernani)
L'offeso onor, signori,
inulto non andrà.
Scudieri, I'azza a me, la spada mia...
I'antico Silva vuol vendetta, e tosto...

Infin che un brando vindice
resta al vegliardo ancora;
saprà l'infamia tergere
o vinto al suol cadrà!
Me fa tremante il subito
sdegno che mi divora...
cercando il sen del perfido
la man non tremerà.

Coro
Lo sdegno suo reprimere
quel nobil cor non sa.

Silva
Uscite...

Ernani
Ma, signore...

Silva
Non un detto ov'io parlo...

Carlo
Signor duca...

Silva
Favelleran le spade; uscite, o vili.
(a Carlo)
E tu... per primo... vieni.

Scena decima

Detti, Jago e Don Riccardo.

Jago
Il regale scudiero Don Riccardo.

Silva
Ben venga, spettator di mia vendetta.

Riccardo
(indicando Carlo, al cui fianco prende posto)
Sol fedeltate e omaggio al re si spetta.

Giovanna, Silva, Jago, servitori
Oh cielo! è desso il re!!!

Elvira e Ernani (fra loro)
Io tremo, sol per te!

Riccardo
Omaggio al re!

Carlo
lo sono il re!

Carlo (a Riccardo)
Vedi come il buon vegliardo
or del cor l'ira depone;
lo ritorna alla ragione
la presenza del suo re.

Riccardo (a Carlo, sottovoce)
Più feroce a Silva in petto
de' gelosi avvampa il foco,
ma dell'ira or prende loco
il rispetto pel suo re.

Silva
(Ah! dagl'occhi un vel mi cade!
Credo appena a' sensi miei;
sospettare io non potei
la presenza del mio re!)

Elvira e Ernani
Io tremo sol per te!

Giovanna, Jago, servitori (fra loro)
Ben di Silva mostra il volto,
I'aspra guerra che ha nel core,
pure ei frena tal furore
in presenza del suo re.

Ernani (piano ad Elvira)
M'odi, Elvira; al nuovo sole
saprò tôrti a tanto affanno;
ma resisti al tuo tiranno,
serba a Ernani la tua fe'. ecc.

Elvira (piano ad Ernani)
Tua per sempre... o questo ferro
può salvarmi dai tiranni!...
M'è conforto negli affanni
la costanza di mia fe'. ecc.

Silva
Sospettare io non potei
la presenza del mio re, ecc.

Riccardo, Carlo, Giovanna, servitori
Lo ritorna alla ragione
la presenza del suo re, ecc.

Jago
Ah, pure ei frena tal furore,
in presenza del suo re, ecc.

Silva (a Carlo, piegando in ginocchio)
Mio signor, dolente io sono...

Carlo
Sorgi, amico, io ti perdono.

Silva
Questo incognito serbato...

Carlo
Ben lo veggo, t'ha ingannato.
(appressandoglisi confidente)
Morte colse l'avo augusto,
or si pensa al successore...
La tua fe' conosco e il core...
vo' i consigli d'un fedel.

Silva
Mi fia onore... onor supremo...

Carlo (forte, per esser inteso da tutti)
Se ti piace, il tuo castel
questa notte occuperemo.

Silva
Sire, esulto!...

Elvira ed Ernani
(Che mai sento!)

Carlo (ad Ernani)
(Vo' salvarti...) Sul momento
(a Silva, indicando Ernani)
questo fido partirà.

Elvira (tra sé)
(Sentì il ciel di me pietà!)

Ernani (fissando Carlo)
(Io tuo fido? Il sarò a tutte l'ore
come spettro che cerca vendetta.
Dal tuo ucciso il mio padre l'aspetta;
I'ombra irata placare saprò.
L'odio inulto, che m'arde nel core,
tutto spegnere alfine potrò.)

Elvira (piano ad Ernani)
Fuggi, Ernani, ti serba al mio amore.
Fuggi, fuggi quest'aura funesta...
Qui, lo vedi, qui ognun ti detesta:
Va'... un accento tradire ti può.
Come tutto possiedi il mio core,
la mia fede serbarti saprò.

Ernani (fra sé)
L'ombra irata placare saprò, ecc.

Carlo (a Silva e Riccardo)
Più d'ogni astro vagheggio il fulgore
di che splende cesarea corona;
se al mio capo il destino la dona
d'essa degno mostrarmi saprò.
La clemente giustizia e il valore,
meco ascendere in trono farò, ecc.

Silva e Riccardo (a Carlo)
Nel tuo dritto confida, o signore:
è d'ogni altro più sacro e più giusto.
No, giammai sovra capo più augusto,
mai de' Cesari il lauro posò.
Chi d'Iberia possiede l'amore,
quello tutto del mondo mertò. ecc.

Giovanna ed Ancelle (fra loro)
Perché mai dell'etade in sul fiore,
perché Elvira smarrita ed oppressa,
or che il giomo di nozze s'appressa
non di gioia un sorriso mostrò?
Ben si vede... l'ingenuo suo core,
simulare gli affetti non può. ecc.

Jago e Cavalieri (fra loro)
Silva in gioia cangiato ha il furore:
tutta lieta or si vede quell'alma,
come in mare ritoma la calma
quando l'ira de' venti passò.
La dimora del re, nuovo onore
al castello di Silva apportò. ecc.

Elvira (a Ernani)
Come tutto possiedi il mio core,
la mia fede serbarti saprò, ecc.

Ernani (fra sé)
(L'odio inulto che m'arde nel core
tutto spegnere alfine potrò, ecc.)


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